Tonini critica il segretario Bersani e chiede di cambiare strada. «Il voto dimostra l’inutilità di costruire alleanze tenute insieme dall’essere contro Berlusconi».
U. Cordellini, "Trentino", 16 dicembre 2010
TRENTO. «Berlusconi ha vinto, Fini ha perso. Ma ha perso anche il Pd». Il senatore del Pd Giorgio Tonini non indulge a scuse nell’ammettere la sconfitta nel voto di fiducia sul governo Berlusconi. Spiega che la strategia del suo partito è stata «confusa», ma non chiede le dimissioni del segretario Pierluigi Bersani: «Dobbiamo costruire una proposta di governo credibile», aggiunge.
Tonini, come vede il voto di fiducia al governo?
Berlusconi ha vinto c’è poco da fare. Al contrario di quello che dice Fini, è una vittoria politica e non solo numerica.
E’ una sconfitta anche per voi del Pd?
Indubbiamente sì. Questo risultato è una sconfitta, ma anche un’opportunità per il Pd. La linea che stavamo seguendo non ci portava da nessuna parte e questa sconfitta ci può far cambiare strada.
Quale linea?
Quella di cercare a tutti i costi alleanze contro Berlusconi. Senza preoccuparsi di costruire una proposta credibile. Berlusconi ha vinto proprio perché ha mostrato che non c’era un’alternativa al suo governo. Noi avremmo anche potuto avere i numeri per abbattere il governo, ma no quelli per farne un altro. Questa è l’ennesima dimostrazione che non si fanno alleanze contro.
Allora cosa deve fare il Pd?
L’unica cosa da fare è costruire un’alternativa seria e credibile di governo nel paese. Dobbiamo tornare alla nostra vocazione maggioritaria. Il Pd è nato per questo. Per questo motivo la sconfitta è anche un’opportunità. Ora possiamo riprendere il filo del nostro ragionamento e costruire un’idea di governo.
Quindi secondo lei si deve andare a fine legislatura?
In democrazia le cose funzionano così. Del resto, se si aggiunge al calciomercato che c’è stato anche la debolezza della nostra offerta politica, i risultati non potevano essere diversi.
Adesso molto dipende da quello che deciderà l’Udc.
Io, ovviamente spero che venga con noi, ma tutto dipenderà dalla forza del Pd. Se saremo destinati a perdere, è chiaro che l’Udc non si alleerà con noi.
Adesso voi della minoranza veltroniana chiederete le dimissioni di Bersani?
Noi non chiediamo le dimissioni di nessuno. Però vogliamo aprire una discussione sulla linea politica. Quella seguita finora si è dimostrata sbagliata e senza uscita. Bisogna trovare una nuova strada.
Però anche le scelte di Veltroni non si sono rivelate giuste, basta guardare a Calearo.
Al di là del giudizio sul comportamento di Calearo, la sua scelta era il tentativo di entrare in mondi lontani dal Pd.
Adesso cosa succederà?
Berlusconi cercherà di andare avanti coinvolgendo l’Udc, magari con il ricatto della governabilità.
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Lo spettatore Tonini: reazione della polizia non eccessiva"
"L'Adige", 16 dicembre 2010
«È stata una pagina terribile per quanto riguarda le manifestazioni pubbliche in Italia. Ci ha riportato agli anni Settanta e a scene che non avremmo voluto vedere più».
Giorgio Tonini, senatore trentino del Pd ma di origini romane, è decisamente arrabbiato con chi ha messo a ferro e fuoco la «sua» città. Ha assistito agli scontri recluso, assieme ai colleghi, dentro palazzo Madama, «mentre fuori scoppiavano i petardi e le bombe carta e nell'attacco contro le forze dell'ordine si usava perfino dell'esplosivo». Non crede, insomma, alla tesi di chi - anche dentro il suo partito - incolpa la polizia per quanto successo.
«Se dovessi fare un rilievo alla polizia direi che è stata debole la prevenzione, ma non altro, viste anche le decine di poliziotti feriti». Per Tonini è «inammissibile che una manifestazione sia finita così, che ci sia chi si arma per poter andare alla ricerca dello scontro fisico, come gli ultras allo stadio». «Chi va in un corteo armato e scarica questa aggressività contro i mezzi della polizia messi a difesa delle sedi delle istituzioni, segue un comportamento criminale». Per fortuna non ci sono state vittime, anche se - dai calcoli del sindaco Gianni Alemanno - la città conterebbe almeno 16 milioni di euro di danni. «Per questo - continua il senatore - mi pare di poter dire che nel suo insieme la reazione della polizia, rispetto al danno inferto alla città in termini di devastazioni, non è eccessivo».
C'è però un ragazzo trentino (oltre tutto figlio di un compagno di partito del Pd) che - secondo gli amici che erano con lui - è stato ingiustamente fermato. L'unica colpa sarebbe quella di essersi trovato in mezzo al corteo e non essere riuscito a scappare in tempo dalla carica delle forze dell'ordine. «Mi spiace - risponde Tonini -, non ne sapevo nulla. Come sempre può accadere che ci vada di mezzo uno che non c'entra. Questa è purtroppo la riprova che le grandi manifestazioni sono attrattori di malintenzionati e di gente che ha come unico obiettivo quello di fare devastazioni». Difficile impedirlo, a meno che non ci sia un servizio di sicurezza che si coordini con la polizia. «Ma questo - fa notare Tonini - è possibile soltanto per manifestazioni di sindacati o di gruppi organizzati al loro interno», non quando il corteo è composto da movimenti e associazioni di vario genere.
«La vera di questione cui va chiesta una risposta al Ministero dell'interno è sul perché non c'è stata un'azione di prevenzione, sul perché non sono stati isolati quel centinaio di assatanati». Un altro appunto mosso a chi doveva organizzare il presidio della città riguarda il fatto che, oltre alla giusta protezione della zona rossa, perché sarebbe stato un attentato alla democrazia pensare di irrompere dentro un'assemblea, forse andava garantita con altrettanta efficacia la sicurezza della città».