Luca Zeni, "Trentino", 4 marzo 2011
Gentile Direttore,
Il Suo giudizio critico nei confronti della nuova legge sulle nomine votata dal Consiglio Provinciale mi offre l’occasione di esprimere alcune prime considerazioni. La fase che dovrà vivere nei prossimi anni l'autonomia trentina sarà quella della responsabilità e dell'innovazione, e sempre più rilevante sarà il ruolo delle società di sistema della Provincia, che investono centinaia di milioni di euro in settori strategici.
Quelle stesse società che, purtroppo, stanno anche accumulando debito pubblico. Per questo le persone chiamate a guidarle dovranno garantire la massima competenza e capacità di visione.
Prima dell’approvazione della nuova legge non esistevano regole, la Giunta Provinciale sceglieva senza la possibilità di potersi avvalere di liste aperte e pubbliche.
Tutto avveniva senza che i cittadini e soprattutto i potenziali talenti interessati potessero partecipare direttamente.
"Ma la legge non garantisce a sufficienza - é l'obiezione - alla fine la Giunta può decidere ciò che vuole".
Intanto diciamo che qualcosa è meglio del nulla precedente, e si inseriscono criteri non derogabili come il limite di mandati e il divieto di cumulo di cariche, che garantiscono rinnovamento e limitano il rischio di conflitto d'interessi e di "incrostazioni".
Ma poi occorre ribadire che la legge non ha mai voluto introdurre un concorso pubblico.
L'obiettivo é trovare il giusto mix tra l’elemento della competenza e l'elemento fiduciario (che non significa cieca fedeltà personale, ma condivisione di una linea politico-amministrativa per gli interventi sulle aree interessate dalle diverse società).
Il percorso previsto prevede due aspetti molto importanti.
Il primo riguarda la pubblicità e la trasparenza. A differenza di come qualcuno li ha voluti interpretare, questi elementi non sono posti (tanto o soltanto) per "porre un argine al potere della giunta", ma per introdurre una opportunità in più! Consentire a tutti di presentare la propria candidatura significa far emergere nuove energie e competenze presenti in Trentino, e dare un'opportunità in più all'esecutivo, che può conoscere persone preparate che altrimenti sarebbero rimaste nascoste. Certo, è poi nel coraggio e nella lungimiranza dell'esecutivo stesso saper cogliere o meno questa opportunità, approfondire la conoscenza dei migliori curricula; di certo prima questa opportunità non c'era.
Il secondo aspetto riguarda il coinvolgimento della commissione del Consiglio Provinciale, che riceve l'elenco dei candidati, eventualmente integrato "in casi particolari, motivati nella proposta di candidatura" da alcuni nomi proposti della giunta.
Questo naturalmente perché potrebbe accadere che per una società vi siano candidature scarse e tutte di basso profilo, ma non è certo questo il caso.
La commissione può poi esprime un parere. Certo, il parere non è vincolante, ma è giusto che sia così! L'esecutivo deve poter scegliere, assumendosene la responsabilità.
Ma esiste nei rapporti istituzionali, a tutti i livelli, un sistema di bilanciamenti e di confronto che ha un'importanza fondamentale per il corretto funzionamento delle istituzioni.
Esiste a livello nazionale (pensiamo alle raccomandazioni del Presidente della Repubblica: le leggi le fa il Parlamento, ma non tener conto delle parole del Presidente sarebbe una forzatura evidente), esiste a livello europeo (pensiamo a come é stato nominato poche settimane fa Gianni Kessler all'Olaf: la competenza era della Commissione Europea, che però ha tenuto conto del parere delle due commissioni di Parlamento e Consiglio).
Poi é chiaro che questo percorso può infastidire sia una politica poco convinta della bontà delle scelte che compie sia quei candidati poco convinti della caratura del proprio profilo, e che preferirebbero passare per altre vie.
Vogliamo ammettere a noi stessi che in Trentino spesso c'è un'abitudine poco incline alla valorizzazione del merito che consente di raggiungere cariche e posizioni di responsabilità senza confrontarsi con altri candidati a viso aperto?
Uno dei principi cardine della democrazia é la possibilità per i cittadini di valutare le scelte, e la corrispondente responsabilità politica di chi le compie.
Certo, la legge è il frutto anche di una mediazione e potrà essere migliorata in alcuni strumenti applicativi quando vi saranno le condizioni politiche necessarie, ma non possiamo rinunciare ai principi sottesi, la trasparenza e il merito, perché il Trentino saprà essere eccellenza soltanto se continuerà ad aprirsi, valorizzando le tante energie e competenze che ci sono ma che spesso rimangono nascoste.