Il Pd: "Una vittoria del bene comune"

Il segretario Michele Nicoletti: "Dai cittadini un segnale importante, anche dal punto di vista politico. la presa del premier sugli elettori si è allentata, c'è voglia di cambiare".
"L'Adige", 14 giugno 2011

Dalle urne, insieme a quei quattro «sì», esce una sonora bocciatura del governo: «I cittadini hanno dato un segnale importante, anche dal punto di vista politico. La presa del governo Berlusconi sui suoi elettori si è decisamente allentata». Ne è convinto il segretario provinciale del Pd, Michele Nicoletti , che guarda con molta soddisfazione all'esito del voto. «Il premier - dice - aveva detto di astenersi e invece il quorum è stato ampiamente superato. Significa che i cittadini hanno un desiderio di cambiamento».
Ma nell'esito del referendum Nicoletti coglie anche un «grande segnale di responsabilità. Emerge chiara l' attenzione ai beni di tutti, come l'acqua, ad una energia non pericolosa e ad una giustizia che sia uguale per tutti. In questo senso è anche l'espressione di una nuova sensibilità culturale e politica, che in passato aveva visto prevalere individualismo e privatizzazione di beni comuni, ma anche superficialità nella gestione delle risorse». Soddisfazione viene espressa anche dal gruppo consiliare provinciale del Pd del Trentino. «Il raggiungimento del quorum è una grande prova del Paese. Della società civile, grande protagonista di questa straordinaria pagina di democrazia». E ancora «delle comunità locali, che hanno lanciato un messaggio inequivocabile per la tutela dei territori e delle risorse locali». Secondo il Pd questa è una vittoria «della buona politica, che ha saputo ascoltare la primavera che anche in questo Paese sta iniziando a soffiare con vigore». Per questo, dicono, «non ha vinto alcun schieramento, non hanno vinto i partiti. È la vittoria del bene comune, di un'idea alla quale - anche come Pd del Trentino - abbiamo dato il nostro sostegno concreto». L'assessore provinciale all'Industria, Alessandro Olivi , pensa che il risultato dei referendum sia dovuto a due fattori: «La gente si è resa consapevole che le riforme non passano più dal solo ceto politico. Poi hanno pesato le quattro questioni, che erano di grande impatto». In più, osserva Olivi, c'è stata l'arroganza della maggioranza e di Berlusconi nel cercare di svilire l'importanza del voto.