Olivi: ci sono più anticorpi se le imprese si rafforzano.
L. Patruno, "L'Adige", 16 maggio 2011
Non è piaciuto per nulla all'assessore provinciale all'industria, commercio e artigianato, Alessandro Olivi, che il presidente della sezione autotrasporti di Confindustria Trento, Andrea Gottardi, dopo aver lanciato l'allarme di infiltrazioni mafiose nel suo settore abbia aggiunto che il problema era noto da anni e che i politici sono stati latitanti, tranne Panizza. Assessore Olivi, dunque solo il suo collega Panizza ha fatto qualcosa contro le infiltrazioni mafiose. Lei è stato latitante? Questa affermazione di Gottardi fa cadere le braccia e mi amareggia molto perché al di là degli aspetti personali - può darsi che a lui sia più simpatico Panizza - mi sembra curioso che ogni volta che c'è un motivo di preoccupazione si parli di latitanza della politica, soprattutto quando questo non è vero e non si riconosce quanto è stato fatto. A cosa si riferisce? Settori come l'autotrasporto e l'edilizia sono stati tra quelli più colpiti dalla crisi perché sono i più fragili essendo poco patrimonializzati, ma dipendendo dal credito di esercizio. Per questo sono più esposti al rischio di fessure in cui si può infiltrare la criminalità organizzata. Consapevoli di questo, come Provincia abbiamo messo in campo negli ultimi due anni e mezzo, all'interno del piano anticrisi da 1 miliardo e 300 milioni, una serie di misure specifiche per rafforzare il settore dell'autotrasporto trentino e permettergli di uscire dalla crisi più competitivo. Quali sono questi interventi? Abbiamo previsto la «rottamazione» delle imprese marginali, offrendo indennizzi per estinguere le attività. Ne hanno approfittato in pochissimi, circa una cinquantina di aziende. Abbiamo incentivato le fusioni tra società, con contributi pari al 50% del capitale della nuova società, ma anche questa misura ha avuto poco successo. Terzo, attraverso Trentino Sviluppo si è offerta la possibilità di dare vita a nuove società pubblico-private, ma abbiamo visto che questa opportunità è stata vista come un modo per scaricare le passività sul pubblico invece che come occasione di rilancio e quindi anche questa è fallita. Infine, il cosiddetto Fondo Olivi per l'autotrasporto ha stanziato contributi per 1 milione di euro nel 2010 per imprese con più di 5 dipendenti. Insomma, non è mai accaduto che siano state previste misure così elevate, addirittura 2 milioni di euro per il riassetto finanziario attraverso Confidi, Provincia e banche, contro il milione per le altre imprese manufatturiere tradizionali. Intende dice con questo che la politica ha fatto la sua parte e semmai la responsabilità dell'arrivo di capitali criminali è delle imprese? Quello che voglio dire è che noi la mano l'abbiamo data e se vogliamo conservare il tessuto sociale e imprenditoriale sano che abbiamo in Trentino, anche per una certa etica e la propensione al rispetto delle regole che è diffusa sul territorio, la comunità deve essere coesa, perché solo se politica e impresa restano unite riusciremo ad evitare di aprire varchi alla criminalità in una terra che è appetibile. Ma il settore trentino dell'autotrasporto secondo lei, nonostante tutti gli aiuti che gli avete messo a disposizione, non ha saputo utilizzarli per crescere? La mia impressione è che ci sia chi pensa che uscire dalla crisi voglia dire poter tornare a quello che si era due anni e mezzo fa, senza rendersi conto che invece tutto è cambiato. Si esce dalla crisi se si riesce ad irrobustirsi e a diventare più competitivi non sperando che la Provincia alzi muraglie cinesi. Noi abbiamo dato gli strumenti alle imprese dell'autotrasporto per farlo, ma non siano stati sfruttati. È giusto lanciare l'allarme e tutti dobbiamo tenere alta la guardia, ma gli imprenditori dovrebbero essere i primi a mettersi nelle condizioni, con gli strumenti che anche la politica dà, di sviluppare gli anticorpi contro i possibili rischi. Gottardi le aveva mai parlato personalmente di questa sua preoccupazione? No, mai.