"Il patto di Milano non chiude la partita"

Tonini: un'illusione pensare che non ci avrebbero potuto chiedere altro.
L. Patruno, "L'Adige", 5 luglio 2011

«Era evidente che il patto di Milano non avrebbe chiuso la partita ed era un'illusione dire che il governo non avrebbe potuto chiedere altro al Trentino per il risanamento dei conti dello Stato».
Giorgio Tonini, senatore del Partito democratico (eletto nelle Marche) e presidente del Pd trentino, nel novembre del 2009 fu tra coloro che criticarono la decisione solitaria del presidente Lorenzo Dellai di ridefinire con i ministri Tremonti e Calderoli i rapporti finanziari tra la Provincia di Trento e lo Stato in attuazione del federalismo fiscale, che costa al Trentino 550 milioni di euro in meno l'anno, proprio come contributo perequativo.
E ora il senatore del Pd non ritiene che sia facile e neppure giusto per la Provincia di Trento sostenere di aver già assolto ad ogni obbligo e chiamarsi fuori in forza di quell'accordo.
Senatore Tonini, cosa pensa del no del Trentino alla paventata stretta sul patto di stabilità per 338 milioni nel 2014? Il testo definitivo solo oggi (ieri, Ndr.) è stato trasmesso al Quirinale e quindi non sappiamo quali sono esattamente le cifre. Ma è chiaro che finché il Paese nel suo insieme non avrà raggiunto il risanamento ogni pezzo è a rischio. Non può pensare la Provincia di Trento di salvarsi da sola se salta lo Stato italiano. La manovra è necessaria e da qui al 2014 si deve raggiungere il pareggio di bilancio.
Ma il Trentino con il patto di Milano ha già rinunciato a 500 milioni l'anno oltre a dover rispettare un patto di stabilità che ci impone di non spendere 59 milioni nel 2011 e 118 milioni nel 2012. Non è abbastanza? Era un'illusione dire che il patto di Milano avrebbe chiuso la partita, ogni anno si presenterà lo stesso problema finché non si sarà risolta la questione del risanamento dei conti. Ma è giusto che Trento pretenda che vengano rispettate le procedure, gli accordi e le prerogative dell'autonomia. Inoltre, le richieste devono avvenire entro limiti ragionevoli.
Pensa che questa manovra da 47 miliardi riuscirà nell'obiettivo del pareggio di bilancio? Ci riuscirà se il governo in questi tre anni farà tagli strutturali e dettagliati con una effettiva spending review , ovvero verifica dei costi ministero per ministero, e intervenendo con i tagli lineari nel caso di resistenze. Altrimenti siamo da capo. Inoltre, ci vuole equità. Non si può pensare, come sta facendo il governo, di caricare tutto sugli enti locali perché non riesci a tagliare nei ministeri, o sui pensionati da mille euro, mentre l'annunciata supertassa sui Suv, che aveva anche un valore simbolico, è stata subito ridimensionata. Questo non è certo un modo di intervenire che possiamo condividere.
Sul piano politico, pensa che il governo Berlusconi riuscirà ad approvare la manovra e ad andare avanti o si arriverà alle elezioni anticipate nel 2012, come ipotizza, ad esempio, la presidente nazionale del Pd, Rosi Bindi? Non si è mai visto il tacchino che anticipa il Natale. La maggioranza in questo momento è in difficoltà e né il Pdl né la Lega hanno interesse ad andare ora alle elezioni perché è troppo rischioso. Quindi penso che cercheranno di andare avanti; anche se potrebbero non riuscirsi.