Giovanni Bianchi in Trentino a sostegno della campagna elettorale del Pd

Mercoledì 29 ottobre si è svolta presso la sede del Partito Democratico del Trentino una conferenza stampa che ha visto protagonista Giovanni Bianchi, già presidente nazionale delle ACLI, parlamentare dell’Ulivo e ora coordinatore provinciale del Partito Democratico di Milano.

Il segretario e capolista del Pd del Trentino Alberto Pacher, alla presenza dei candidati Nardelli, Vigano, Cogo e Paternoster,  ha introdotto l’ospite sottolineando come questo rinvio delle elezioni al 9 novembre abbia offerto al Pd l’occasione di approfondire ulteriormente alcuni temi fondamentali in una serie di incontri organizzati in questi giorni sul territorio dai candidati.

Bianchi ha aperto il suo intervento evidenziando che per la prima volta la crisi finanziaria dei mercati internazionali ha coinvolto non soltanto la grande finanza, ma anche i piccoli risparmiatori, la gente normale; anche il mondo dell’economia e della finanza hanno ormai subito un repentino processo di globalizzazione. In questa situazione di crisi si è aperto lo spazio per un ritorno della politica nella società, che non deve risolversi soltanto negli interventi statali. Questa nuova politica deve innanzitutto essere “meno ancella dell’immagine” e tornare tra la gente; in questo senso l’esperienza trentina – ha sottolineato più volte Bianchi – costituisce un esempio da imitare, poiché ha saputo mantenere nel tempo le proprie radici nel territorio e offrire “un’idea federale” che coniuga di fatto spinta sociale e prospettiva politica. Il Trentino è un territorio dove le radici e l’identità comunitaria sono state “elaborate razionalmente” e non impiegate demagogicamente in chiave difensiva. Le elezioni provinciali del 9 novembre costituiscono un test importante, non soltanto per il Trentino ma per l’intera area geografica del bacino alpino: si tratta di vedere se questo territorio saprà offrire una risposta veramente originale alla crisi che investe il mondo globalizzato, che non consista nell’ arroccarsi in una miope difesa della propria identità, ma che sappia risolvere le contraddizioni attraverso il dialogo ed il confronto con “l’altro".