Diecimila firme contro Berlusconi

Tante sono quelle raccolte dal Pd in provicnia e consegnate ieri a Roma.
R. Tosin, "Trentino", 9 marzo 2011
Diecimila trentini hanno firmato per mandare a casa Berlusconi. Il Pd si è impegnato anche in provincia per dare corpo alla campagna lanciata a livello nazionale e che ieri si è concretizzata con il primo blocco di 5 milioni di firme consegnate a Roma. Lo scopo: far sentire al presidente del consiglio forte e chiaro l’invito degli italiani a dimettersi.

Il conto non è però chiuso perché in qualche modo la raccolta di sigle continua e i rappresentanti del Pd hanno ancora in cascina nomi e cognomi di elettori che hanno voluto rispondere all’appello di Bersani. Non tanto con l’obiettivo concreto di convincere il premier a lasciare il governo, quanto per far sentire la propria voce e la propria contrarietà al lavoro dei ministri del centro destra.
 Il Pd trentino ha dunque fatto la sua parte nella raccolta di firme contro Berlusconi. Azione dimostrativa, ovviamente, tanto che la stessa Rosy Bindi, presidente del Pd, ha risposto ai giornalisti scettici che il Pd è ben cosciente che il premier non è tipo da accettare l’invito a dimettersi. Nemmeno di fronte alla montagna di firme che sono state consegnate ieri a palazzo Chigi nelle mani del sottosegretario Letta. In tutto erano 120 scatoloni con 40 mila firme in ciascuno e 3 cd. «Ma al di là del numero - ha detto Rosy Bindi - il significato politico è chiaro a tutti. Questo è stato un momento di partecipazione politica in cui tutti gli italiani si sono espressi. Berlusconi ha dimostrato non solo la sua incapacità di governare ma anche la violazione della dignità delle donne. Avrebbe dovuto già dimettersi visto che in altri Paesi basta copiare qualche capitolo della tesi di laurea per lasciare l’incarico».
 Ironica la risposta del centro destra, sia sul motto dei 10 milioni di firme sia sul “vizio” del Pd di contare (e contarsi), a cominciare dalle primarie. In effetti anche all’interno del principale partito di opposizione le idee non sono chiarissime. La componente ex Ppi e Margherita è in fibrillazione (anche se Letta appoggia Bersani), mentre i veltroniani cominciano a spingere fortemente per un cambio di linea politica prima di tutto, ma di pari passo con un rinnovo dei vertici.
 Oltre alla raccolta firme, anche in Trentino resta impegnato nell’approfondimento dei temi di respiro nazionale per creare i presupposti alla costruzione di una base politica valida per presentarsi agli elettori come alternativa valida e credibile all’attuale sistema di governo. Cosa non facile, vista la situazione nel centro sinistra.