L. Marognoli, "Trentino", 20 marzo 2011
L'Italia non poteva voltare la testa dall'altra parte perché avrebbe significato «voltarla dalla parte di Gheddafi». Giorgio Tonini, parlamentare trentino del Pd e membro della commissione Esteri del Senato, è tra coloro che hanno ratificato la missione in Libia.
«Abbiamo spinto perché il governo mollasse Gheddafi e si schierasse con gli organismi internazionali», dice, bollando come un grave errore le frenate della Germania e della Lega.
All'indomani delle celebrazioni dell'Unità, l'Italia si è risvegliata in guerra.
La parola guerra a noi fa paura, giustamente. Questa dovrebbe essere per così dire una operazione di polizia compiuta nelle forme previste dalla legalità internazionale. L'Italia non poteva non aderire all'appello delle Nazioni unite, per intervenire a tutela del popolo libico che in questo momento sta soffrendo per la feroce repressione di Gheddafi.
Frattini e La Russa dicono chiaro e tondo che l'Italia non farà l'"affittacamere" per gli aerei altrui, ma parteciperà attivamente ai raid contro obiettivi libici.
Sì, l'Italia è collocata in una posizione geografica tale da non poter voltare la testa dall'altra parte, che vorrebbe dire dalla parte di Gheddafi. La Germania, secondo me commettendo un grave errore perché così si divide il fronte europeo, se lo può permettere. Ma lì nel mezzo ci siamo noi e non possiamo essere neutrali in questa vicenda. Ci viene richiesto di mettere a disposizione basi, aerei e navi. Se Gheddafi non dovesse accettare il cessate il fuoco si passerebbe alla fase due: usare i caccia per colpire i carri armati. Una fase cruenta e rischiosa, da non augurarsi perché è difficile distinguere tra obiettivi militari e civili. C'è anche il rischio che vengano usate persone come scudi umani.
Francesi, inglesi e americani sono già andati all'attacco. Ritiene il loro blitz una forzatura rispetto a quanto concordato in sede internazionale?
Credo sia un atto dimostrativo, una sorta di messaggio a Gheddafi in cui sui chiede di mollare la presa. La no fly zone è un'architettura molto complessa che richiede alcuni giorni per essere messa in piedi. Ma Gheddafi intanto avanzava per mettere tutti davanti al fatto compiuto: per questo si è deciso di cambiare tattica.
E' ancora possibile un passo indietro da parte di Gheddafi?
La speranza è l'ultima a morire. Lui in questo momento è assolutamente isolato: l'Onu l'ha condannato in maniera assolutamente ferma, fino al punto di minacciare di deferirlo al tribunale penale internazionale, ha contro l'Europa, gli Stati Uniti ma soprattutto il mondo arabo e la stessa Unione africana. Purtroppo l'esperienza ci dice che i dittatori amano un finale wagneriano: morire dopo avere incendiato tutto.
Come Sansone e i filistei.
Come Hitler. Sansone in fondo era un eroe positivo.
L'Italia, che ha sempre avuto delle risorse diplomatiche d'alto livello, è in questo momento ancora attiva nella mediazione?
Che io sappia no: ieri è stata chiusa definitivamente l'ambasciata a Tripoli, anche per evitare rappresaglie. E' stato invece riaperto il consolato a Bengasi: un embrione per instaurare relazioni con quella che noi speriamo diventi la nuova Libia. L'Italia inoltre, unica al mondo, ha mandato due navi di aiuti umanitari.
C'è chi parla di eccessiva lentezza nel decidere di intervenire. Qualche giorno fa Gheddafi sarebbe stato molto più debole.
Obama, il regista di questa operazione, ha preferito la via più lunga lavorando alla costruzione di un ampio consenso internazionale, e in particolare nel mondo arabo, e scegliendo un passaggio comunque difficile al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, piuttosto che fare come Bush, cioè un'iniziativa unilaterale che avrebbe corso il rischio di apparire come una guerra dell'Occidente contro gli arabi.
Sono stati considerati i rischi che arrivi qualche missile sulla Sicilia o sul Sud Italia? Noi non abbiamo i "patriot" come Israele.
I rischi sono remoti, in base a quello che si sa dell'apparato bellico di Gheddafi. Ma il rischio zero non esiste e abbiamo chiesto in commissione che siano attivate tutte le misure di protezione del suolo italiano da parte dell'intero apparato Nato, posto che noi siamo in prima linea.
Che dibattito c'è stato all'interno della commissione Esteri?
Ieri è stato tutto molto rapido. Noi dell'opposizione abbiamo sempre spinto il governo ad avere coraggio e a mollare Gheddafi. Così, quando si è presentato con la proposta di partecipare all'intervento su mandato delle Nazioni Unite, non abbiamo avuto nulla di obiettare. Semmai il problema c'è stato con la Lega.
Infatti: che ne pensa della posizione del Carroccio?
E' un fatto politicamente molto grave, perché vuol dire che uno dei pilastri del governo non è d'accordo su una scelta di questa rilevanza. Noi non abbiamo voluto infierire e men che meno utilizzare questa situazione per far mancare i nostri voti perché siamo gente seria e innanzitutto ci deve essere l'interesse del Paese. Ma è evidente che questa situazione non può durare: ci deve essere un chiarimento. Il governo non può fare due parti in commedia.
Napolitano ha usato parole fortemente evocative: non possiamo far mancare il nostro supporto ad un Nord Africa che sta vivendo il proprio Risorgimento.
Sono d'accordo con lui e penso che il ruolo di Napolitano sia stato essenziale nel tenere insieme la politica italiana attorno a un obiettivo così impegnativo ma così doveroso. Noi non possiamo far mancare la nostra solidarietà ai popoli in lotta per la libertà.
Intanto cresce la tensione a Lampedusa. L'Europa sta facendo la sua parte nell'aiutare l'Italia ad assorbire l'ondata migratoria?
Il governo ha pensato di risolvere il problema dell'immigrazione in Italia dando carta bianca a Gheddafi, facendogli fare il lavoro sporco, ma non sappiamo a che prezzo in termini di violazione dei diritti umani. Dobbiamo sperare in un nuovo assetto stabile della Libia, con cui fare un nuovo accordo alla luce del sole. Nell'immediato ci vuole un po' di tempo perché l'Europa faccia la sua parte. Ma gli sbarchi oggi sono insostenibili per Lampedusa, non per l'Italia.