Trento, 24 febbraio 2011
L’iniziativa legislativa è partita delle consigliere Sara Ferrari e Margherita Cogo ed è stata sottoscritta dai consiglieri del Gruppo consiliare del Partito Democratico Mattia Civico, Michele Nardelli e Luca Zeni.
Questo disegno di legge cerca di colmare un vuoto esistente mettendo in campo una serie di misure positive atte a eliminare e prevenire discriminazioni o a compensare svantaggi derivanti da atteggiamenti, comportamenti e condizioni in essere che possano risultare d’ostacolo, ritardare o inibire lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile e giovanile nella nostra provincia.
Non si tratta di azioni riferite ad una minoranza della nostra società ma piuttosto di offrire sostegno e promozione ad uno dei due generi fondanti la nostra collettività e ai giovani che si affacciano al mercato del lavoro.
Per quanto riguarda le donne, non va dimenticato che per secoli la loro appartenenza al genere femminile è stata causa di esclusione sociale e politica. Ancora oggi portiamo l’eredità storico-culturale che ha fondato e costruito l’identità femminile e l’identità maschile in due ambiti strettamente separati.
Questo schema rigido ha spesso significato per le donne un elemento di svalutazione sul piano sociale.
Nonostante il diritto di eguaglianza, a partire dalla nostra Carta costituzionale e dalla legislazione a tutela della donna e della maternità, abbia rimosso questa sgradevole equazione molti sono ancora gli stereotipi e i pregiudizi in questo senso e gli impedimenti sostanziali.
Il lavoro e l’impegno della Comunità europea in questo ambito, fin dalla sua costituzione, non è mai venuto meno promuovendo in tutti i modi la parità di diritti tra donne e uomini nel lavoro, nella formazione, nella società nel suo insieme.
Se è vero che l’Europa ha compiuto notevoli progressi, negli ultimi decenni, con azioni volte alla realizzazione della parità tra uomini e donne, e questo impegno viene continuamente ribadito da parte della Commissione, proponendo e sostenendo misure specifiche volte a promuovere la parità tra i generi, molto resta ancora da fare e, per raggiungere un obiettivo comune così importante per la nostra società, dobbiamo anche noi impegnarci sul nostro territorio realizzando “azioni” a sostegno della parità fra uomo e donna oggi ancora ostacolate nella sostanza da molteplici impedimenti.
Se consideriamo, infatti, una ricerca, pubblicata alla fine del 2010 da Manageritalia, notiamo che in Italia le donne imprenditrici sono il 23,4 per cento, contro una media europea superiore al 33 per cento, se poi vogliamo approfondire le statistiche ci accorgiamo che le donne imprenditrici sono statisticamente di più al Sud (25,8%) e al Centro (23,9%) che non al Nord, con il Nord Est in ultima posizione (20,9%). Il Molise è al primo posto, il più vicino alla media europea, con ben 30,6% donne imprenditrici, seguito dalla Basilicata (28,1%), dall’Abruzzo (27,7%) e dalla Campania (27,4%) mentre Emilia Romagna (20,2%), Lombardia (20,5%) e Trentino-Alto Adige 20,3%) sembrano essere i fanalini di coda di questa classifica.
La Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento offre uno spaccato ancora più inquietante, nella pubblicazione del maggio 2010, dedicata all’8a giornata dell’economia, pubblicando le elaborazioni di Retecamere su dati dell'Osservatorio sull'imprenditoria femminile UnionCamere - Infocamere (2009).
Da questa interessante raccolta dati risulta che: «le imprese a conduzione femminile a fine 2009 erano 9.293, il 17 per cento del totale delle imprese registrate in provincia.». La maggiore concentrazione, sul totale delle imprese femminili, si registra nel commercio (24,1%), nell’agricoltura (23,4%), negli alberghi e ristoranti (16%) e nelle atre attività di servizio (11%).
«Le donne imprenditrici, presenti in azienda come socio (48% dei casi), titolare (29,6%), amministratori (15,2%) o con altre cariche, a fine 2008 erano 20.228, con una forte presenza nel commercio (22,4% del totale delle donne imprenditrici) negli alberghi e ristoranti (22,2%) e nell’agricoltura 12,2%).».
Di fronte ad una femminilizzazione così bassa dell’imprenditoria, che rischia di penalizzare notevolmente il nostro territorio soprattutto se si considera che le donne sono il 58 per cento dei laureati e che quindi, in proporzione, molti talenti vanno sprecati, si capisce che molto deve essere ancora fatto per potenziare questo comparto e contribuire così alla ricchezza della nostra provincia.
Fondamentale diviene, per la nostra democrazia, garantire pari indipendenza economica a donne e uomini e completa realizzazione delle potenzialità delle donne ma anche dei giovani ed il pieno impiego delle loro capacità.
È importante, inoltre, offrire un diverso approccio alle prospettive di lavoro, sia alle donne che ai giovani, proprio in un momento in cui si assiste al progressivo venir meno delle “garanzie” lavorative. Nel difficile panorama economico attuale queste due categorie risultano quelle maggiormente penalizzate, quindi una loro partecipazione attiva a livello imprenditoriale contribuirebbe altresì ad un rinnovamento della classe imprenditoriale, a partire da una nuova progettualità sostenibile sia eticamente che socialmente e ad un aumento del PIL: l’innovazione fa bene all’economia.
Se osserviamo, infatti, i dati relativi alle imprese in Italia i cui titolari siano giovani nella fascia d’età fra i 18 e i 29 anni, oltre a notare un calo di persone attive dal 2008 al 2009 (si passa infatti da 8.188.229 a 8.119.377) si nota che la nostra provincia registra un dato nettamente inferiore (4,9%) rispetto alla media nazionale (7,9%).
La questione è ancor più importante se si considera che il dato fa riferimento all’ambito giovanile il quale - se non altro per logiche anagrafiche - dovrebbe rappresentare il futuro dell’economia trentina.
Occorre fornire ai giovani gli strumenti per realizzare un futuro credibile e sostenibile, incentivando la formazione e l’istituzione di una imprenditoria giovanile che possa rappresentare le nuove fondamenta della nostra economia e della nostra società per gli anni a venire. Oggi le imprese trentine spesso chiudono, penalizzando così notevolmente l’occupazione locale, anche perché non c’è un ricambio generazionale, visto che i giovani non sono sostenuti e non si trovano nelle condizioni di affrontare, creandole, nuove esperienze imprenditoriali.
La legge intende favorire e sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e giovanile, promuovendo la formazione imprenditoriale e qualificando la professionalità delle donne imprenditrici e dei giovani imprenditori, agevolando l’accesso al credito, favorendo la nascita, anche in forma di cooperativa, e sostenendo la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne. Attraverso questa legge s’intende inoltre promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile e giovanile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi.
Sono beneficiari degli aiuti di questa legge le piccole e medie imprese e le microimprese che abbiano sede legale, operativa e amministrativa in Trentino.
I progetti finanziabili dalla presente legge sono: l’avvio di una nuova attività, il rilevamento di un’attività preesistente, la realizzazione di progetti aziendali innovativi, l’acquisizione di servizi in grado di aumentare la produttività, di apportare innovazione organizzativa, di favorire il trasferimento di tecnologie e la ricerca di nuovi sbocchi di mercato.
I contributi possono essere erogati in conto capitale, sotto forma di finanziamenti agevolati o di prestiti quinquennali. Gli aiuti possono venir concessi per la formazione, per sostenere spese gestionali (relative alla prima annualità), per l’acquisto di software e apparecchiature, per coprire costi relativi al congedo parentale e per contributi previdenziali per figli e familiari.
Viene istituito, da parte della Provincia un fondo interamente dedicato all’imprenditoria femminile e giovanile così come viene affidato all’Agenzia del Lavoro il compito di realizzare ogni iniziativa utile per il raggiungimento delle finalità di questa legge.
Sara Ferrari, Margherita Cogo, Mattia Civico, Michele Nardelli, Luca Zeni