In trenta giorni paghiamo le ditte

Vorrei rispondere al presidente dell'Associazione artigiani e piccole imprese della Comunità Valsugana e Tesino, sulle presunte lentezze della Provincia nel liquidare i pagamenti alle ditte che si sono aggiudicate un appalto pubblico.
Alessandro Olivi, 3 febbraio 2011

Mi preme infatti sgombrare il campo, una volta ancora, dalla consueta «litania» del pubblico come sinonimo di improduttività. Se va riconosciuto come dato incontrovertibile che il tema della liquidità è stato una delle manifestazione più acute, uno degli elementi più critici di questa congiuntura economica, sull'altro fronte è innegabile che la Pubblica amministrazione, di fronte a queste criticità, fin da subito ha attivato una manovra precisa, con la finalità di sostenere le imprese proprio sul fronte della carenza di liquidità e dell'accesso al credito.
È quindi piuttosto sorprendente che, a fronte di uno sforzo che ha avuto riconoscimenti pressoché generalizzati quanto alla sua concretezza e tempestività, si ricorra ancora una volta nel rituale e superficiale giudizio sulla lentezza e la burocrazia del pubblico.
Due le strade che la Provincia autonoma di Trento ha intrapreso. Prima di entrare nel merito dei provvedimenti di sostegno alle imprese, voglio ricordare la prima misura con la quale abbiamo affrontato la crisi, ovvero una trasformazione interna che ci ha permesso di migliorare la nostra produttività ed efficienza, consapevoli che si trattava di un passaggio fondamentale non solo per reagire alla congiuntura, ma anche per preparare un contesto più adeguato a quella che sarà la ripresa. Uno degli elementi che ha caratterizzato questa riforma della pubblica amministrazione, questa innovazione della nostra macchina burocratica, è stata infatti la delibera assunta ancora nel 2009, la quale prevede che i pagamenti alle imprese che abbiano fornito beni e servizi alla pubblica amministrazione debbano essere effettuati nel termine dei 30 giorni.
Dai dati relativi al 2010 risulta che in Trentino l'86% dei pagamenti alle imprese (pari a 4,86 miliardi di euro) è avvenuto nel rispetto di questa tempistica. Vale la pena di ricordare che i tempi medi di pagamento a livello nazionale superano i 125 giorni. Non solo abbiamo adottato questa regola, ma abbiamo anche istituito un osservatorio interno per effettuare un monitoraggio costante dell'andamento del rapporto fra prestazioni rese all'amministrazione e loro pagamento, al fine di verificare quanto di questo nostro sforzo raggiunge le imprese. Entrando nel merito degli interventi che la Provincia ha posto in essere per sostenere le imprese in un momento di forte carenza di liquidità e di difficoltà - tuttora in corso - di accesso al credito, sono state messe in campo misure molto concrete che sono: il sostegno ai mutui di riassetto finanziario delle piccole e medie imprese (su totale di 450 milioni di euro di finanziamenti, l'impegno pubblico è di 37 milioni di euro, di cui 25 milioni per le imprese di minore dimensione); i prestiti partecipativi, che ci hanno permesso di agire sul rafforzamento patrimoniale delle imprese (su un totale di 172 milioni di euro di prestiti, l'impegno pubblico è di 30 milioni di euro); il recente fondo speciale a sostegno dell'edilizia, altro strumento per agevolare la provvista finanziaria delle imprese di questo comparto, quello che per il momento sembra stentare ancora nella ripresa.
Accanto a questi strumenti di incentivazione, la Provincia autonoma di Trento, proprio per aiutare le imprese nei cali di fatturato affinché tenessero ferme le loro dotazioni occupazionali, ha messo in campo una straordinaria domanda pubblica di beni e di servizi, riversando sul territorio finanziamenti ai comuni, per le opere immediatamente cantierabili - attraverso i piani straordinari delle opere pubbliche -, e ai privati, con il piano straordinario per l'edilizia privata. Quindi è stata messa in campo una forte domanda pubblica per sostituire la carenza di domanda privata.
E proprio in conseguenza di questa domanda pubblica è stato costruito e attivato il sistema di velocizzazione dei pagamenti pubblici, tradotto nell'obbligo di sostenere i pagamenti entro 30 giorni. Sotto questo profilo va ricordato che la Provincia si è dotata di una apposita disciplina che, in casi di particolare necessità, prevede l'intervento degli strumenti di sistema di cui dispone ed in particolare di Cassa del Trentino. Nello specifico Cassa del Trentino può anticipare pagamenti per conto della Provincia entro i limiti e secondo le modalità stabilite dalla Provincia stessa; nel 2010 ha così immesso liquidità incrementale nel sistema economico pari a 357 milioni di euro, superando in questo modo tutte le criticità connesse al Patto di stabilità nazionale, che vincola e limita i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.
Gli eventuali altri problemi emersi in ordine ai tempi di pagamento non sono dunque imputabili all'amministrazione provinciale; eventualmente possono risultare connessi alla sospensione del servizio di Equitalia, soggetto che non ha nulla a che vedere con la Provincia, relativo alle verifiche previste dalla normativa statale per i pagamenti di importo superiore ai 10 mila euro. Certo, lungi da me il desiderio di indulgere nella retorica del «viviamo nel migliore dei mondi possibili». Ogni critica, anzi è sempre bene accetta e ci può aiutare a migliorare. Attenzione però a non sconfinare nella demagogia. Perché a volte si ha davvero l'impressione che alcuni imprenditori non abbiamo compiuto verifiche, in questi due anni, su quello che accade al di fuori del Trentino. Se lo avessero fatto si sarebbero trovati di fronte un paesaggio sicuramente molto diverso dal nostro, un paesaggio nel quale la crisi ha colpito le imprese con contraccolpi molto più forti della nostra provincia. In Trentino, al contrario, abbiamo dimostrato di aver reagito a questa straordinaria stagione recessiva con una combinazione di strumenti rappresentati: dalla domanda pubblica, dagli incentivi di sostegno all'occupazione, dalla riforma stessa della pubblica amministrazione, quindi con un'innovazione che ha riguardato il nostro essere apparato pubblico. È tutto questo che ha consentito al Trentino di mantenere finora un equilibrio della sua struttura socio-economica, con dati in controtendenza rispetto al resto d'Italia.