La notizia rimbalza di buon mattino attraverso le agenzie di tutto il mondo: Osama bin Laden, il simbolo del terrorismo internazionale, è stato ucciso. Lo ha annunciato nel corso della notte il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dopo il blitz dell'intelligence americana che lo ha scovato non lontano da Islamabad, in Pakistan. Michele Nardelli, 2 maggio 2011
Sono bastati, secondo le informazioni molto sommarie che gli Stati Uniti hanno lasciato trapelare, quaranta minuti di operazione per eliminarlo per sempre.
Forse allora non servivano le bombe da 500 kg rovesciate sulle montagne dell'Afghanistan...
Alla notizia della sua morte non ho provato alcun sentimento. Per terribili possano essere state le sue responsabilità, non mi verrà mai di dire "viva la morte". Uccidendolo gli si è tappata la bocca per sempre. Gettandolo in mare, lo si è voluto cancellare, quasi lo si temesse anche da morto. E poi non credo che il mondo ora sia particolarmente più sicuro di prima.
Le guerre continuano e, se non sbaglio, ce ne sono di nuove, anche a due passi da noi, con i nostri arerei. Bombardano Gheddafi che di Osama bin Laden era un grande oppositore e difendono gli insorti che hanno il pieno sostegno dell'Arabia Saudita (e dei wahabbiti). Com'è strano il mondo.
Mentre con fatica, ma anche con straordinaria forza d'animo, la "primavera araba" cerca - seguendo il consiglio di Barack Obama al Cairo - di scrollarsi di dosso l'eredità di un passato che li ha messi in un angolo, il governo israeliano guarda alla nuova stagione democratica con forte preoccupazione, forse perché fra uguali è più facile intendersi.
Quante bugie, quanta ipocrisia. L'uomo il cui volto era associato al male è ora solo un cadavere, disperso in fondo al mare. La pietà non dovrebbe girare lo sguardo dall'altra parte.
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