Prodi: «L'Europa ha una grandissima forza economica, è tra le prime regioni del mondo per reddito, per produzione e per esportazioni di merci dall'alto valore aggiunto. Tuttavia sta dimostrando che, in ambito internazionale, non conta assolutamente nulla». L. Basso, "L'Adige", 5 marzo 2011
«L'Europa ha una grandissima forza economica, è tra le prime regioni del mondo per reddito, per produzione e per esportazioni di merci dall'alto valore aggiunto. Tuttavia sta dimostrando che, in ambito internazionale, non conta assolutamente nulla». Romano Prodi - ospite d'onore a Ravina delle Cantine Ferrari incontri - ha usato parole dure nei confronti di un'Unione europea, un'entità giuridica che, a suo dire, «riesce a sopravvivere con l'apporto economico della sola Germania». L'ex presidente della Commissione europea, due volte capo del governo italiano, nonché uno tra i maggiori sostenitori della moneta unica, accolto da buona parte della classe dirigente trentina, ha tenuto una lezione magistrale sull'attuale situazione internazionale. Il titolo dell'intervento, scelto dallo stesso Prodi per sottolineare la sua estraneità da ciò che sta succedendo in Italia, era: «Cosa sta capitando al mondo?». Ed il professore emerito, che si è anche detto felice di tornare a Trento e di provare una certa nostalgia per una città che lo ha visto impegnato nei suoi primi anni di docenza universitaria, ha rispettato pienamente i suoi propositi, trattando solo di storia, di politica e di economia internazionale. Partendo da una breve dissertazione sulla situazione del mondo negli anni Cinquanta, Prodi ha infatti approfondito i cambiamenti degli ultimi decenni, soffermandosi in modo particolare sui poteri nazionali che via via si stanno affermando soprattutto a scapito di quello statunitense ed europeo. «A partire dal 1979 - ha detto - nessuna decisione potrà più essere adottata senza prendere prima in considerazione la Cina, l'unico Paese al mondo che riesce ad esportare non solo prodotti dall'alto valore di mercato, ma anche capitali e lavoratori». Una posizione, precisata poi in relazione alla perdita decisionale del G8: «L'incontro tra i grandi della terra - ha infatti aggiunto - è diventato ormai una sorta di agenzia di sviluppo che non riesce nemmeno a mantenere gli impegni presi. Forse c'è qualche speranza nel G20, ma, trovandoci ora ad affrontare un periodo di grandi mutamenti, è difficile poter riconoscere distintamente i nuovi protagonisti della scena politica ed economica mondiale». Conciso, invece, il riferimento a ciò che sta accadendo in Libia, pur riconoscendo che «tutti i Paesi del continente africano avranno un ruolo chiave nel nostro futuro». Ma se l'insanabilità del Nord Africa non è stata affrontata in modo approfondito, questo è dovuto alla «mancanza di informazioni su ciò che sta succedendo realmente», un'insufficienza che, continua Prodi, «non permette di prevedere a cosa porteranno gli sconvolgimenti in corso». A questo proposito, però, ha voluto lanciare un monito: «Al di là delle semplificazioni giornalistiche, è bene che L'Europa prenda una posizione decisa, non farlo significherebbe non esistere». In ultimo proprio l'Unione dei Paesi europei, i più bacchettati dall'ex presidente: «È chiaro - ha sostenuto - che in questo momento a dettare le regole è solo Angela Merkel, mentre Sarkozy è stato relegato al ruolo di portavoce. Ma la mancanza di iniziative condivise evidenziano la moltitudine di interessi nazionali in gioco ed una divisione irriducibile tra le fila dei politici europei». All'incontro, introdotto dal «padrone di casa» Gino Lunelli, erano presenti numerosi esponenti delle categorie economiche e l'arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan.
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