Pd, spinta al referendum: "E' una battaglia civile"

Nardelli: "E' un'occasione per tornare a parlare di grandi temi.
M. Viganò, "L'Adige", 2 giugno 2011

All'indomani della vittoria alle amministrative il Partito Democratico lancia la campagna per quella che da più parti è stata indicata come la nuova sfida per i partiti del centrosinistra: il referendum del 12-13 giugno.
Una sfida che «non dev'essere confusa con una battaglia di partito», ha detto il consigliere provinciale Michele Nardelli. «Il referendum è stato e resta una battaglia civile, che anzi ha dato l'occasione alla politica ed alle istituzioni di ritornare a parlare di grandi temi che riguardano la sopravvivenza della vita umana stessa, il futuro delle nuove generazioni ed il rapporto con delle risorse limitate con cui da troppo tempo bisogna fare i conti». Una causa che il Pd s'è preso a cuore ora più che mai, ma che da tempo molti singoli esponenti avevano abbracciato: «Personalmente posso dire che negli ultimi quindici giorni continuo a partecipare a serate ed incontri sul referendum», dice Nardelli. «Ricordo che, come partito, avevamo contribuito alla raccolta delle firme, che a livello nazionale sono state 1 milione e 400.000, un numero che non si vedeva da anni e che fa ben sperare ora».
Una mobilitazione che sembra assumere toni profetici per il centrosinistra e che tende a collegare con un filo rosso le vittorie di Milano, Napoli, Cagliari: «I cittadini hanno la possibilità di riprendere in mano il loro destino - ha commentato Mattia Civico - il bene comune ritorna al centro della politica ed anzi la politica stessa torna ad essere considerata un bene comune, lo aveva già dimostrato l'affluenza alle primarie, strumento irrinunciabile di democrazia che il partito ha messo a disposizione della gente: non c'è altra via che la gestione comune delle cose, dell'acqua così come della democrazia».
È con queste parole che in piazza D'Arogno il Pd ha presentato l'impegno per il referendum. Oltre a Civico e Nardelli erano presenti anche i consiglieri Andrea Rudari e Luca Zeni: gazebo, volantini, letture sul tema, la musica dell'Orchestra extraterrestre e la distribuzione di acqua «del sindaco».
Che in Trentino, sembra assicurare Nardelli, rimarrà tale anche se la Legge Ronchi sulla privatizzazione dell'acqua non dovesse passare: «Ci siamo messi al sicuro dalla legge nazionale, come previsto dallo statuto dell'autonomia la gestione idrica è competenza primaria, con l'articolo 23 dell'ultima finanziaria abbiamo dato ai 193 comuni che già lo fanno la possibilità di continuare a gestire l'acqua con società in house e sollecitiamo la nascita di una società provinciale ad hoc per quei 17 comuni che si affidano ora a Dolomiti Energia, che andrà verso lo scorporamento.
Non si tratta di ridurre il dibattito a pubblico e privato o a gestioni efficienti o inefficienti, la questione di concetto è che l'acqua è della collettività. Per il nucleare invece abbiamo approvato una mozione un anno e mezzo fa che dichiara il Trentino denuclearizzato». Sul quarto quesito referendario, quello che prevede l'abrogazione del cosiddetto «legittimo impedimento» a presentarsi a processo per il presidente del Consiglio, solo poche parole da parte di Nardelli: «È fin troppo evidente che la legge è uguale per tutti».