Sport femminile sempre penalizzato

Per reagire civilmente ma anche politicamente alla notizia della mancata iscrizione dell'Itas femminile è stato steso, su iniziativa della consigliera provinciale Sara Ferrari, il documento che segue, sottoscritto anche da altre rappresentanti di orientamento politico diverso.
Trento, 10 giugno 2011

Scriviamo arrabbiate ed amareggiate nel leggere la notizia che per mancanza di fondi la squadra delle ragazze dell’ITAS Trento, che hanno straordinariamente vinto il campionato di pallavolo di serie B1, non sarà probabilmente iscritta al campionato di serie A2, meritatamente conquistato vincendo tutte le partite giocate.

Un successo trionfale, che ha fatto bene allo sport provinciale, che ha ripagato di fatiche e sudato lavoro. Che ha offerto un esempio importante ai giovani che hanno voglia di impegnarsi nello sport. Alle nuove generazioni a cui non vogliamo dare il segnale che nella vita il successo e le soddisfazioni si ottengono con facilità o casualità, queste atlete hanno mostrato che un percorso paziente, lungo 26 partite, per le quali hanno fatto sacrifici e si sono impegnate con serietà, le ha portate al meritato trionfo.
Se ci riempiamo la bocca di valorizzazione del merito, che impressione danno episodi in cui esso è sbeffeggiato in questo modo? Quello dell’ITAS femminile che non si iscrive al campionato che ha vinto è un brutto segnale: dice alle donne che non solo non potranno mai scegliere lo sport come carriera ma anche che non si aspettino, pur brave, impegnate, capaci,  che le loro fatiche siano ripagate dalla soddisfazione del meritato traguardo raggiunto.
Oltre alla delusione prevedibile di chi si è veramente spesa, quanta demotivazione viene diffusa da questa vicenda? La squadra dell’ITAS maschile riempie palazzetti e fa audience televisiva, compera giocatori in Italia e all’estero, rende orgogliosa una città e una provincia, dunque può anche trovare sponsor privati che abbiano un ritorno adeguato in proporzione della visibilità conquistata. La Provincia Autonoma di Trento sostiene la società Trentino Volley con cospicuo denaro pubblico, perché essa dà prestigio all’immagine del nostro territorio in campo promozionale turistico. La nostra Provincia ha però tra i suoi compiti sociali ed educativi anche la promozione dell’attività sportiva nei confronti soprattutto dei giovani, e dunque è giusto che sostenga tutte le iniziative che vanno in questa direzione. L’ente pubblico non deve finanziare il business, ma deve pretendere che le società usino il contributo non solo per quelle squadre che hanno già una visibilità ampia e dunque sanno essere appetibili per altri sponsor privati, ma anche per quelle che stanno crescendo ed hanno più bisogno di appoggio quando danno prova di capacità. La corsa di una ennesima realtà femminile felice del nostro territorio viene frenata perché si sceglie di non investirci, così come è stato per ottime squadre di calcio femminile o di basket.

Noi pensiamo che nella nostra terra ci sia bisogno di non stroncare i buoni esempi di successo, facciamo appello all’opinione pubblica perché sostenga questa battaglia di civiltà con convinzione, perché si trovi in fretta una soluzione della questione pur contingente della Trentino Volley Rosa, ma che è simbolica per il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti, come portato necessario alla crescita della nostra comunità. Invitiamo le realtà economiche del nostro territorio a scommettere su questo, sponsorizzando la partecipazione al campionato di queste atlete, pensiamo anche magari ad aprire una sottoscrizione pubblica, non perché questo caso sia più grave di altri, ma perché il messaggio che ne deriva fa male a tutti.

Sara Ferrari, Margherita Cogo Franca Penasa, Mara Dalzocchio, Amelia Ress, Bruna Giuliani, Luciana Chini, Laura Froner, Wanda Chiodi, Claudia Merighi, Ivana Di Camillo, Cristina Berlanda, Loredana Bettonte, Brunella Clementel, Francesca Dal Porto, Lucia Salvaterra, Eleonora Angelini.