"Facciamo funzionare quello che c'è"

Il PD critico sul progetto annunciato dal nuovo presidente della Fbk.
L. Patruno, "L'Adige", 28 marzo 2011

Il nuovo presidente della Fondazione Kessler, Massimo Egidi, ha rilasciato ieri al direttore dell' Adige , Pierangelo Giovanetti la sua prima intervista da quando ha assunto l'incarico.
E l'impostazione che ha detto di voler dare alla sua presidenza e ai rapporti con l'università sono piaciuti ai vertici del Pd, il primo partito della coalizione che governa in Provincia e che è particolarmente attento ai temi dell'università e della ricerca.
Michele Nicoletti , segretario del Pd del Trentino e professore di filosofia dell'Università di Trento, dà un giudizio positivo sui progetti del neopresidente anche se non risparmia di evidenziare alcuni punti critici. «Apprezzo le idee che Egidi porta con sè - commenta Nicoletti - tutti infatti ci auguravamo un rafforzamento di iniziativa per la Fondazione Kessler. E mi fa piacere anche la direzione di una collaborazione con l'università che noi abbiamo sempre auspicato».
Riguardo ai progetti di ricerca e in particolare all'annuncio di Egidi di dare vita anche a Trento a una School of Government sul modello di quella che è stata aperta all'università Luiss di Roma, di cui lo stesso Egidi è rettore, Nicoletti è più scettico e dice: «Saranno gli istituti di ricerca a individuare le priorità, ma personalmente sono sempre più preoccupato di fare funzionare bene quello che già esiste, prima di fare cose nuove. È giusto dotarsi di strumenti di valutazione di impatto delle decisioni pubbliche nella società, ma penso che in Trentino già ci siano persone che se ne occupano sia a livello di ricerca, personale e di gruppo, che di istituzione. Quindi semmai si potrà fare un coordinamento di quello che c'è».
Nicoletti vorrebbe infatti che si valorizzassero nell'area umanistica della Fbk l'istituto storico italo-germanico e l'istituto di scienze religiose che «hanno saputo realizzare una sintesi tra due anime del Trentino che erano lacerate: l'anima italiana e tedesca e poi l'anima della cultura scientifica laica con quella della riflessione religiosa e teologica». Un'altra cosa ha lasciato però più perplesso il segretario del Pd ed è l'affermazione di Egidi per cui l'università deve essere all'altezza dell'interlocutore politico.
«Questa affermazione - sostiene Nicoletti - potrebbe prestarsi a qualche equivoco, ma conoscendo Egidi avendolo avuto come rettore ritengo che volesse dire che l'università deve essere fedele alla propria missione. Non penso infatti che qualche anni fa ai professori della università della California venisse chiesto di essere all'altezza del governatore Schwarzenegger. Se vogliamo sfuggire all'autoreferenzialità dei professori dobbiamo tenere conto che loro hanno una responsabilità innanzitutto verso gli studenti e verso la comunità scientifica perché hanno il dovere di fare scienza».
Il segretario del Pd definisce infine: «Sensata la prospettiva di una collaborazione di fatto tra fondazioni di ricerca e università perché le integrazioni calate dall'alto e la pianificazione politica nella ricerca non funzionano» e invita Egidi e il rettore Bassi a fare un ragionamento comune sulla valorizzazione dei giovani ricercatori per evitare eccessive dispersioni e situazioni di precariato. Il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Luca Zeni , aggiunge: «Egidi tocca un punto importante che è la razionalizzazione dei centri di ricerca per evitare doppioni.
Però dobbiamo intenderci sul come. La School of Government mi sembra, ad esempio, l'idea di una cosa che c'è già all'interno dell'università con la scuola molto simile che era stata creata dal professor Fabbrini». Secondo Zeni un punto su cui Egidi sorvola ma che invece dovrebbe essere centrale è il reperimento delle risorse per la ricerca anche oltre l'ente pubblico. «Noi - dice Zeni - abbiamo bisogno di coinvolgere di più i privati nella ricerca e attrarre investitori anche da fuori». E sul rapporto tra politica e ricerca il capogruppo del Pd conclude: «Io penso che si dovrebbe pensare a un fondo ordinario per finanziare la ricerca di base e un fondo per la competitività dove la politica dà un'indicazione maggiore alla ricerca di cui valutano i risultati».