Mattia Civico: revisione dei requisiti d'accesso alla casa pubblica, l'ipotesi di Rossi rischia di danneggiare i giovani. Ecco la mia proposta

Civico entra nel merito delle ipotesi avanzate sulla stampa locale considerando la condizione economica oltre che la residenza e gli anni contribuitivi, diversamente da quanto fa, invece, l’assessore provinciale competente Ugo Rossi nel rivedere i requisiti di accesso alla casa pubblica premiando oltre che gli elementi di reddito anche la residenza e gli anni contributivi.
Trento, 22 giugno 2011

Civico avanza una sua proposta: rivedere i criteri, ma fissando un limite al punteggio premiante la residenza e gli anni contributivi e dando maggiore peso al bisogno reale delle persone, sulla base della loro condizione economica. Ciò al fine di non sbilanciare la revisione a favore delle età anziane, come si deduce dall’ipotesi avanzata da Rossi, che va a sfavore di quelle giovanili.

"L'assessore Rossi, si apprende dalla stampa, sta rivedendo i requisiti di accesso alla casa pubblica premiando oltre che agli elementi di reddito anche la residenza e gli anni contributivi.
Pare in linea di massima anche condivisibile la volontà di dare in una qualche misura chiare prospettive a chi risiede da molto tempo in Trentino e a chi con il proprio lavoro ha contribuito ad alimentare e rendere forti le politiche del nostro welfare.
Non posso però negare una forte preoccupazione per le dimensioni e l'importanza che i fattori localizzativi (residenza e anni contribuzione) assumerebbero se le ipotesi fatte dall'assessore fossero tradotte in delibera: assegnare un punteggio per ogni anno di residenza e per ogni anno contributivo, facendo pesare questi requisiti sulla valutazione complessiva il 30%, assegnando solo il 40% del peso a elementi che individuano la condizione economica, innesca evidentemente una forte disparità fra generazioni.

Esprimo il timore che tali criteri possano nel concreto causare condizioni di sostanziale sbilanciamento fra persone che, pur partendo da medesime condizioni economiche e dunque vivendo lo stesso stato di necessità, ottengano risposte molto differenti. Un sessantenne con molti anni contributivi potrebbe avere un punteggio doppio rispetto ad un trentacinquenne che lavora, nelle migliori delle ipotesi, da dieci. E pur anche assegnando un punteggio aggiuntivo nel caso di presenza di figli minori, i giovani rischiano di essere ben lontani dai punteggi dei più anziani...... e quindi si allontana per loro anche la casa popolare.
Credo che sia importante in questo momento storico non penalizzare ulteriormente i giovani che vivono una condizione di precarietà lavorativa e sociale e che vedono nella casa uno dei pochi elementi di stabilità su cui poter fondare il proprio futuro.
Sostenere le giovani generazioni che si trovano in una fase economica difficile, di precarietà e incostanza lavorativa, dovrebbe essere una scelta obbligata, che regala prospettiva di sviluppo all'intera comunità.

Riconsco all'assessore una spiccata sensibilità nei confronti della promozione dell'autonomia delle nuove generazioni e di sostegno alla genitorialità: le norme approvate recentemente in Consiglio provinciale chre promuovono il benessere delle famiglie ne sono una prova evidente e ci hanno visti fortemente concordi e collaborativi.
Chiediamo all'assessorato, fatto salvo il principio che ha ispirato la proposta di modifica, di fare dunque un ulteriore sforzo nella direzione già più volte affermata e di voler dunque rivedere i criteri, fissando un limite al punteggio premiante la residenza e gli anni contributivi e dando maggiore peso al bisogno reale delle persone, sulla base della loro condizione economica.

Non penalizzando quindi i più giovani che in molti casi stanno già mettendo tutta la loro creatività per inventarsi un lavoro..... non possiamo chiedere loro di inventarsi anche una casa!"

                                                                   Mattia Civico