Il senatore del Pd Giorgio Tonini ieri sera rappresentava bene il clima di stanchezza che pervade le stanze della politica nazionale. «È un labirinto - afferma sconsolato -. La politica si è incaprettata da sola». Tonini ammette che decifrare la situazione, anche per uno che è del mestiere, è impossibile.
"L'Adige", 14 dicembre 2010
«Facendo il giornalista - dice - la potremmo mettere così: oggi le facce dei finiani erano più scure di quelle dei parlamentari del Pdl». Insomma, se al Senato la fiducia per il governo c'è; anche in Parlamento la sfiducia dovrebbe rimanere nei sogni dell'opposizione antiberlusconiana. «Ma il paradosso - continua Tonini - è che sia finiani e Udc che berlusconiani dicono di volere la stessa cosa: un centro destra più largo. Solo che litigano furiosamente su chi deve guidare questo processo. Mentre si scontrano il Paese sta affrontando una crisi drammatica». Quindi, il senatore Tonini conferma: Berlusconi può farcela. Può schivare il siluro della sfiducia alla Camera. «Penso che lo spazio per evitare la sfiducia - afferma l'onorevole Maurizio Fugatti della Lega - ci sia, ma nei fatti non cambia nulla. Almeno che Berlusconi ottenga una vasta fiducia. Altrimenti, se i numeri non permetteranno di governare, la via maestra, per noi della Lega, rimane sempre quella del voto. Comunque questa sera (ieri sera per chi legge ndr) siamo moderatamente ottimisti o almeno diciamo che il quadro è meno fosco. Anche perché con la fiducia si evita comunque il governo istituzionale». Il senatore del Pdl, Cristano de Eccher, nota invece le crepe, anche il travaglio sincero di molti finiani. «Ho visto colleghi del Fli che stanno attraversando vere crisi di coscienza. Persone che sentono di avere debiti di riconoscenza nei confronti del Pdl e di Berlusconi, che si trovano in vera difficoltà a seguire Gianfranco Fini. Anche perché vengono dal Msi e da An è sanno quanto è stato difficile conquistare una credibilità, un'onestà che ci è stata riconosciuta anche dagli avversari. Fini ha umiliato la nostra storia». Perché l'ex segretario del Msi e leader di An, secondo lei, è arrivato fino a questo punto? «Ho la sensazione che ci sia una parte del mondo della finanza internazionale alla quale non piace l'attivismo sul piano internazionale di Berlusconi. La sua amicizia con Putin non è ben vista e anche quella con Gheddafi. Io, durante il dibattito sulla rattifica dell'accordo con la Libia, sono intervenuto per ricordare che gli italiani in Libia e in Africa hanno costruito strade e ospedali, ma, analizzando l'accordo, risulta evidente che Berlusconi l'ha firmato nell'interesse dell'Italia». Il senatore Giacomo Santini: «Sono perplesso sul fatto che si dica: anche se Berlusconi avrà i numeri non cambia nulla perché comunque non riuscirà a governare. Mi chiedo allora a cosa serva una verifica parlamentare. Facciano una crisi e basta. Al Senato si passa tranquillamente con 20 - 25 voti. Alla Camera resta la lotteria». Però voi del Pdl ci credete ancora. Al di là delle primedonne che clima c'è tra i senatori e i parlamentari del Pdl? «Che, se abbiamo i voti, non sarà una strada facile, sarà una corsa ad ostacoli, ma si può tentare di andare avanti. L'idea di elezioni anticipate non piace a nessuno. Neppure alla Lega. Ciò che ha complicato tutto è il fatto che Fini e Casini non sono disposti ad allargamenti di maggioranze se c'è Berlusconi». Insomma, prevale il buttiamolo giù poi si vedrà. «Sì - dice Santini - e l'impressione è che dietro ci siano mondi dell'imprenditoria che ce l'hanno con Berlusconi». Insomma, pare che in casa Pdl c'è un po' di più grinta. «Anche se - afferma Sergio Divina - il 14 dicembre non vuol dire granché. Se Berlusconi prende la fiducia ci troviamo ricattati su ogni emendamento. Abbiamo interesse di avere una situazione di vulnerabilità costante? Quindi, o Berlusconi riesce a stilare un'agenda politica, che comprenda le riforme, primo il federalismo, aggiungendo qualcosa che vada bene da Fli e Udc, o si va poco distanti».