Folgaria, 17 gennaio 2011
Il referendum Fiat è stato al centro anche dell’incontro, organizzato nell’ambito della Festa Democratica sulla Neve di Folgaria, dedicato alle nuove sfide dell’economia che ha visto sul palco uno stimolante confronto tra Giorgio Santini, numero due della CISL nazionale, Paolo Burli, segretario provinciale della CGIL e Alessandro Olivi, Assessore Pd all’Industria, all’Artigianato e al Commercio.
Il senatore Pd e Presidente dell’Assemblea del Pd Trentino Giorgio Tonini, che ha condotto e coordinato il dibattito, ha fatto notare come tutta la vicenda, pur in tutta la sua drammaticità, ha avuto almeno una conseguenza positiva: la ricomparsa, al centro del confronto politico e dell’attenzione dell’opinione pubblica del tema del lavoro nelle fabbriche.
Santini, che ha seguito da vicino e dall’interno la questione ha affermato che, sicuramente a causa del ricorso allo strumento referendario che impone un aut aut e della forte ingerenza degli organi di informazione, la lettura dei fatti sia stata estremizzata e banalizzata, mentre si è perso di vista il tema sostanziale: per la prima volta, grazie alla vittoria dei sì, si avrà in Italia un’inversione di tendenza perché non solo si continuerà a produrre macchine, ma è previsto che la loro produzione sia triplicata. “Non è possibile ignorare – ha continuato Santini – gli effetti positivi che tutto questo avrà sull’occupazione e sull’economia dei territori. Non dobbiamo neanche dimenticare che già ad aprile 2010 tutte e tre le principali organizzazioni sindacali avevano lanciato un appello congiunto alla Fiat peri porre fine a uno stillicidio drammatico e alla continua diminuzione della produzione di macchine in Italia; ora da Pomigliano usciranno 300.000 macchine, che in origine dovevano essere prodotte dallo stabilimento polacco”. Questo accordo è positivo anche perché pone delle regole certe per l’uso degli impianti e per disciplinare lo spinoso problema dell’assenteismo. Rimangono alcune questioni aperte, a cui è possibile ancora porre rimedio: una di queste è sicuramente quello della rappresentanza sindacale all’interno delle fabbriche, anche se la tanto contestata soluzione prospettata dal referendum si trova nello statuto dei i lavoratori. Secondo Santini si potrebbe ovviare a questo problema ricorrendo all’accordo per la rappresentanza sindacale inviato dai 3 sindacati a tutte le parti datoriali già nel 2008.
“Se avesse vinto il no starebbero sicuramente meglio i lavoratori” ha esordito Burli, che ha ringraziato per questa occasione di confronto dopo settimane trascorse ‘sulle barricate’. La vittoria dei sì esce sicuramente ridimensionata se riflettiamo sull’alta percentuale dei no e sul numero, sicuramente elevato, dei sì ’forzati’, visto che il referendum questa volta non riguardava solo le condizioni del tuo lavoro, ma la sua stessa esistenza. Sicuramente la vittoria del no – continua Burli – avrebbe permesso di riaprire una trattativa se solo la politica avesse svolto il suo ruolo di garante e non quello di tifosa. Tutte le questioni possono trovare risposta nel contratto nazionale dei metalmeccanici; i lavoratori ora vedono intaccati i loro diritti e devono accettare un appesantimento delle condizioni di lavoro che poterà numerosi problemi legati all’usura e alla salute del corpo. Scopo delle forze sindacali deve essere correggere il vulnus democratico della rappresentanza presente negli accordi proposti da Fiat.
“Il vero problema, però, rimane la disoccupazione giovanile: bisogna ridare speranza e fiducia a i giovani, con scelte strategiche coraggiose e politiche di investimento” , conclude Burli.
Secondo Olivi il dibattito intorno a Mirafiori è stato enfatizzato e vissuto troppo introspettivamente dai sindacati: si è persa una grande occasione per disegnare insieme un altro futuro per l’Italia. “Basta con la storia che la produttività di un’azienda dipende esclusivamente dalla capitalizzazione e dalla riorganizzazione del capitale umano: la verità è che spesso mancano le infrastrutture di base, gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione e nella formazione. Anche la nostra provincia non ha un futuro senza industria, ma il Trentino può fungere da battistrada in Italia, sperimentando una nuova politica industriale che miri alla partecipazione dei lavoratori dentro l’impresa e offra posti di lavoro qualificati ai nostri giovani. La nostra Autonomia non può proteggere il Trentino dalle ripercussioni della crisi economica e sociale che investe il nostro Paese, ma ha l’enorme pregio di permettere di fare le riforme, che nel resto d’Italia non esistono ancora”.
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Non poteva essere diversamente. L’economia e le prospettive per il futuro dopo il sì sofferto di Mirafiori all’accordo con la Fiat sono state al centro del dibattito di ieri alla Festa del Pd sulla neve, a Folgaria.
Nell’incontro tra il senatore Giorgio Tonini e l’assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi si è anche affrontato questo tema: «Io credo- ha spiegato Olivi - che il Trentino sia una realtà a se stante. Il risultato del referendum tra i lavoratori segna una svolta e apre una fase nuova per colmare il deficit di produttività. Però, per me, è stata persa un’occasione importante per discutere del futuro dell’industria in questo paese. Potevamo interrogarci sulle prospettive del nostro settore industriale, su quale strada conviene percorrere. Invece il dibattito si è incentrato sul sì o no a Marchionne. Ci sono state due tifoserie opposte, ma si poteva, e si doveva, discutere di quale strada fare per colmare il deficit di produttività che affligge il paese. In Trentino, noi abbiamo il tavolo della produttività da me coordinato che ha proprio questo obiettivo. Ci sono tante cose da fare. Soprattutto in considerazione del fatto che la disoccupazione giovanile è alta anche da noi. Meno che nel resto d’Italia, ma è comunque alta».