Folgaria, 20 gennaio 2011
I dati con cui il giornalista Marco Brunazzo ha introdotto il dibattito dedicato a Scuola e Università sono assolutamente sconfortanti ed emblematici della situazione drammatica in cui versa tutto il sistema istruzione in Italia: 2 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni non studiano e non lavorano, il 50% degli italiani possiede soltanto una licenzia media.
Siamo il penultimo paese europeo per percentuale di PIL investita nell’istruzione; la maggior parte degli edifici scolastici ha tra i 20 e i 30 anni e di questi soltanto il 22% è stato restaurato; il 40% degli studenti universitari è fuori corso e il 20% lascia dopo il primo anno, mentre l’età media dei ricercatori si attesta attorno ai 45 anni.
“Il problema della scuola italiana – ha esordito Giovanni Bachelet, presidente del Forum Nazionale Politiche dell'Istruzione del Pd - è in primo luogo quello che io chiamo delirio del bipolarismo scolastico: ogni governo degli ultimi 15 anni, di destra e di sinistra (l’unica eccezione è forse quella di Fioroni), si è affannato a varare la propria riforma, con il risultato che nel nostro Paese ogni 5 anni cambiano gli ordinamenti scolastici, una cosa incomprensibile e inconcepibile all’estero. Persino l’attuale governo di centrodestra ha preferito accantonare la riforma Moratti, che aspettava da due anni soltanto di essere attuata, e crearne una nuova!
La storia che l’università italiana sia tutta da buttare e in mano alle baronie non è completamente vera e la prova è costituita dalla stessa ‘fuga di cervelli’, che indica come la qualità dei nostri ricercatori sia ancora pienamente riconosciuta. Questo, continua Bachelet, è uno dei soliti slogan berlusconiani, un manganello mediatico che il ministro Tremonti ha usato per giustificare i suoi pesantissimi tagli al comparto dell’istruzione, il ricavato dei quali è andato interamente ad altre voci di bilancio, per Alitalia e per pagare l’Ici ai ricchi. Dietro la riforma Gelmini manca del tutto un’idea organica di scuola: criticava l’alta età media del corpo docente e gli stipendi bassi e, in tutta risposta, ha chiuso le Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario (Ssis) dal 2008 e cancellato gli scatti stipendiali!
Quali sono le proposte del Pd? In primo luogo, spiega Bachelet, noi dobbiamo ricominciare a parlare di sogni e di progetti a lungo termine, impegnarci e trovare risorse adeguate e procedere in modo graduale e condiviso, senza distruggere il sistema a martellate; è poi necessario combattere il centralismo del ministero, che deve limitarsi ad un’azione di indirizzo e valutazione a favore di un’autonomia della scuola vera, responsabile e valutata secondo criteri oggettivi, che permetta di offrire un’offerta formativa migliore e più adatta allo sviluppo del territorio a cui appartiene. Altri importanti obiettivi sono quello dell’organico funzionale, che salvaguardi la continuità didattica sopperendo a eventuali mancanze o richieste formative, e un sistema di reclutamento serio ed efficiente che permetta il ricambio.
Marta Dalmaso, Assessore PD all’Istruzione della Provincia Autonoma di Trento, ha sottolineato come la scelta del governo provinciale di investire in questo ambito il 5% del Pil la differenzia fortemente dal contesto nazionale, come anche il buono stato dei nostri edifici scolastici, che non sono sottoposti a interventi di risanamento, ma a interventi per migliorare l’offerta. La scuola trentina è stata oggetto di una riforma organica a partire dalla legge 5 del 2006, che negli anni è stata implementata. La riforma del secondo ciclo, che ha visto l’emergere di contrasti e contestazioni, ha scontato la concomitanza dell’intervento di riordino a livello nazionale, ma “nonostante alcuni obiettivi limiti di comunicazione e coinvolgimento, ha saputo migliorare efficacemente la riforma nazionale”.
Una particolare attenzione, continua la Dalmaso, è stata dedicata a quel segmento fondamentale del percorso formativo che va dalla prima media ai primi anni delle superiori, per aiutare gli studenti a compiere scelte consapevoli e per offrire una concreta possibilità di riorientarsi se si ha intrapreso un percorso sbagliato. “Sarebbe bello se si cominciasse a pensare alla scuola come a un cantiere costantemente aperto che non veicoli un senso di precarietà, quanto invece di dinamismo necessario per rimanere ancorati a questo tempo che è in continuo cambiamento”.
Sull’argomento della provincializzazione dell’ateneo l’assessore Dalmaso è intervenuta brevemente, sottolineando il dato positivo di partenza costituito dal forte interesse per questo comparto dimostrato dal governo provinciale con la richiesta della delega per l’università nell’ambito degli accordi di Milano. Un’attenzione che si deve concretizzare in maniera il più rispettosa possibile per l’autonomia della ricerca, nel quadro di un riconoscimento e di una valorizzazione reciproca dei ruoli dell’università e della provincia.
Ha poi preso la parola il segretario Nicoletti, illustrando la posizione del Pd del Trentino in materia: pur esprimendo un sincero apprezzamento per l’iniziativa del governo provinciale, è necessario evidenziare le criticità che ancora sussistono. In primo luogo un problema di metodo, poiché questa scelta non è stata condivisa e discussa, poi la richiesta di una qualità diffusa nell’università e non soltanto isolate punte di eccellenza e di una maggiore democrazia nella governance, dove la Provincia nominerebbe 6 membri su nove nel consiglio di amministrazione, lasciando fuori la rappresentanza dei docenti; infine la richiesta che la quota premiale del finanziamento della Provincia non debba essere programmata con la stessa per preservare l’indipendenza della ricerca e per ovviare ad eccessi di dirigismo.
Federico Nastasi, Presidente della Rete universitaria nazionale, ha messo bene in luce la domanda di fondo che ha animato le recenti proteste studentesche: “Come facciamo a diventare adulti?” Il centrosinistra deve assumersi l’onere la responsabilità della risposta, di proporre un modello alternativo, un sistema che vada oltre scuola e università, con una formazione continua che ti accompagni nel percorso lavorativo e che costituisca un vero strumento di emancipazione alla portata di tutti.