«Questo risultato elettorale è la conferma che il Pd è l'asse portante di qualsiasi ipotesi alternativa a Berlusconi e alla sua maggioranza». Il senatore Giorgio Tonini, presidente del Pd del Trentino, da tanto tempo aspettava di poter commentare un dato positivo per il Partito democratico, che a livello nazionale è in sofferenza, e non si lascia scappare l'occasione.
L. Patruno, "L'Adige", 18 maggio 2011
Senatore Tonini, questo risultato è superiore alle vostre aspettative? A Milano, che è il dato politicamente più rilevante visto che Berlusconi ha voluto il referendum su di lui, sapevamo che era molto probabile arrivare al ballottaggio ma nessuno si aspettava che Pisapia avrebbe superato e distaccato di così tanto la Moratti. È evidente che è stata una sconfitta per Berlusconi, anche se ora decisivo sarà il secondo turno.
Come spiega questo voto? È chiaro che non ha pagato la radicalizzazione dello scontro. I milanesi erano già freddi, per non dire critici, sulla Moratti come sindaco. Berlusconi ha pensato di distogliere l'attenzione dai problemi di Milano mettendo sul piatto la politica nazionale e mal gliene incolse. È evidente che i milanese hanno giudicato ancora peggio la politica nazionale.
Il Pd ha vinto a Torino e Bologna però a Napoli è stata una catastrofe per voi, perché? Il Pd ha centrato tre dei quattro obiettivi che aveva. A Torino con Fassino c'è stata la vittoria più bella, netta, in continuità con Chiamparino. Direi il Pd migliore quello riformista e a «vocazione maggioritaria» con il 34,5%. Poi c'è stato il fenomenale risultato di Milano, con un candidato non del Pd ma che il partito ha adottato con grande convinzione e dai risultati di lista si vede che gli elettori hanno votato Pisapia e il Pd, che è al 28% mentre Sel è al 4%. Infine, con qualche patema d'animo notturno c'è stata la vittoria di Bologna.
A Bologna c'è stato l'exploit del candidato di Grillo al 10%. Vi preoccupa? Quel voto così alto a Grillo è un tema su cui riflettere. C'è infatti non da oggi una stanchezza critica da parte dell'elettorato delle regioni rosse per il nostro amministrare. Ci vedono come un sistema chiuso incapace di ricambio. Dobbiamo dare una risposta a questo che per la gran parte è il nostro elettorato.
Resta il caso Napoli. Il Pd ha fatto troppi errori? Ahimé, Napoli è l'obiettivo mancato per la crisi di leadership seguita alla speranza Bassolino che si è frantumata sotto i rifiuti. Il tutto aggravato dai problemi interni del Pd. Ma direi più in generale che queste elezioni confermano una difficoltà per il Pd nel Mezzogiorno.
A Milano pensa davvero che al secondo turno Pisapia possa farcela? Pisapia ha rischiato di vincere al primo turno, con il 48%, quindi va al ballottaggio da una posizione di forza mentre la Moratti ha perso dieci punti tra il primo e il secondo mandato. Però non si può dare nulla per scontato e ci vuole grande umiltà e non si può cantare vittoria anche se è stato un risultato splendido che ha messo in evidenza la crisi della leadership di Berlusconi.
Come pensa che si comporterà ora la Lega nei confronti di Berlusconi? La Lega si trova in un bel guaio perché vede crollare il mito di invincibilità di Berlusconi addirittura a casa sua a Milano. Pensava di ereditare i voti non andati al Pdl, ma questa volta non è andata così perché quei voti sono andati al Pd.
Il «terzo polo» di Fini, Casini e Rutelli secondo lei come si comporterà al ballottaggio? I cinque punti del terzo polo sono il minimo indispensabile che consentono alla Moratti di rientrare in partita. I centristi potrebbero porre la condizione di ragionare della leadership nazionale del centrodestra in cambio dei loro voti nei ballottaggi. Oppure, non dare alcuna indicazione e assistere al consumarsi definitivo del berlusconismo.