Folgaria, 21 gennaio 2011
Rosy Bindi arriva puntuale alla Festa Democratica sulla Neve, un appuntamento che, come non ha mancato di ricordare nel suo intervento, è diventato ormai una bella abitudine: “Non è soltanto perché amo la montagna, ma anche perché ritengo sia importante aprire uno spazio di riflessione politica anche in inverno nel quale incontrarci, fare politica e, perché no, anche farci coraggio insieme”.
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Ad accoglierla le consigliere Sara Ferrari, Margherita Cogo e la parlamentare Laura Froner, a rappresentare idealmente tutte le donne trentine che condividono la battaglia di civiltà intrapresa dal Partito Democratico e da Rosy Bindi in particolare, a difesa della dignità della donna. Questo incontro è stato anche un’occasione per lanciare il loro progetto, ideato e sviluppato assieme al mondo dell’associazionismo femminile trentino, che comprende l’apertura di un blog (http://www.donneintrentino.wordpress.com/) dove tutti, donne e uomini, possono “scrivere la propria indignazione” e un momento pubblico di protesta, che si terrà probabilmente all’inizio della prossima settimana. Anche Laura Froner che mercoledì, insieme a Rosy Bindi e a tante parlamentari del Pd, è stata tra le prime a scendere in piazza con un sit-in di fronte a palazzo Chigi, ha voluto con la sua testimonianza unire idealmente questa iniziativa alla mobilitazione nazionale, ricordando che “la donna deve vedersi riconosciuta, a tutte le età, una sua piena dignità”.
Poi Margherita Cogo ha letto parte dell’appello: “Noi non ci riconosciamo in questa rappresentazione della società italiana e vogliamo sottolineare che esiste ben altro e che questo “altro” è fatto da milioni di altre donne che lavorano e che valgono per il loro impegno quotidiano, per la loro serietà e la loro competenza, messa a disposizione giorno dopo giorno per far crescere questo Paese.”
Il segretario del Pd del Trentino Michele Nicoletti, prendendo la parola per introdurre l’ospite, ha ricordato come questo drammatico momento della nostra storia richieda con forza una nuova lotta di liberazione. “Lo diciamo senza retorica e soprattutto senza odio, con le bellissime parole di Calamandrei che spiegava così la sua lotta antifascista: ‘Non ci siamo ribellati per odio, ma per dignità’. Anche in questo momento in cui la vita politica del Paese sembra giunta al suo livello più basso di degrado, è questo il sentimento che guida la nostra voglia di riscattare il nostro Paese: non l’odio, ma la dignità”. Ha poi ricordato quell’orizzonte comune che il popolo delle Feste e il popolo del Pd tutto chiede a gran voce: quello del fare veramente squadra, imparando a non dare all’esterno sempre l’impressione di avere idee diverse, perché quello che all’interno è ricchezza all’esterno può disorientare e indebolire. “ Il partito – ha ricordato Nicoletti - dovrebbe servire a iscrivere il nostro impegno nell’orizzonte dell’impegno di tanti altri, convinti che solo il mettere insieme le nostre forze può darci la capacità di contrastare la forza delle denaro, delle armi, delle televisioni che ieri come oggi si concentrano nelle mani dei più potenti.”
Rosy Bindi ha dedicato gran parte di un intervento “arrabbiato”, forse il più appassionato e trascinante tra quelli ascoltati in questi anni di Feste in Trentine, all’argomento principe delle cronache di questi giorni, lo scandalo che ha coinvolto Berlusconi e le sue ‘notti’. La mobilitazione delle donne che si sta diffondendo e radicando sempre di più sul nostro territorio, ha il compito di trascinare non solo tutto il partito, ma anche tutto il Paese: le donne devono riappropriarsi di un lungo cammino, quello delle battaglie del femminismo che ci hanno fatto raggiungere straordinari risultati, risultati che non possono essere “immolati al sultano”.
La Bindi ha più volte sottolineato che questo che stiamo vivendo non è un momento come gli altri. In questi giorni stanno emergendo evidenze incontrovertibili di qualcosa che molti di noi sanno o sospettano da tempo: “non ci sarebbe stato nemmeno bisogno dell’intervento della magistratura, perché questi fatti rappresentano già di per sé una ferita aperta all’onorabilità delle istituzioni e alla vita democratica del Paese e sono così gravi che non hanno bisogno di essere certificati come reati.”
Il Pd deve aiutare gli italiani ad indignarsi e a non distrarsi, perché ormai siamo noi italiani come comunità a essere derisi in tutto il mondo, e non come prima solo il nostro Presidente del Consiglio; ed è responsabilità in primo luogo degli italiani se Berlusconi governa questo Paese da quasi 17 anni.
In altri momenti della storia, ha ricordato la Bindi, siamo stati capaci di ribellarci e risollevarci da una dittatura e da una guerra, riappropriandoci della nostra dignità; ora gli italiani hanno bisogno di una nuova resistenza, da non combattersi con le armi ma con la forza dei valori, della dignità e dei comportamenti.
“Le parole delle più alte gerarchie della Chiesa e oggi quelle del papa mi hanno aperto il cuore” ha affermato la Bindi, perché se anche un’alta autorità morale, riconosciuta da tutti gli italiani, che incomincia a dire in proposito parole chiave forse molti di noi si risveglieranno da questa assuefazione, che li fa indignare per una settimana e poi, allo scandalo successivo, li fa indignare sempre di meno. Dobbiamo tutti insieme ricostruire l’unità d’Italia attorno ai valori della costituzione e ristabilire un dialogo con il nostro Paese.
Alcune importanti parole la Bindi le ha spese all’indirizzo del popolo leghista. Con tutte le loro battaglie a difesa della moralità, contro i vizi della prima Repubblica, non possono sopportare Berlusconi ancora per tanto e sacrificare alla sua corruzione anche il tanto agognato federalismo: non si deve dimenticare che il loro movimento è nato con una motivazione seria, anche se poi è rimasta stritolata in progetto pericoloso e populista.
“L’Italia non è una videocrazia, ma una democrazia e gli Italiani non sono degli spettatori, ma dei cittadini. Siamo una democrazia parlamentare, dove i governi nascono e muoiono in parlamento, come ci insegna Prodi: dobbiamo opporci con forza all’idea che Berlusconi continua a far passare, che il suo potere gli deriva dall’investitura del popolo!”
Il Pd sta per dare il via a una grande campagna di mobilitazione, che mira a raccogliere 10 milioni di firme per chiedere al premier le dimissioni; ma non dobbiamo dimenticare che “noi lo manderemo a casa perché ha governato male, perché il suo governo non solo ha privato le persone, donne e giovani in particolare, della possibilità di ricevere una retribuzione, ma con il lavoro ha tolto loro la capacità di contribuire alla loro comunità, che è l’anticamera dell’esclusione sociale.
Alcune parole sulla Fiat: “Il nostro Paese è privo di una seria politica industriale e ha preferito far pesare sulle fragili spalle degli operai il futuro dell’azienda automobilistica italiana nel nostro Paese. La risposta del Pd non è stata balbettante ma articolata, e attorno a questo bisogna fare partito, non attorno alle nostre beghe e alle nostre chiacchiere.” Il Pd è pronto a comunicare e condividere il proprio progetto di governo, per discuterlo e arricchirlo insieme: “Dobbiamo riscoprire la funzione progettuale di una politica che guidi il cambiamento e non lo subisca e che crei non consumatori di messaggi ma costruttori di parole”.
Un’ultima battuta su Veltroni e il suo Lingotto: (“mi auguro che sia un affluente per il grande fiume del Pd, perché non è più il tempo di fare le dighe per trattenere l’acqua nel proprio laghetto”), e un appello alla sinistra radicale: “Costruiamo una nuova stagione di riformismo, perché ci stanno a cuore gli stessi valori; ma il nostro problema principale non deve essere chi comanda la nave, ma la costruzione della nave e la scelta dell’equipaggio. No cadiamo in un leaderismo che non ci appartiene”.