Se alle 9.45 la prima bottiglia di spumante non era ancora stata stappata alla sede del Pd era soltanto per scaramanzia. Alberto Pacher aveva già ricevuto la prima delle tre telefonate di Walter Veltroni, addirittura da un ospedale di Roma.
D. Battistel, "L'Adige", 11 novembre 2008
In sottofondo, la canzone di Springsteen «The Promised Land» che aveva già portato fortuna nella notte dell'elezione di Obama. «Vieni qui Walter, è questa la terra promessa» gli ripete Ale Pacher. Ed in effetti il Trentino ha regalato il primo, grande risultato al Partito democratico: sfiorato il 22 per cento delle preferenze, otto consiglieri eletti - e questo forse è il dato più impressionante - in rappresentanza di tutte le anime che hanno contribuito a rappresentarlo: Pacher, Olivi e Cogo per gli ex Ds, Kessler e Civico per l'«associazione per il Pd», Dalmaso e Zeni per l'ex Margherita, Dorigatti per l'ala sindacale Cgil. Con i ripescaggi entrerà anche Nardelli (Solidarietà) e forse pure Sara Ferrari (Ds). La giornata è stata un crescendo di emozioni, culminate quando, verso le 15.35, Pacher superava le 10 mila preferenze. Alla fine ha avuto più di 15 mila voti, record della nuova legge elettorale, pur con l'handicap dell'omonimia con l'altro Pacher che - secondo gli analisti del Pd - gli ha portato via oltre tre mila preferenze. È stato il vero trascinatore: ha portato un quarto dei voti del partito ed è stato il più eletto in quasi tutti i Comuni. La concorrenza dell'Upt non c'è stata: il Pd è assolutamente il primo partito. Alberto Pacher è un fiume in piena. Va e viene dal suo ufficio, un brindisi, una stretta di mano, addirittura un paio di «tiri» di sigaretta per sciogliere la tensione. Alle 13.45 arriva anche la telefonata di complimenti di Diego Mosna e poi la terza di Veltroni. Gianni Kessler, invece, sceglie una strategia diversa. Trascorre la giornata in casa e si presenta in sede soltanto dopo le 17. Carico e già pronto a dare battaglia, Dellai rimanga avvertito. «La performance del Pd è stata esaltante, pensando che il partito è nato appena lo scorso giugno» il suo primo commento. «Se pensiamo che fino a sei mesi fa la stragrande maggioranza del ceto politico trentino diceva che era meglio non crearlo questo partito se si voleva vincere le elezioni, questa è stata una giornata bellissima». Alle politiche dello scorso aprile il Pd aveva preso il 32 per cento, ma non c'era l'Upt e tutti i voti del centrosinistra moderato si erano concentrati lì. «Per questo - insiste Kessler - dobbiamo goderci questo successo». Dovrà cambiare qualcosa adesso nel modo di fare politica di Dellai? «Penso proprio di sì. Avremo un esercizio più equilibrato nella gestione del potere visto che c'è il Pd che ora è il partito più rappresentativo e dove, magari a differenza che altrove, conta più la volontà della gente che non quella delle logiche politiche». «Per questo - conclude - credo che il Partito democratico arricchirà la futura compagine di governo. Non sarà più la giunta del presidente, o solo del presidente. Certo la giunta la farà lui ma i partiti, o almeno uno, conteranno». Per quanto riguarda il suo futuro dice di non averci ancora pensato. Assessore ai lavori pubblici? «Si tratta di un discorso da fare insieme con il presidente e la coalizione. Per quanto mi riguarda giudico il mio risultato molto positivo considerando che sono sette anni che lavoro fuori da Trento». I volti tristi, però, ci sono anche nel Pd. Sono quelli degli esclusi: l'ex assessore Ottorino Bressanini, l'ex capogruppo Giorgio Casagranda, i consiglieri uscenti Giorgio Viganò e Beppe Zorzi.