Crisi al termine, ecco cosa va fatto

Negli ultimi giorni sono stati pubblicati sul giornale dati che inducono a guardare con relativo ottimismo alla situazione occupazionale in Trentino, confermando l'inversione di tendenza del ciclo economico, già anticipato dalla ripresa della produzione e dei fatturati.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 1 aprile 2011

Dopo due anni di ininterrotta crescita, a marzo 2011 il numero degli iscritti alle liste di mobilità è risultato nella nostra provincia in contrazione rispetto al mese precedente.

Buone notizie giungono anche dalla cassa integrazione in progressivo calo negli ultimi mesi.
Non ritengo però che la ripresa abbia ancora assunto sufficiente vigore da allontanare ogni pericolo di crisi, per cui sarebbe inopportuno abbassare adesso il livello d'attenzione. Tanto più che l'impostazione positiva degli indicatori occupazionali è trascinata dalla progressiva «precarizzazione» del rapporto di lavoro. Le assunzioni a tempo indeterminato, invece, sono diventate numericamente marginali. L'impetuoso avanzare di nuove forme contrattuali, che non garantiscono la continuità delle prestazioni lavorative, disincentiva gli investimenti nella formazione del personale e, quindi, la valorizzazione di quel patrimonio di professionalità ed esperienza che è fattore essenziale per assicurarsi un vantaggio competitivo.
Il settore manifatturiero, che per primo e più intensamente ha risentito della crisi, punta con determinazione a recuperare i valori pre-crisi. Va sottolineato che la ripresa è trainata dalle aziende che anche nei momenti più cupi, caparbiamente e con lungimiranza, hanno continuato ad investire in innovazione e sviluppo e hanno ricercato sbocchi commerciali in mercati internazionali sempre più ampi. Chi infatti ha agito su queste leve strategiche si trova oggi a competere da una posizione più forte.
Il disegno di legge di revisione degli incentivi alle imprese, recentemente approvato dalla Giunta provinciale, che punta proprio su innovazione, aggregazione ed internazionalizzazione, si dimostra quindi in sintonia con gli elementi necessari ad agganciare la ripresa. Purtroppo alcuni settori produttivi appaiono ancora stagnanti, con contrazione della produzione e dell'occupazione. Tra questi l'edilizia desta le maggiori preoccupazioni. La crisi di questo settore è riconducibile a due ordini di motivi. Negli anni precedenti alla crisi numerose imprese del settore hanno «sconfinato» nel comparto immobiliare, finanziando iniziative con ampio ricorso al capitale di terzi e assumendosi, in tal modo, rischi elevati nell'aspettativa di una interminabile fase di crescita, che la realtà ha smentito.
D'altra parte va sottolineata la ridotta dimensione delle aziende, su cui si innesta la difficoltà a realizzare processi di aggregazione. La filiera non è strutturata e non sono presenti aziende leader, che facciano da locomotiva. Le imprese trentine riscontrano quindi seri ostacoli nell'aggiudicazione delle opere di maggiore valore.
A fine settembre 2010 in Trentino erano attive ben 8.024 imprese di costruzioni, di cui 6.249 artigiane, con una occupazione complessiva di quasi 21.000 unità, ovvero circa 2,6 addetti per azienda. La Giunta provinciale, in considerazione di tale critica situazione, ha messo in campo alcuni importanti strumenti per contrastare la crisi del settore.
La legge sugli appalti, approvata da pochi giorni, è una prima risposta offerta alle imprese trentine per essere maggiormente protagoniste nelle opere pubbliche, attribuendo assoluto valore all'aspetto qualitativo.
Entro fine maggio 2011 si possono poi presentare ai Confidi le richieste per l'accesso al fondo straordinario dedicato alle aziende dell'edilizia con più di dieci dipendenti, che prevede il rilascio di garanzie fino al 50% degli affidamenti bancari, nel limite di euro 1,5 milioni per azienda, a condizione che la metà venga impiegata per ripianare i debiti dell'azienda nei confronti di subappaltatori. Il ricordato disegno di legge sulla revisione degli aiuti alle imprese è peraltro la risposta più organica «messa in cantiere» - il gergo edile è d'obbligo - finalizzata a favorire le operazioni di aggregazione imprenditoriale, necessarie in questo settore attualmente troppo disperso tra una larghissima maggioranza di piccole imprese.
Per ovviare alle problematicità derivanti dalle ridotte dimensioni, la politica intende promuovere forme collaborative tra imprese, come la realizzazione di una filiera trentina dell'edilizia, che diventi riconosciuto e fondamentale punto di riferimento del settore, analogamente a quanto si intende conseguire per il settore del legno.
Questa dimensione del fare impresa, promuovendo alleanze con altre imprese, sarà quindi un asse strategico, che verrà perseguito agevolando le spese sostenute sia dai consorzi che dagli organi gestori dei contratti di rete nonché la costituzione dei fondi comuni.

L'impegno della politica economica provinciale è quindi sempre intenso, nella consapevolezza che lo sviluppo sociale, economico e culturale del Trentino non possa prescindere dalla presenza di una forte e dinamica imprenditoria, primaria generatrice di innovazione e tessitrice di reti di relazioni internazionali.
È mia intenzione avviare già dalla prossima settimana una serie di incontri con i rappresentanti delle associazioni degli artigiani e degli industriali, per lavorare assieme al progetto della filiera trentina dell'edilizia.