La nostra storia - Il Patt festeggi la liberazione

Con acuta sensibilità e grande moderazione, il segretario politico del Patt apre, sulle ospitali pagine del “Trentino”, una riflessione, attorno alla nostra Storia, che mi pare quanto mai attuale e che invita quindi ad alcuni modesti apporti. Innanzitutto il tema delle ricorrenze.
Bruno Dorigatti, "Trentino", 5 aprile 2011

Se è infatti ovvio, da un lato, che ogni celebrazione di avvenimenti e personaggi storici porta con sé condivisione, ma anche dissenso, d'altro canto credo sia evidente a tutti, come molto correttamente riconosce anche Ugo Rossi, che taluni appuntamenti recenti hanno avuto qualche carattere di preponderanza, forse talora un po'eccessiva, non solo per l'enfasi, ma anche per i costi a carico delle finanze provinciali.
Sono altrettanto convinto che in tempi di crescente difficoltà economica, come quelli che stiamo vivendo, l'ordine di priorità della spesa pubblica debba tenere conto del disagio sociale e dei nodi dello sviluppo, ancor prima di altri - e non meno importanti - elementi di tenuta e di identità del corpo sociale.
Nessuno nega il dovere, ancor prima che il diritto, alla conoscenza della Storia. È infatti solo questo "apprendere per capire", che può consentire il non ripetersi dell'errore, spesso tragico, con cui si è segnato il cammino delle società, anche se troppo spesso la lezione del passato pare inascoltata.
Ecco perché le vicende storiche non possono essere intese come uno scontro manicheo, ma necessitano invece di contestualizzazione e di senso delle proporzioni, per poter essere condivise nelle forme più larghe e diffuse, ovvero nell'unico modo possibile per reciprocamente conoscere e per rispettare le storie di tutti che compongono, a loro volta, la nostra Storia.
Ciò premesso, non si può però dimenticare la complessità del nostro specifico e cioè l'intreccio fra culture diverse; il loro sovrapporsi; il loro contrastarsi ed è per tale ragione che credo sia sempre necessario affrontare il delicato nodo delle rimembranze con una prudenza alta e con la consapevolezza delle plurali componenti identitarie del territorio alpino ed, in special modo, del nostro.
Recentemente il prof. Delivrè, in un seminario promosso dalla Fondazione "B. Kessler" sui temi dell'identità trentina, ha affermato: «Se la memoria del Trentino è una memoria dispersa, che richiede pazienza e passione per essere ricostruita, essa non può ridursi al carnevale della memoria», cioè ad un insieme di immagini, talora perfino estrapolate dal loro contesto, che si nutrono più di un'idea e di una nostalgia che di una precisa attestazione storica.
Quello che serve insomma è la volontà di conoscere tutte le sfumature ed i profili dell'orizzonte e sono certo che, proprio sulla scorta di tali pacati ragionamenti, il Patt, ad esempio, non vorrà far mancare il suo apporto ai prossimi festeggiamenti per la ricorrenza della Liberazione, anche di queste terre, dal giogo nazi-fascista, nella convinzione che non si tratta di ideologia, bensì di comunanza ideale attorno ai valori dell'antifascismo; una comunanza che racconta e coniuga, esattamente come auspica l'assessore Rossi.