Il mondo della scuola trentino, in particolare i docenti, sembrano pronti a farsi dare i voti. Ben venga dunque la proposta dell'assessore Marta Dalmaso che nel corso della presentazione del rapporto sullo stato di salute del sistema educativo trentino ha annunciato l'intenzione di creare un sistema di valutazione degli insegnanti. "L'Adige", 8 aprile 2011
Una proposta non nuova, né a livello nazionale, né a livello locale. Ora, però, sembra il momento che questo proposito venga realizzato. In questi anni gruppi di dirigenti, docenti e personale del dipartimento sono andati in Germania e in Francia per conoscere i modelli d'oltralpe. L'assessore, inoltre, sembra intenzionata a creare un tavolo di lavoro sull'argomento. I sindacati si dicono pronti a fare la loro parte. «Credo che l'argomento sia molto delicato e vada affrontato in maniera non dogmatica col confronto. Il segreto è la condivisione, altrimenti si rischia di fare danni. Vanno condivisi gli stumenti e gli obiettivi», spiega Gloria Bertoldi della Cigl che però si chiede come, a fronte di risorse scarse e blocchi dei contratti, si possa parlare di incentivi economici. Anche la Cisl non ha nessuna preclusione sull'argomento. «Sono gli stessi insegnanti a chiederlo - dice Tamara Lambiase - Il punto è come farlo. Non credo che la soluzione sia che il dirigente scolastico valuti da solo i suoi docenti. Vanno trovati criteri di valutazione sui quali ci deve essere massima trasparenza». Francesca Carampin, dirigente scolastica dell'istituto Tambosi, ha fatto parte del gruppo che lo scorso anno è andato in Germania proprio per testare i metodi dei colleghi tedeschi. «Io credo che se un docente sa che la valutazione non ha fini punitivi ma l'obiettivo è quello di aiutare a riqualificare, a superare le debolezze, l'accetta volentieri. È importante per ognuno sapere dove ci si colloca. È indiscutibilmente uno stimolo. Noi tutti siamo persone competitive che abbiamo bisogno si stimoli. Faccio un esempio: se io vado a correre da sola sopporto un certo grado di fatica. Se vado in gruppo metto in campo forze che nemmeno sapevo di avere». Sì alla valutazione, dunque, ma in base a quali parametri? «Questo è tutto da vedere, l'importante è iniziare. La pratica è quella che ti dice se stai andando nella direzione giusta. Il difetto dell'Italia è che le cose vengono fatte e poi non cambiano mai. Il nostro è un lavoro da ricercatori. L'appiattimento non va bene». Maria Pezzo, dirigente del liceo classico Prati, ha le idee chiare su quelli che dovrebbero essere i protagonisti della valutazione. «Sono le famiglie e gli studenti, i fruitori, che dovrebbero valutare l'operato dei docenti. Poi si può aggiungere la collaborazione del dirigente ma ad avere voce in capitolo dovrebbero essere proprio ragazzi e genitori». E nelle scuole dove le famiglie, vuoi per livello di istruzione vuoi per condizione socio-economica, non sono in grado di valutare? «In questo caso la valutazione dovrebbe passare attraverso l'apprendimento. Non tanto basandosi sui risultati ottenuti, ma guardando l'evoluzione, cioè tenendo in considerazione anche il punto di partenza». Alberto Tomasi, dirigente scolastico del liceo da Vinci, mette in guardia dall'utilizzare gli incentivi economici come unica leva per migliorare la scuola. «Vanno ritrovate le motivazioni, il riconoscimento sociale, bisogna essere capaci di aggiornare le proprie conoscenze - dice - . Di valutazione si parla da anni ma bisogna costruirne i presupposti. Si dovrebbe partire da strumenti di analisi che danno un giudizio generale sul funzionamento di una scuola considerando vari aspetti e da questo poi scendere nei particolari e arrivare ai docenti».
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