Michele Nardelli, "Trentino", 22 febbraio 2011
Scoppia anche la Libia. Guardo con apprensione quanto accade in questo strano e indecifrabile paese dove la dialettica politica e culturale è rimasta sopita (o incarcerata) per quasi quarant'anni.
Forse anche per questo qui le cose sembrano mettersi in maniera diversa rispetto alla sollevazione degli altri paesi, si spara dagli elicotteri sulla gente e i morti sono centinaia. Saranno migliaia... falciati dall'artiglieria di un governo che ha smarrito ogni briciolo di umanità in nome del potere assoluto.
Questo è Gheddafi, l'amico di Berlusconi ma anche di tante aziende (Unicredit, Fiat, Eni...) e personaggi che non hanno esitato a mettere in campo affari d'oro alla faccia del rispetto dei diritti umani, da ultimo il presidente del consiglio che nella sua ultima visita ha prospettato di fare della Libia il più grande stato offshore del Mediterraneo. Gheddafi ha largamente beneficiato di amicizie e connivenze (bipartsan) e non posso dimenticare l'intervento a gamba tesa di Massimo D'Alema in Commissione parlamentare sull'accordo italo-libico sull'immigrazione, quando orientò in modo favorevole il voto del PD su quell'odioso provvedimento. A testimonianza di un insopportabile realismo politico e forse anche di altro.
Quel che avviene in Libia getta un'ombra cupa sulla rivoluzione democratica che sta investendo il mondo arabo. Si bombarda la gente e con essa il sogno della democrazia e della libertà. Eppure non inficia per nulla la sua straordinaria portata. Ne parlo al forum per promuovere a breve una iniziativa pubblica di riflessione, che peraltro corrisponde all'attenzione che come Forum abbiamo dedicato in queste settimane al Mediterraneo.
In questo clima di preoccupazione e di dolore, il lavoro quotidiano rischia di apparire inessenziale. Così gli incontri e le riunioni che si susseguono lungo l'intera giornata. Con Michele Rumiz e Dessislava Dimitrova, rispettivamente responsabili di Slow Food per l'Europa orientale e del Convivio dei Monti Rhodopi (Bulgaria). Con loro parliamo di turismo responsabile nella regione, del viaggio che stiamo organizzando sul Danubio, dell'opportunità di inserire anche la Bulgaria negli itinerari e nelle proposte di viaggio del turismo responsabile.
Sopraluogo con l'Itea al passaggio Teatro Osele dove dovrebbe sorgere il "Cafe de la Paix". Uso ancora il condizionale perché è bene avere la necessaria prudenza quando si è in presenza di un progetto piuttosto ambizioso come questo. Discutiamo dei lavori necessari per mettere a norma i locali e per una destinazione diversa da quella originaria. Insomma, si comincia a vedere la dirittura d'arrivo.
Di questo parlo con il direttore del Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi per definire le necessarie sinergie. Questo accanto ad un'agenda di impegni che vanno dal taglio da dare in Trentino il prossimo 17 marzo al centocinquantenario dell'unità d'Italia, al federalismo europeo (chi si ricorda del settantesimo anniversario del Manifesto di Ventotene?), alle attività attorno ai temi della memoria.
Nel primissimo pomeriggio, riunione di maggioranza sulle "Linee guida per le politiche culturali della Provincia" predisposte dall'assessorato. Panizza illustra i punti salienti, in buona sostanza condivisibili, anche se il documento trascura il tema della cultura diffusa, ovvero tutto quel che non investe le istituzioni culturali e museali sulle quali è incardinato il sistema culturale trentino. In questo senso annuncio la predisposizione di un disegno di legge inerente il tema dell'educazione permanente e informale, il sostegno e la promozione di quelle attività che costituiscono già oggi un tessuto essenziale di crescita diffusa della conoscenza. O forse non vediamo che, nonostante gli ingenti investimenti della Pat in cultura, aumenta l'analfabetismo di ritorno, l'imbarbarimento delle famiglie che trascorrono il loro fine settimana nei centri commerciali o davanti agli schermi televisivi? Una riflessione si pone, un contributo che mi ripropongo di scrivere a breve.
Dall'incontro con Panizza mi sposto al Forum per la Pace e i Diritti Umani, dove ci troviamo con Erica Mondini per concordare le attività del Forum nella realtà di Rovereto: anche in questo caso, un ricco programma di iniziative che verranno illustrate in una conferenza stampa aperta che programmiamo per il prossimo 12 marzo, insieme a tutti i soggetti coinvolti nelle attività sulla "Cittadinanza Euromediterranea".
L'ultimo appuntamento della giornata è con Salvatore Dui, rappresentante della comunità sarda in Trentino. Vediamo il programma che insieme al Forum proporremo nei prossimi mesi: inizieremo il 16 aprile nella chiesetta di Sant'Anna con una manifestazione dal titolo "Intrecci di pace" sulla tradizione della lavorazione delle palme in Sardegna con la professoressa Nevina Dore; seguirà una giornata di riflessione sul sacrificio nella prima guerra mondiale di tanti giovani sardi mandati al macello per un paese che li considerava figli di un Dio minore, riprendendo il Lussu de "Un anno sull'altipiano" e le straordinarie immagini di "Uomini contro", avviando in questo contesto una collaborazione fra i musei storici del Trentino e dell'Ogliastra; ci proponiamo di affrontare i temi del federalismo, mettendo a confronto l'autonomia trentina e quella sarda, potenzialità di autogoverno declinate diversamente nonostante la terra di sardegna abbia saputo esprimere pensieri alti nell'elaborazione federalista. Un impegno culturale per dare senso e respiro ad un momento di festa nella quale il Trentino incontra la Sardegna, le sue culture, i suoi saperi, la sua gente.
Mi piace l'idea di tornare sulla storia per proporre sguardi diversi e non banali sul nostro presente.