Ddl proposta di integrazione alla legge provinciale sulla protezione civile in materia di prevenzione

Un altro disegno di legge in discussione, proposto dalconsigliere dei Verdi Bombarda e Zeni (Pd), con il sostegno di tutta la maggioranza.
"L'Adige", 12 aprile 2011

Roberto Bombarda, presidente della Terza commissione permanente, è anche promotore, insieme a Luca Zeni (Pd) di un disegno di legge (sostenuto da tutta la maggioranza), in discussione come quello di Depaoli.
Una proposta di integrazione alla legge provinciale sulla protezione civile in materia di prevenzione degli incidenti da valanga che punta alla educazione, formazione e informazione, anche con il contributo delle strutture della protezione civile, del corpo nazionale del soccorso alpino, dell'Associazione interregionale neve e valanghe (Aineva), dei gestori degli impianti di risalita e delle piste da sci, dei collegi provinciali delle guide alpine e dei maestri da sci, della Sat, della fondazione «Accademia della montagna del Trentino», oltre che di enti locali, scuole e università.
«Ci siamo fatti portatori della posizione dei professionisti della montagna», spiega Bombarda, che ritiene invece «impraticabile l'introduzione di un obbligo per chi va fuori pista di avere in dotazione Arva, pala e sonda». Le ragioni di questa contrarietà sono molteplici. «Per fare una legge e applicarla si devono dare definizioni chiare di cosa sia il fuoripista, servono controlli e sanzioni. Ma un conto è lo scialpinismo ad un certo livello e, in questo caso, chi va senza Arva o pala è un suicida. Ma imporre a chi va 20 metri fuori dalla pista del Grostè uno zaino con pala, sonda e Arva è pura follia». L'unico aspetto «recuperabile» di quella proposta, secondo Bombarda, potrebbe essere la previsione del pagamento dell'intervento di soccorso per chi risultasse sprovvisto del kit di autosoccorso. Inoltre, secondo il consigliere provinciale dei Verdi, un simile obbligo rappresenterebbe «la morte dell'alpinismo. Dovemmo militarizzare la montagna e barrierare tutte le piste. Proposte del genere, peraltro, avrebbero senso se assunte a livello alpino - aggiunge - ma non se introdotte su una singola zona. Puntiamo invece sulla formazione e l'educazione di chi va in montagna, facendo ad esempio informazione alla partenza degli impianti di risalita, con l'indicazione delle norme basilari di comportamento o incentivando alla consultazione dei siti sulle condizioni meteo».