La proposta dell'assessore Olivi per l'Unità d'Italia: «Luoghi di lavoro a porte aperte». F. Da Deppo, "Trentino", 7 febbraio 2011
Un giorno per riflettere e non solo per celebrare. E' il 17 marzo secondo l'assessore provinciale all'economia Alessandro Olivi, che, nel 150º dell'Unità d'Italia, le fabbriche è d'accordo a fermarle, ma non vorrebbe chiuderle. «Apriamole - propone - apriamole alla comunità, alla gente, trasformiamole per un giorno in luoghi di dialogo fra lavoratori, imprenditori e cittadini, piazze di dibattito sul lavoro, sulla crisi e ciò che ci può unire per uscirne. Apriamole per festeggiare l'Unità non come una vacanza e non con una liturgia fine a se stessa, ma come occasione per parlare del nostro futuro». Chiuse o, come dice lei, a porte aperte, le fabbriche non produrrebbero. E Confindustria è preoccupata. L'ha detto Emma Marcegaglia e ieri, sul Trentino, l'ha ribadito la presidente trentina Ilaria Vescovi: la festa ci sta, ma celebriamola di domenica. L'allarme di Confindustria non va preso sottogamba: c'è una ripresa, timida, fragile, mal distribuita ma c'è, e fermarsi può avere delle controindicazioni... D'accordo. Ma il problema della produttività non dipende da un giorno di lavoro in più o in meno. Anche perché, oltre alle ore lavorate, la produttività si misura in qualità, relazioni, posti di lavoro, coesione sociale, in condivisione di una memoria (l'Unità) e di responsabilità (nella crisi). Il 17 marzo è un pretesto... Le discussioni di questi giorni mi sembrano più simboliche che sostanziali. E la sostanza qual è? In fatto di produttività e competitività, il deficit italiano (e trentino, per quanto da noi con significative eccezioni) è un'eredità di scarsi investimenti nella formazione e nell'innovazione. E, poi, ci mancano la capacità e la disponibilità di governare la domanda di lavoro con opportuni sacrifici, guardando oltre la difesa di posizioni presuntamente acquisite.
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino