"Olaf, all'assunzione lascerò il consiglio"

Kessler fa chiarezza. Stoccata a Dellai: mentalità non democratica dura a morire.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 15 gennaio 2011
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«I trentini hanno sempre identificato la Provincia soltanto con Piazza Dante. In questi due anni sono riuscito a ricordare a tutti che non è così». Insomma, in parole povere, il ritornello è chiaro: oltre a Lorenzo c'è di più. Ritornello con cui Giovanni Kessler ha voluto accompagnare costantemente la presentazione dei dati e dell'attività svolti nell'anno appena passato dal Consiglio. Un momento che, inevitabilmente, si è trasformato anche in un bilancio politico e personale dei suoi due anni alla guida dell'assemblea provinciale, Se ne va soddisfatto. Giovanni Kessler, presidente dimissionario in attesa di prendere servizio a Bruxelles alla direzione generale dell'Olaf, (l'ufficio europeo anti-frode). «Intanto per qualche settimana mi godrò l'ebrezza di fare la vita del consigliere. Per quanto? Dipende, rassegnerò le dimissioni anche da consigliere non appena inizierò il lavoro a Bruxelles. La settimana prossima ci sono le visite mediche. Se tutto va bene, dovrei iniziare a metà febbraio». Intanto ieri, Kessler ha tracciato un bilancio che lo soddisfa appieno: lascia un'assemblea «più trasparente, con dati di presenze, assenze e dattaglio delle votazioni disponibili online per tutti i cittadini. Che ha lavorato più degli anni scorsi, producendo più leggi, anche importanti, e costando meno alla collettività: -3% di spese a bilancio». Ma soprattutto, Kessler è soddisfatto di aver ridato centralità al Consiglio: «È riuscito a mio avviso a rendersi protagonista della vita politica trentina, prendendosi quello che è il suo spazio naturale». Naturale. Aggettivo non casuale. Ecco partire il ritornello: la Provincia non è solo la Giunta. E avanti, in un crescendo rossiniano: «Le leggi approvate non sempre sono state di iniziativa della Giunta. Spesso l'iniziativa è stata consiliare. Spesso ancora, il Consiglio le ha imposte politicamente alla Giunta, o ha modificato indirizzi della Giunta, producendo norme frutto di quella buona miscela tra indirizzi concorrenti. Come deve essere: il ruolo della Giunta, di gestione quotidiana del territorio, dev'essere affiancato da quello dell'iniziativa consiliare, per un esito finale che nasce dalla mediazione e dal confronto». Note stonate, per qualcuno? La sistematicità con cui, nel suo discorso, Kessler ha insistito sul tasto dell'importanza anche dell'assemblea e della naturalezza di tale importanza, ha fatto perfino venire il sospetto che il presidente dimisssionario tema che dopo il suo addio, il Consiglio perda mordente, riappropriandosi di un ruolo deputato più spesso alla «semplice ratifica», come ha sottolineato graffiante riferendosi ai casi concreti in cui così non è stato, come per le norme «sulla sanità, o sul commercio, frutto di un confronto tra giunta e consiglio. Ho sottolineato l'importanza del ruolo del Consiglio solo perché ci credo», smentisce poi l'interessato. Salvo poi affondare il colpo: «Certo, se poi leggo sui giornali che qualcuno afferma che per modificare una legge si dovrà passare sul suo cadavere (il qualcuno è Lorenzo Dellai, la legge il ddl sulla protezione civile, ndr), non posso che notare come certe abitudini siano dure a morire, e sia necessario rimarcare la natura del Consiglio. Che ha riaffermato il suo ruolo in quella che è semplice dialettica democratica, anche se a qualcuno può non piacere». Un bilancio che suona dunque come un passaggio di testimone con avvertimento - non detto ma chiaro - a Dorigatti («per cui non ho votato, ma sono felicissimo per lui»): caro Bruno, ti lascio un'assemblea ritrovata, non ritrasformarla in una yes-room.