Aiuti allo sviluppo, l'Italia è ultima

Nonostante la crisi economica, gli «aiuti pubblici allo sviluppo» destinati alla lotta contro la povertà nei Sud del mondo hanno raggiunto nel 2010 la cifra record di 128,7 miliardi di dollari con un incremento del 6,5% rispetto al 2009.
Fabio Pipinato, "L'Adige", 14 aprile 2011

Lo riporta l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che nei giorni scorsi ha reso noti i dati del Development Assistance Committee (Dac). Si tratta del più alto livello reale di aiuti ufficiali di sempre che superano anche la cifra stanziata nel 2005 che includeva un'ampia - e per diversi aspetti controversa - parte di riduzione del debito estero inclusa nel totale dei contributi stanziati. «Nell'anno in cui l'Ocse e il Dac celebrano il 50° anniversario questo risultato mostra il costante impegno a favore dello sviluppo e della cooperazione internazionale, principi fondamentali per la missione della OCSE sin dal suo inizio - ha commentato il suo segretario generale Angel Gurria - È con questo spirito positivo che vorrei incoraggiare i donatori a compiere ogni sforzo per rispettare gli obiettivi di Gleneagles e lavorare verso il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio per la riduzione della povertà entro il 2015». Nel 2010 i principali paesi donatori sono stati nell'ordine Stati Uniti (30,2 miliardi di dollari), Regno Unito, Francia, Germania e Giappone. I paesi dell'Ue membri del Dac hanno fornito un totale di 70,2 miliardi di dollari, pari al 54% del totale dei aiuti pubblici forniti dal Dac. Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia - con quote pari o superiori allo 0,7% del proprio Pil - hanno continuato a superare l'obiettivo stabilito delle Nazioni Unite riguardo alla percentuale sul Pil da stanziare agli aiuti pubblici. I maggiori incrementi in termini reali nello stanziamento di aiuti pubblici tra il 2009 e il 2010 sono stati registrati da Australia, Belgio, Canada, Giappone, Corea, Portogallo e Regno Unito. L'aiuto bilaterale all'Africa è stato di 29,3 miliardi di dollari. Nonostante l'incremento generale di aiuti ai paesi poveri e il record storico, l'Unione europea ha mancato gli obiettivi che si era prefissata per il 2010 - sottolinea un comunicato della rete di Ong europee Concord, che da anni tiene monitorati i dati degli aiuti pubblici allo sviluppo. «L'annuncio odierno mostra una deludente mancanza di progresso da parte degli stati membri dell'Unione» - ha commentato per la rete Thomas Johnny - I recenti eventi in Medio Oriente e Nord Africa mostrano chiaramente la necessità per i governi dell'UE d'investire nella lotta alla povertà a lungo termine e contro l'ingiustizia invece di versare il denaro dei contribuenti nelle situazioni di emergenza di breve termine». I dati forniti dall'Ocse mostrano che Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito hanno tutti raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati per il 2010, mentre le mancanze di alcune delle principali economie europee (Francia, Germania e Italia) hanno fatto sì che l'Unione nel suo insieme non raggiungesse gli obiettivi prefissati. Una mancanza di cui soprattutto l'Italia è gravemente responsabile. Come lo scorso anno l'Italia resta maglia nera nell'Ocse. L'aiuto italiano è sceso in un anno dallo 0,16% allo 0,15% del Pil, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 del 1,5%, ma addirittura del 35% rispetto al 2008. L'Italia continua a mettere all'ultimo posto delle proprie scelte di bilancio la cooperazione internazionale e questa scelta sta provocando l'allontanamento di tutta l'Unione europea dagli obiettivi continentali. Mentre l'aiuto UE sale del 6,7%, infatti, l'Italia si conferma fanalino di coda dei paesi dell'Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante le difficoltà di bilancio continua a destinare lo 0,17% de Pil. L'aiuto pubblico del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio e della Danimarca. Le Ong fanno notare che «nonostante la crisi economica pochi sono i paesi dell'Ocse che hanno tagliato gli aiuti. Non il Portogallo e neppure gli Stati Uniti, che invece hanno aumentato gli stanziamenti rispettivamente del 31,5% e del 3,5%». I paesi che hanno ridotto l'aiuto oltre l'Italia sono stati la Grecia, l'Irlanda e la Spagna, ma, a parte la Grecia, gli altri due Paesi destinano rispettivamente lo 0,53% e lo 0,43% del loro Pil a fronte del nostro 0.07%. Siamo al paradosso. I paesi che sono più distanti dal mediterraneo e, quindi, dalle grandi migrazioni investono di più per creare stabilità sicurezza ed opportunità nei sud del mondo mentre i paesi, come il nostro, che sono più a contatto con il bisogno spendono male. Molto in protezione e monitoraggio delle proprie coste, una volta che i barconi son già partiti, ma pochissimo in cooperazione, affinché i barconi non partano. Il Trentino, in tutto ciò, è una mosca bianca. Investe lo 0,25% del bilancio per la cooperazione internazionale per la cooperazione con i sud del mondo a fronte di uno 0.05% per gli immigrati e di un 99,70% per i trentini. Suvvia, conti alla mano mi sembra che molte delle attuali paure siano ingiustificate.