E’ legge dello Stato, che nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa e delle società a partecipazione pubblica, vi sia una presenza femminile. Francamente la norma è blanda, poiché a partire dal 2012 i c.d.a, dovranno essere composti per un quinto da donne e per un terzo dal 2015.Margherita Cogo, "Trentino", 1 luglio 2011
Il mancato rispetto della norma verrà punito, prima con un richiamo, quindi con una sanzione pecuniaria e infine con la decadenza dei c.d.a. o dell’organismo di controllo.
La legge entrerà in vigore tra un anno e solo alla scadenza dei vari organi, quindi presumibilmente solo nel 2015.
E’ indubbiamente un passo avanti anche se “timido” e non coraggioso. Comunque ora sono anche gli Enti Locali a dover fare la loro parte e le varie nomine che gli Esecutivi (Giunte Comunali, Provinciali, Regionali, Comunità Montane e di Valle, Parchi, BIM ed altro ancora) saranno chiamati a fare, dovrebbero armonizzarsi con la legge statale modificando i propri regolamenti, statuti, leggi od altro ancora.
Vi sono ancora troppi enti governati esclusivamente da uomini, in Italia e nel Trentino, e questo non è un indice di modernità e d’innovazione.
Infatti da recenti indagini è emerso che le società con una maggiore presenza femminile fra i consiglieri fanno registrare performance migliori della media delle società con la più bassa presenza di donne nei board.
Gli studi hanno evidenziato come i comportamenti più frequenti nella leadership femminile migliorino, ad esempio, la gestione del team, l’ambiente di lavoro ed il senso di responsabilità ed anche come vi sia una correlazione diretta tra la presenza di almeno il 30% di donne nei management e il miglioramento dell’organizzazione aziendale e quindi delle perfomance della società stessa.
Che l’Italia non sia un Paese per i giovani e donne pare del tutto evidente da un insieme di dati rilevabili sia dal tasso di occupazione come pure dalle presenze in tutti gli organismi decisionali siano essi elettivi o meno.
Donne e giovani sono i più penalizzati in questo nostro Paese arretrato culturalmente ed incapace di scelte coraggiose che sappiano prospettare un futuro basato sulle pari opportunità per tutti e sul merito.
Per spezzare le reti di un potere così consolidato ed i monopoli, in genere sono necessarie le leggi antitrust e la previsione delle quote altro non è.
La previsione delle quote nei c.d.a. si è resa inderogabile proprio in presenza di un dato sconfortate e cioè, la prima donna ad entrare in un c.d.a., in Italia, risale al 1932 ed oggi nel 2011 abbiamo una percentuale solo del 6,4% a fronte di un gran numero di professioniste con curricula eccellenti.
La Fondazione Marisa Bellisario ha raccolto, recentemente, ben 1.800 curricula certificati da due società specializzate, per cui non ci si venga a dire che non ci sono carriere femminili idonee ad occuparsi di aziende e società!
Anche qui in Trentino sono stati recentemente depositati, presso la I Commissione legislativa, molti curricula femminili da cui si può attingere per le varie nomine.
Va, però, detto che manca anche qui nella nostra Provincia la convinzione che le competenze femminili siano una vera risorsa, non si spiega diversamente la prudenza con cui vengono nominate le donne (sono sempre in numero esiguo rispetto agli uomini) e di come, ancora, alcune Giunte Comunali ed Enti trentini siano solo al maschile.
Non mi stupisco più di niente e so che il potere è ancora “maschio” e che l’appartenenza ad uno schieramento politico non fa la differenza, destra, sinistra e centro pari sono nei comportamenti.
Per cui, non bastano le leggi per imporre la presenza femminile, ma serve anche la penalizzazione, seria ed inderogabile, del non rispetto delle norme e la protesta dura delle donne a fronte dei soliti comportamenti non rispettosi delle competenze e dei meriti delle donne.
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