Il «patto»: coinvolgimento sui grandi temi, ma via l’ostruzionismo.
C. Bert, "Trentino", 22 gennaio 2011
TRENTO. Un ruolo più forte per il consiglio. Un’aula chiamata a decidere anche sui progetti di importo inferiore ai 5 milioni di euro. Coinvolta sui grandi temi - casa, sicurezza, riqualificazioni urbanistiche - per dare il proprio contributo agli indirizzi proposti dalla giunta. Consiglieri incaricati, di maggioranza e minoranza, che per un anno lavorino su argomenti specifici elaborando un pacchetto di proposte. Il sindaco Alessandro Andreatta lancia all’aula di palazzo Thun una sfida su nuove regole: «Ma serve un patto di fiducia reciproca, che cancelli la parola ostruzionismo».
Sindaco Andreatta, partiamo dall’attualità. Il consiglio è di nuovo sommerso di ordini del giorno e a rischio paralisi. Come giudica questa situazione?
Non è per la verità una situazione nuova, io che sto a palazzo Thun dal 1995 ho visto momenti anche peggiori. Questo non significa che la situazione di oggi vada bene. Se l’aula è ingolfata di ordini del giorno sugli argomenti più disparati e non riesce a discutere di temi più importanti e strutturati, occorre trovare strade diverse di coinvolgimento del consiglio per orientare la giunta.
La commissione statuto ci prova da due legislature ma non si è riusciti a trovare un accordo...
Vero. Perché si è partiti da regolamento e statuto. Forse c’è un livello più praticabile.
Lei cosa propone?
Per uscire dall’ingolfamento degli ordini del giorno servono regole condivise, più responsabilità da parte di tutti. Facciamo un passo indietro, maggioranza e minoranza, portiamo in aula argomenti veri. Puntiamo a una maggiore efficacia: serve tempestività, trattare un ordine del giorno 8 mesi dopo averlo presentato non ha senso. Infine più mediazione: fatichiamo di più per trovare convergenze.
Lei ha detto di essere favorevole a un riequilibrio di poteri tra giunta e consiglio. Cosa intende?
Non voglio essere invasivo, ma lancio alcune idee. Quella dei consiglieri incaricati per esempio è una possibilità già prevista dal nostro statuto: non costano nulla, durano 12 mesi, possono essere più d’uno. Troviamo temi e persone stimate, di maggioranza e minoranza, a cui affidare un argomento su cui lavorare per poi avanzare delle proposte.
Altre idee?
Potremmo organizzare momenti informativi su alcuni progetti come scuole, piste ciclabili, servizi agli anziani. Un’altra possibilità che immagino è di sottoporre al consiglio pacchetti di indirizzi su temi di rilievo, su cui l’aula possa portare il proprio contributo. Lo abbiamo fatto per esempio sulla casa, ma ci sono molti altri argomenti, penso per esempio alle riqualificazioni di aree degradate. C’è poi un terzo livello: abbassare la soglia di importo dei progetti (oggi di 5 mila euro, ndr) sotto cui la giunta può decidere senza coinvolgere il consiglio.
Cosa serve per realizzare quello di cui sta parlando?
Un patto che presuppone fiducia reciproca tra maggioranza e minoranza e cancella la parola ostruzionismo. Se vogliamo andare alla sostanza dei problemi, è indispensabile.
Realisticamente, crede che i tempi siano maturi? Il clima non sembra di grande fiducia...
L’errore è di pensare che gli accordi siano sempre a vantaggio di qualcuno, invece le regole sono per tutti, e in ogni tempo. Serve uno sguardo più lungo, se non riusciamo a trovare un’intesa migliore, sarà una sconfitta per tutti.
C’è un punto su cui sente di dover fare autocritica?
È accaduto che ci fossero pianificazioni approvate nelle consigliature precedenti che suonavano come un mancato coinvolgimento dell’aula, a dispetto della volontà della giunta. Le proposte che ho appena fatto credo possano valorizzare di più il consiglio anche rispetto alla giunta, pur nella distinzione dei ruoli.