La richiesta di Luca Zeni, capogruppo del Pd. "Quote in un'azienda di ricambi di camion". "L'Adige<2, 17 gennaio 2011
Il termine ultimo, previsto nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale, scade oggi, ma al proponente, il capogruppo del Pd Luca Zeni, non è ancora arrivata alcuna notizia sull'effettiva costituzione, da parte della giunta provinciale, di una «commissione tecnica che effettui un'analisi approfondita del sistema delle società controllate della Provincia e che presenti entro sei mesi un progetto di razionalizzazione complessiva del sistema stesso». Il tema è stato affrontato ieri nel suo editoriale dal direttore dell'Adige, Pierangelo Giovanetti: «Tali società provinciali - ha scritto - hanno pieni poteri e rispondono di fatto soltanto al presidente della Provincia, che ne è il dominus assoluto». La Provincia detiene quote in 24 società: in 11 con quote minoritarie, in 13 controllando la maggioranza del capitale sociale. Inevitabile, talvolta, la sovrapposizione di funzioni e compiti. Per questo il Consiglio ha accolto favorevolmente la proposta di razionalizzazione avanzata dal consigliere del Pd. Zeni, quali sono le soluzioni possibili per rendere più efficiente il sistema delle partecipazioni societarie della Provincia? «Ne vedo due. La prima è creare da una parte un'unica società che gestisca il patrimonio immobiliare pubblico provinciale, sia esso a destinazione produttiva e/o istituzionale, e dall'altra un'unica società finanziaria provinciale con funzione di holding, che gestisca le partecipazioni pubbliche in società private, siano esse impegnate nei settori industriale, turistico o di interesse collettivo a rilevanza economica. Con centri di competenza unica avremmo evidenti economie di scala». La seconda soluzione? «Creare un unico polo per il settore economico, che può gestire sia il patrimonio immobiliare con destinazione produttiva sia le partecipazioni aventi la stessa finalità, ed un unico polo per il settore istituzionale». In sei mesi è possibile varare un progetto simile? «Mi sembra un periodo di tempo congruo perché ragionamenti simili sono già stati fatti all'interno delle strutture della Provincia. Insomma, non si parte da zero». Perché non le piace il sistema attuale? «Qualcuno, presidente Dellai compreso, ha detto che oggi non possiamo immaginare la pubblica amministrazione in maniera ottocentesca. Noi non vogliamo contestare il modello in sé. Il fatto di avere società di sistema che portino avanti determinati compiti in certi campi è, per certi versi, un vantaggio. Conosciamo anche la finalità per cui erano nate, riuscire ad aggirare il patto di stabilità, con la possibilità di spendere più di altri con meno vincoli e maggior facilità. Il problema è che in pochissimi anni il numero di queste società è proliferato a dismisura. È ora di fermarsi, perché in alcuni casi è inevitabile la sovrapposizione di funzioni. Penso, ad esempio, alla gestione del patrimonio della Provincia in comune tra Trentino Sviluppo e Patrimonio del Trentino o alle partecipazioni societarie appannaggio sia di Tecnofin sia di Trentino Sviluppo. Penso che Tecnofin rappresenti un caso emblematico di doppione». L'obiettivo è diminuire la spesa? «Non si tratta tanto di ridurre i costi tagliando i cda, ma di garantire maggior efficienza al sistema. Chiaramente un'operazione del genere incontrerà delle resistenze perché vai a mettere in discussione posizioni acquisite. Ma questo deve fare la politica». Meno società significherebbe anche maggiore trasparenza. «Vero. Questo è l'altro punto evidente. Più sono le società, più riescono a lavorare senza dover rispettare le regole che invece una amministrazione pubblica deve seguire. E non solo per il cittadino, ma anche per il politico, diventa più difficule riuscire a conoscere e a capire le scelte. Si sposta il luogo della decisione dal mondo della politica a quello degli apparati». Quante sono le società di cui si potrebbe fare a meno? «Non voglio entrare nel merito anche perché è proprio questa la finalità della commissione. Certo, mi sembrano assurde le partecipazioni di Trentino Sviluppo in società assolutamente di diritto privato. Penso al caso dell'Interservice di Ravina che vende pezzi di ricambio per camion. È assurdo che la Provincia investa milioni di euro in una società simile anche perché si distorce il mercato. Ma ci sono anche altre società simili: la Sped, nel settore farmaceutico, e la Tersystem nel campo delle costruzioni. Va riconosciuto all'assessore all'industria Olivi di aver dato il mandato a Trentino Sviluppo di non sostenere più imprese in difficoltà entrando nel capitale sociale con azioni privilegiate, con cui non hai il controllo della società neanche se detieni la maggiornanza del pacchetto azionario, per evitare alla società di sottostare alle regole del diritto pubblico. Ora serve un percorso per dismettere queste ed altre partecipazioni». Tipo? «Quelle nella società che gestiscono gli impianti funiviari. Non ha senso che nello stesso luogo vi siano più società a gestirli, come ad esempio accade in Folgaria e in Paganella, anche se in questo modo si possono ricevere maggiori contributi provinciali». La commissione tecnica è pronta? «Non so nulla, perché a nominarla con delibera deve essere la giunta. Spero che siano tempestivi e rispettino i tempi. Le persone con le competenze adatte in Provincia non mancano. Spiace sempre, e talvolta accade, quando il mandato politico del Consiglio viene poco rispettato».
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