Troppi dottorandi in Trentino, ma gli studenti trovano lavoro. Zeni: "Il governo nazionale dovrebbe investire di più su ricerca e università". L. Pianesi, "Trentino", 27 febbraio 2011
L’Università di Trento non è un’agenzia di collocamento che garantirà a tutti gli studenti un dottorato di ricerca e successivamente un posto fisso da ricercatore o da professore ordinario all’interno del nostro ateneo. Questo è il messaggio che esce dalla conferenza, tenutasi venerdì sera a Povo, organizzata dal gruppo consiliare del Pd della collina. Ester Dalvit, dottoranda in matematica, ha introdotto la discussione spiegando cos’è un dottorato di ricerca: «L’Università paga una borsa di studio intorno ai mille euro al mese, per 3 anni, a un laureato affinché questi porti a termine un progetto di ricerca. La speranza è quella di diventare ricercatore e magari, in un futuro, docente universitario. Il problema è che, a oggi, la domanda di ricercatori sembra già satura rispetto al numero di dottorandi che si propongono. E’ giusto che lo Stato impieghi tanto tempo e risorse per formarci e poi ci costringa a scappare ad arricchire altri paesi?». La risposta è certamente no e «il governo nazionale dovrebbero investire di più su ricerca e università» - ha commentato Luca Zeni, capogruppo Pd in Consiglio provinciale. Alessandro Dalla Torre, Direttore dei Servizi FbK, ha snocciolato alcuni dati: «Il nostro è un sistema di eccellenza. L’ 88% dei laureati presso l’ateneo trentino, contro per esempio l’82% di quelli in Lombardia, inizia a lavorare entro 1 anno e impiega 3 mesi in meno di un collega laureato in altre università italiane per trovare un’occupazione. Ciò grazie anche alle politiche provinciali: l’università e la ricerca, tra tasse e contributi, costano 300 euro all’anno ad ogni cittadino trentino ma sono certamente soldi ben investiti perché la disoccupazione giovanile da noi è dell’8,9%, addirittura inferiore alla media europea che è del 18%, e lontanissima da quella nazionale che viaggia intorno al 30%» - ha concluso Dalla Torre. Andrea Caranti, preside di Scienze ha aggiunto: «L’Università di Trento attira studenti e ricercatori stranieri e questo è il vero indice per stabilire che il nostro ateneo è prestigioso, riconosciuto e competitivo rispetto a quelli internazionali anche se, chiaramente, ciò può chiudere la strada ad alcuni dei nostri ragazzi».
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