"Questa norma garantirà autonomia all'università"

Roberto Pinter soddisfatto delle correzioni: "Si rischia la doppia modifica dello statuto".
"L'Adige", 30 gennaio 2011

È una norma migliore di quella preparata dalla commissione nominata dalla Provincia, ma può essere ulteriormente perfezionata. Ma bisogna fare in fretta per evitare che l'Università degli studi di Trento debba approvare uno statuto provvisorio con cui adeguarsi alla legge Gelmini. È il pensiero di Roberto Pinter, membro della Commissione dei 12 che sarà presto chiamata ad analizzare lo schema di norma di attuazione (si veda l'Adige di ieri) varato dalla Provincia per il trasferimento dallo Stato delle funzioni dell'Università. «Rispetto alla versione preparata dalla commissione - afferma Pinter - lo schema della norma di attuazione presenta alcune novità che vanno incontro ad alcune istanze che anch'io avevo avanzato». Quali sono? «Innanzitutto una maggiore garanzia di autonomia statutaria dell'Università. È un punto cruciale perché ci troviamo di fronte a due grandi autonomie, la Provincia e l'Università, entrambe garantite dalla Costituzione. Va da sé che una non può ledere l'altra e che l'Università deve rispettare i principi della legislazione dello Stato. Così quanto più dettagliamo la norma di attuazione tanto più vincoliamo lo statuto dell'Università. Rispetto all'ipotesi iniziale, il Senato accademico dovrà approvare lo Statuto. La seconda modifica è che l'autorità, chiamata a valutare le candidature per il cda, dovrà essere composta di intesa con l'Università. Inoltre adesso si prevede la presenza nel cda anche di tre persone scelte dall'Università stessa. Alla fine, dunque, nel cda la maggioranza dei componenti proverrà dal mondo accademico». Pinter apprezza il fatto che sia stata smussata «la demarcazione, prima troppo netta, tra organi di amministrazione e gestione dell'ateneo», anche se non nasconde che, rispetto allo schema Gelmini, vi sia maggiore presenza del pubblico. Certo, rimangono alcune questioni aperte: «Per adesso l'Università rappresenta un onere e non una competenza, visto che è stata prevista l'assunzione della spesa senza che ci sia stata una delega. Rivendico comunque la bontà della scelta: vedendo quanto accade a livello nazionale, dico che è stata una scelta strategica acquisire questa e non altre competenze. Qui si garantiranno le risorse all'Università che nel resto d'Italia non sono invece più certe e questo è il modo migliore per garantire autonomia all'Università». Intanto incombono i termini per l'approvazione della norma di attuazione: «La legge Gelmini - conferma Pinter - prevede che gli statuti dell'Università debbano essere adeguati entro sei mesi, pena il commissariamento. Bisogna fare in modo che l'ateneo trentino non debba cambiare per due volte lo statuto. Tuttavia è ancora tutta da trovare l'intesa con lo Stato e da capire da una parte quanto il governo sia disposto ad accogliere l'innovazione contenuta nella norma di attuazione e dall'altra quanti e quali principi della legge Gelmini siano derogabili. A metà febbraio avremo un primo incontro nella commissione paritetica e lì capiremo subito che aria tira. Certo, avremo bisogno di certezze sull'interlocutore che ora, con un governo sull'orlo della crisi, non abbiamo». Peraltro l'esponente del Partito democratico condivide alcune scelte della legge nazionale: «Penso alle pari opportunità previste per assicurare la presenza di donne negli organi di amministrazione, che nella nostra norma di attuazione invece non ci sono».