Il consigliere provinciale Mattia Civico, del Partito Democratico, ha presentato una interrogazione a risposta scritta in cui chiede delucidazioni ed informazioni, al Presidente del Consiglio Provinciale, in merito al funzionamento del nuovo carcere di Trento situato in zona Spini a Gardolo.
Trento, 4 luglio 2011
Durante la festa della polizia penitenziaria, svoltasi all’inizio del giugno scorso, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria competente dott. Felice Bocchino, alla presenza del sottosegretario Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha annunciato il raddoppio della capienza massima del carcere: portandola ad ospitare fino a 480 detenuti.
È evidente che una tale previsione, qualora si realizzasse, modificherebbe profondamente la natura del carcere di Trento, facendone di fatto una struttura detentiva di medio-alta sicurezza e facendone cadere la identità di casa circondariale, quale luogo che si rapporta in maniera equilibrata con il proprio territorio, che fa del recupero alla legalità la principale missione.
Ma, cosa grave dal punto di vista dei rapporti Governo-Provincia, tale previsione tradisce un preciso accordo, sulla base del quale la nostra Amministrazione si è assunta l’onore di costruire il nuovo carcere, investendo più di 80 milioni di euro.
L’articolo 9 dell’accordo di programma quadro, concernente interventi per la realizzazione delle sedi e delle strutture statali e provinciali nella città di Trento, dell’aprile 2008, prevede che “il Ministero della Giustizia si impegna ad utilizzare il nuovo carcere di Trento i modo da evitare il verificarsi di condizioni di sovraffollamento”, avendo preso atto che il nuovo carcere di Trento è stato progettato per una capienza di 240 detenuti e che il limite di 240 può essere superato “esclusivamente per circostanze eccezionali ed imprevedibili e limitatamente al tempo strettamente necessario per superare l’emergenza”.
In questa fase la politica riabilitativa dei detenuti sembra languire e prova ne è che le celle rimangono chiuse per 20 ore al giorno, impedendo così ogni percorso riabilitativo sia dal punto di vista lavorativo e sia dal punto di vista scolastico/educativo.
Pare davvero che questo nostro carcere rischi di essere un carcere modello solo dal punto di vista architettonico e strutturale e non dal punto di vista rieducativo.
Più interrogazioni parlamentari, provenienti dal versante dell’opposizione e della maggioranza, hanno sollevato questo fatto e i sindacati di polizia penitenziaria hanno denunciato una mancanza di organizzazione del lavoro trasparente e rispettosa dei contratti arrivando a chiedere esplicitamente la rimozione della direttrice "non capace di gestire una struttura come quella di Trento".
Inoltre il consigliere Civico, nella sua interrogazione, pone una serie circostanziata di domande rispetto alla vita carceraria quotidiana che sollevano molti dubbi sul funzionamento della nuova struttura che sembra non altezza delle premesse per cui la struttura era stata costruita.
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