Il governatore Lorenzo Dellai ha detto no al decreto Gelmini sia per quanto riguarda il maestro unico che il ritorno al voto in condotta come causa della bocciatura anche nelle scuole dell'obbligo e ha ripetuto più volte che in Trentino non saranno applicate né l'una né l'altra riforma.
L. Patruno, "L'Adige", 17 ottobre 2008
L'unica novità che sarà recepita, perché di sistema, è quella che riguarda i nuovi indirizzi delle superiori (6 indirizzi per i licei, 11 per gli istituti tecnici, 5 per l'istruzione professionale). Ieri però Dellai è intervenuto di nuovo sul tema della scuola per contestare anche la mozione proposta dalla Lega nord e approvata dalla maggioranza alla Camera, che prevede «classi di inserimento» per i bambini stranieri «con la scusa che non conoscono la lingua italiana». Se a questa seguirà una adozione da parte del governo Berlusconi, Dellai dice che il Trentino non si adeguerà. «Si parte da un problema reale - sostiene Dellai - e si dà una risposta totalmente sbagliata. Questo dimostra ancora una volta che la Lega è come la febbre che segnala le malattie ma non è la medicina. C'è infatti il problema di un'integrazione positiva degli stranieri che avviene anche attraverso l'apprendimento della lingua italiana, ma noi riteniamo che ci si debba muovere in direzione opposta rispetto a quanto vuole fare la Lega. Tornare alle classi differenziate, magari anche per i portatori di handicap, è come tornare indietro di decine di anni». «In Trentino - continua Dellai che è anche titolare della competenza sull'istruzione - abbiamo adottato un regolamento per l'inserimento dei ragazzi stranieri che è basato sulla presenza di facilitatori linguistici e mediatori culturali già presenti in molte scuole nonostante i numerosi attacchi della destra contro il centro Millevoci che si occupa proprio di dare questi supporti. Abbiamo anche formato un'ottantina di insegnanti a questo scopo e sono ora referenti in ogni scuola. Le classi differenziate sono una scorciatoia ma rappresentano bene l'idea di società che ha la destra, una società per spazi differenziati». Ancora più duro sulle classi separate per gli stranieri è il segretario e capolista del Pd, Alberto Pacher , che parla addirittura di «anticamera dell'apartheid». «Immaginiamoci la scena. - scrive in una nota Pacher - Suona la campanella. I bambini entrano in classe. Da una parte i piccoli italiani, dall'altra i piccoli extracomunitari. Tutti in fila per cominciare la lezione, ma divisi da un muro. Un muro di cemento, ma peggio ancora un muro di pregiudizi che inevitabilmente cominceranno ad albergare nei pensieri di questi bambini che si guarderanno con diffidenza, perché si sentiranno diversi, perché trattati diversamente da un sistema scolastico che invece di favorire l'integrazione, alza barriere e crea situazioni discriminanti. Siamo all'anticamera dell'apartheid, ovvero alla prima pietra della costruzione di una normativa che regoli gli ambiti di residenza, di vita e di lavoro dei cittadini, a seconda della loro appartenenza etnica. Creando classi "speciali" per bimbi extracomunitari si getta benzina sul fuoco dell'intolleranza, si preparano futuri cittadini socialmente diseguali che fin da piccoli sentiranno su di sé la discriminazione ed il peso di un'umiliante separazionismo». Il candidato presidente del centrodestra, Sergio Divina , che è pure senatore proprio della Lega nord, ritiene che tutte queste reazioni siano «strumentali e forzature». «La mozione proposta dalla Lega e approvata dalla Camera - sostiene Divina - è una risposta a quanto stanno chiedendo le famiglie. Non ha senso che i bambini stranieri vengano buttati in un contesto scolastico se non sanno la lingua e non capiscono niente, cosa fanno si esprimono a gesti? Le classi di inserimento servono per consentire agli extracomunitari di imparare l'italiano e credo che i primi a beneficiare di questa organizzazione sono proprio loro». «Una volta che capiscono la lingua - prosegue Divina - vengono reinseriti nelle classi con gli altri bambini. Questo, ripeto, è utile a loro ma naturalmente anche agli altri bambini che non sono penalizzati dal fatto che gli insegnanti devono seguire gli stranieri che non stanno al passo con le lezioni. Sono convinto che sia una soluzione di buon senso che i cittadini condividono e le accuse di razzismo sono solo strumentalizzazioni ideologiche».
Leggi anche:
"Classi separate, scontro tra i candidati", T. Scarpetta, Corriere del Trentino 17 ottobre 2008
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