Decreto sviluppo: un bluff. 10 proposte del PD per la crescita

Tutti i dati delle bugie del governo Berlusconi e le proposte del PD di sostegno allo sviluppo e al lavoro di immediata operatività.
da www.partitodemocratico.it, 11 maggio 2011


Nonostante i requisiti di necessità ed urgenza richiesti per tale atto, il sedicente “Decreto sviluppo” non ha operatività immediata. I principali interventi previsti per avere efficacia necessitano di ulteriori interventi attuativi nella forma di decreti ministeriali o regolamenti. Inoltre, è in contraddizione con i caratteri dello strumento legislativo la presenza di disposizioni molto dettagliate su un vasto ambito di temi (appalti, edilizia, pubblica amministrazione, ecc. ). Infine, va sottolineato che la bozza di decreto è stata posta sul sito del MEF senza aver ricevuto la bolli natura della Ragioneria Generale dello Stato e, fatto grave, senza aver avuto la firma del Presidente della Repubblica.

Prima di entrare nel merito, ribadiamo che l’Italia non esce dalla stagnazione economica, dall’elevata disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, e dagli squilibri di finanza pubblica attraverso interventi di manutenzione ordinaria come quelli inclusi nell'ultimo decreto del Governo. Per la crescita ed il lavoro, è necessario un ventaglio di riforme. Le abbiamo indicate nel nostro Programma Nazionale di Riforme, una strategia in grado di innalzare la crescita potenziale oltre il 2% e portare, al 2020, il debito pubblico italiano al livello previsto dal Patto di Stabilità rafforzato. La nostra strategia di riforme ha due obiettivi-guida, due driver sistemici e complementari, sollecitatori e bussola di tutte le riforme di settore:

1. l’innalzamento del tasso di occupazione giovanile e, in particolare, femminile fino a raggiungere in un decennio il 60% (ossia circa 3 milioni di donne occupate in più rispetto ad oggi);

2. l’innalzamento della specializzazione produttiva dell’Italia.

Tali obiettivi guidano gli investimenti sulla conoscenza, gli interventi di politica industriale e fiscale, le riforme strutturali (in particolare, le liberalizzazioni, la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni e la riqualificazione e la riduzione della spesa pubblica), gli investimenti per la logistica.

Invece, il cosiddetto “Decreto sviluppo”, 10 articoli ed oltre 300 commi, il 13-esimo intervento di finanza pubblica in 3 anni di legislatura, ha un evidente segno elettorale e non avvia le riforme profonde e strutturali di cui l’Italia ha bisogno per tornare a crescere. Gli unici provvedimenti di qualche rilievo ai fini dello sviluppo prospettano correzioni, future ed incerte, di errori gravi compiuti in precedenti provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi. Ne indichiamo alcuni:

1. Credito d’imposta per la ricerca scientifica. Il Governo tenta di recuperare allo svuotamento, determinato dal “tetto” alla fruibilità e dal famigerato meccanismo di prenotazione del click day, dell’analogo credito d’imposta introdotto dalla Legge Finanziaria per il 2007. A differenza del credito istituito nel 2006, l’agevolazione prevista dal Decreto sviluppo ha natura sperimentale, è subordinata all’emanazione di un ulteriore regolamento dell’Agenzia delle Entrate ed ha un finanziamento incerto (per ora sono disponibili solo 100 milioni per il 2011), affidato ad ulteriori tagli lineari alla spesa. Inoltre, sostituisce il credito d’imposta istituito a Dicembre scorso per le stesse finalità (il famoso “voucher per la ricerca”). Si alimenta, così, incertezza e confusione, il contrario di quanto necessitano le imprese per fare investimenti.

2. Credito d’imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno. Anche in questo caso, il Governo tenta di riparare allo svuotamento (determinato ancora una volta dal tetto alla fruibilità e dal click day) e alla mancata proroga dell’analogo credito d’imposta introdotto dalla legge finanziaria per il 2008. In questo caso, oltre ad ulteriori provvedimenti ministeriali, ai fini dell’operatività è necessaria l’autorizzazione della Commissione Europea per l’utilizzo delle risorse del Fondo Sociale Europeo e del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, in assenza della quale la copertura dell’agevolazione sarà a carico del FAS. Va segnalato che, a differenza dell’agevolazione approvata nel 2007, il credito d’imposta previsto nel decreto sviluppo non ha portata generale, ma si applica soltanto a particolari categorie di lavoratori e lavoratrici svantaggiate. Inoltre, con la precedente misura, il credito d’imposta veniva riconosciuto per i tre esercizi successivi, mentre la nuova agevolazione è limitata a dodici mesi.

3. Esecutività immediata degli accertamenti fiscali. Il Governo corregge il DL 78/2010 e stabilisce che, in caso di richiesta di sospensione cautelare presso il giudice tributario, non si procede all’esecuzione fino alla decisione del giudice o per un massimo di 120 giorni. La norma induce all’ulteriore ingolfamento delle Commissioni Tributarie e, dati i tempi delle Commissioni, non evita al contribuente di pagare prima della decisione giudiziale.

4. Cancellazione automatica delle ipoteche a seguito dell’estinzione di mutui. Il decreto corregge un precedente errore del Governo che limitava la cancellazione automatica, correzione richiesta dal Pd in una recente risoluzione parlamentare.

5. Agenzia per l’acqua. L’istituzione di un nuovo organismo indipendente, con compiti di regolazione del mercato nel settore delle acque pubbliche e di gestione del servizio pubblico locale idrico integrato, era stata proposta dal PD già in occasione dell’esame del cosiddetto “Decreto Ronchi” e successivamente in una proposta di legge a prima firma Bersani. Il Governo ha sempre respinto questa ipotesi, salvo proporla ora per tentare di vanificare il referendum.

Oltre a misure di correzione, il cosiddetto “Decreto sviluppo” contiene interventi impraticabili e dannosi. È il caso della previsione di concessioni degli arenili per 90 anni, la quale si scontra con la procedura di infrazione comunitaria conseguente alla mancata applicazione della “Direttiva servizi” e rischia di mettere fuori gioco i piccoli operatori balneari rispetto alle offerte delle multinazionali del turismo per l’ottenimento di concessioni a 90 anni a prezzi di mercato. È anche il caso delle norme per innalzare le soglie degli appalti conferiti attraverso trattativa privata.
Del tutto ingiustificata è l’enfasi sul capitolo “Scuola e merito”: a fronte di investimenti in istruzione del 4,5% del Pil, rispetto a una media OCSE del 5,7%, l’istituzione della “Fondazione per il merito”, finanziata con 10 milioni di euro, ha impatto assolutamente marginale. L’assunzione dei precari della scuola è rinviata a un successivo decreto ministeriale da attuare nel limite dei posti vacanti, delle avvenute cessazioni e dei vincoli di finanza pubblica. Da subito, invece, si bloccano i ricorsi per i precari della scuola, con una norma di interpretazione autentica.

Le 10 proposte del Pd per la crescita ed il lavoro

Il Pd intende sostenere il Governo Berlusconi ed il Ministro Tremonti nella correzione degli errori compiuti e indica 10 semplici proposte di sostegno allo sviluppo caratterizzate da immediata operatività e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.
Proponiamo:

1. per agevolare ricerca e occupazione nel Mezzogiorno, ripristino delle misure introdotte nel 2006 e nel 2007 , misure già autorizzate dalla Commissione Europea, già note alle imprese, condivise ed ampiamente utilizzate;

2. per gli investimenti nel Mezzogiorno, ripristino del credito di imposta, introdotto nel 2006 per il quinquennio 2007-2013 già autorizzato dalla Commissione Europea;

3. per agevolare l’innovazione, il risparmio energetico, l’attività delle imprese e l’occupazione, ripristino dell’utilizzabilità in tre anni (anziché 10 come disposto dalla Legge di Stabilità del Dicembre scorso) della detrazione d’imposta del 55% per le spesa di ristrutturazioni edilizie eco-compatibili e la proroga di tale agevolazione almeno per un triennio; introduzione degli incentivi per i motori ad alta efficienza energetica e per gli inverter;

4. per dare immediato sostegno al potere d’acquisto delle famiglie e ridurre immediatamente i costi energetici delle imprese, attuazione della misura prevista nella Legge finanziaria per il 2008 (art 1, c 290 e seguenti, L 244/07) che consente, attraverso un semplice Decreto ministeriale, di ridurre l’accisa sui carburanti in presenza di significativi aumenti dei prezzi dei prodotti petroliferi oltre le previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica. La riduzione delle accise non necessità di copertura ai fini degli effetti sul Bilancio dello Stato perché si compensa con il maggiore ed imprevisto gettito Iva determinato dall'innalzamento dei prezzi dei prodotti petroliferi. Si tratta di un intervento di rilevante utilità considerato che il Governo ha recentemente disposto l’aumento dell’accisa sui carburanti. Inoltre, proponiamo la rimodulazione dell’accisa sui consumi di elettricità delle imprese per correggere la distorsione a danno delle micro e piccole imprese;

5. per la liberalizzazione dei mercati, la tutela dei consumatori e la mobilità sociale, misure per favorire la concorrenza. In particolare: a) servizi professionali (riduzione vincoli all’accesso e all’esercizio e riconoscimento delle libere associazioni nelle professioni non ordinistiche); b) distribuzione farmaci (vendita libera di tutti i medicinali a carico dei cittadini e facoltà per le farmacie di stabilire un orario di apertura superiore al minimo); c) filiera petrolifera (libertà di approvvigionamento ai punti di vendita e rimozione vincoli al commercio all’ingrosso e alla distribuzione dei carburanti); d) distribuzione energia (separazione dell’operatore della rete di trasporto del gas naturale e degli stoccaggi dall’Eni); e) servizi bancari (estensione misure di portabilità gratuità dei mutui a tutti i servizi, abolizione della clausola di massimo scoperto e altre commissioni analoghe nei c/c, libertà di scelta della polizza collegata al mutuo, incompatibilità dei titolari di cariche nei cda delle banche per cariche in imprese concorrenti); f) polizze rc-auto (eliminazione tacito rinnovo e sostegno ai gruppi di acquisto tra utenti); g) trasporti (istituzione Autorità indipendente); h) class action (semplificazione all’accesso); conflitti di interesse (estensione delle incompatibilità degli incarichi nelle autorità indipendenti).

6. ai fini della semplificazione degli adempimenti per le imprese, innalzamento dei limiti di fatturato per l’utilizzo della flat tax al 20% sul reddito di cassa per i contribuenti minimi, in sostituzione di Irpef, Irap, Iva e Studi di Settore (“forfettone fiscale”);

7. per evitare l’aggravamento o la chiusura di decine di migliaia di micro e piccole imprese a causa dei debiti nei confronti di Equitalia: a) disapplicazione degli interessi di mora alla parte di debito riferibile alle sanzioni; b) proporzionamento sanzioni al livello del debito; c) allungamento del periodo di pagamento del debito da settantadue a centoventi mensilità; d) emanazione del decreto attuativo della compensazione debiti/crediti nei confronti della PA; e) riduzione aggio previsto per Equitalia; e) impignorabilità della prima casa e divieto di fermo amministrativo del mezzo di lavoro;

8. per evitare l’utilizzo delle micro e piccole imprese come leva finanziaria delle imprese committenti, regolazione dei pagamenti delle transazioni commerciali tra imprese,
in coerenza con la Direttiva 2011/7/UE, secondo i seguenti criteri: a) ampliamento della nozione di imprenditore per comprendere anche i liberi professionisti; b) riconoscimento al creditore degli interessi, in caso di mancato pagamento, senza costituzione in mora e senza necessario sollecito; c) armonizzazione del termine massimo di pagamento a 30 giorni, salvo casi oggettivamente verificabili; d) rimborso delle spese amministrative, in aggiunta a quelle legali, per il recupero dei crediti; e) ammende pecuniarie, in caso di ritardo ingiustificato, in aggiunta agli interessi di mora;

9. stralcio delle norme sugli appalti pubblici per evitare i rischi di proliferazione delle cricche. Attuazione, tramite legge ordinaria, di una riforma del Codice degli appalti per: a) eliminare le gare al massimo ribasso ed innalzare il limite per la procedura negoziata ma nel quadro di misure per pubblicità dei bandi ex ante ed ex post da parte delle stazioni appaltanti, così da garantire trasparenza e promuovere rotazione e concorrenza tra le imprese; b) eliminare il “tetto alle riserve”, introdotto nella logica dei tagli orizzontali, in quanto foriero di contenzioso irrisolvibile tra le parti, abbandono dei cantieri o fallimento dell’impresa oggetto di contestazione ed introdurre, in alternativa, oggettivi criteri di valutazione della qualità del progetto e della reputazione delle imprese, c) drastica riduzione e qualifica delle stazioni appaltanti pubbliche e private;

10. per sostenere il settore turistico-balneare, a) varo di una norma per archiviare la procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia dalla Commissione europea e, in collaborazione con le Regioni e le principali organizzazioni degli imprenditori, preparazione di una legge quadro per affidare le concessioni demaniali marittime e contrastare gli interventi speculativi, tutelare gli investimenti effettuati ed incentivare investimenti aggiuntivi –in servizie qualità e compatibilità ambientale- attraverso una adeguata durata delle concessioni; b) riapertura del confronto in sede UE per affermare le peculiarità delle imprese del settore turistico–balneare in Italia ed individuare soluzioni diverse da quelle previste dalla Direttiva servizi o escludere le concessioni demaniali marittime dal campo di applicazione della stessa; c) approvazione del Piano nazionale per il turismo.

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Sul DEF gli obiettivi del governo sono irrealistici. Ecco i dati:

1. Il governo sottostima nel tendenziale (ossia, nel Bilancio a legislazione vigente) le spese correnti nel periodo 2012-14 (prevede per esempio la caduta delle spese per il personale, la caduta delle spese per acquisto di beni e servizi, ecc). Secondo analisi di consenso (CER, Ref e Prometeia) la sottostima vale oltre un punto di Pil (più di sedici miliardi di euro);

2. l’anemica crescita del Pil prevista nel triennio (1,3% nel 2012, 1,65 nel 2013), è invece sopravvalutata in quanto affidata soltanto alla domanda interna, che però subirebbe gli effetti di una manovra correttiva dei conti pubblici di oltre 50 miliardi di euro e in un contesto in cui nel tendenziale gli investimenti pubblici si riducono ulteriormente, dopo il taglio del 2010 (-12 miliardi, ossia quasi il 20% del totale).

3. va ricordato che, secondo le previsioni del FMI serve una manovra sia nel 2011 che nel 2012 per centrare gli obiettivi previsti dal Governo: serve una manovra di 7-8 miliardi per quest’anno e circa 12 l’anno prossimo.

Infine, a proposito delle mitiche performance di Tremonti, va ricordato che il centrosinistra gli ha lasciato nel 2008 un avanzo primario corrente del valore pari al 3,5% del Pil nel 2007; nel 2011 se tutto va bene siamo ancora in disavanzo. Quindi il governo ha bruciato circa 60 miliardi di euro senza dover soccorrere banche e senza dover fare manovre anti-cicliche.

Ma soprattutto nella politica del governo mancano le riforme per la crescita, le uniche che possono mantenere i conti in ordine, ma offrendo contemporaneamente più opportunità di lavoro e di attività per le imprese e per i lavoratori dipendenti e autonomi.