Un centinaio di trentini alla manifestazione in piazza S. Giovanni. In attesa del voto di fiducia.Ferrari: «Abbiamo la responsabilità di non deludere questa piazza». Nicoletti: «Il 14 il premier non cade». L. Pianesi, "Trentino", 12 dicembre 2010
TRENTO. «Comunque vada il voto di fiducia del 14 dicembre, il berlusconismo ha clamorosamente fallito. E il Pd che la destra dava in ginocchio è invece un partito vivo, di persone libere e pensanti». I pullman sono già ripartiti per Trento quando la consigliera Sara Ferrari commenta il bagno di folla di piazza S.Giovanni. Non tantissimi, i trentini scesi a Roma, ma carichi e fiduciosi. Un centinaio sono partiti alle 5 di ieri dall’ex Zuffo. A bordo il segretario provinciale dei Democratici Michele Nicoletti e quello cittadino Vanni Scalfi, i consiglieri provinciali Mattia Civico e Sara Ferrari, quelli comunali Paolo Serra e Silvano Pedrini, Mario Cossali da Rovereto e l’ex sindaco di Pellizzano Michele Bontempelli. Molta gente comune, pochi giovani. A Roma si è aggiunta l’onorevole Laura Froner. Ci aveva fatto un pensiero anche il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, poi bloccato da impegni cittadini. Mescolati nella folla, hanno sfilato da piazza della Repubblica a San Giovanni. Meno organizzati di altre delegazioni con gli striscioni delle proprie regioni: i trentini si sono accontentati delle bandiere (ma nella metropolitana di Roma, per l’occasione aperta, sono stati tra i pochissimi a fare il biglietto). Se le manifestazioni di piazza servono a galvanizzare la base, quella di ieri pare abbia raggiunto l’obiettivo. «Un fiume di gente, è stato bello», commenta Serra. «La responsabilità della nostra classe dirigente sarà di non deludere la speranza di questa piazza», aggiunge Ferrari. Dal palco il segretario Pierluigi Bersani incita il suo popolo: «Siete voi l’Italia di domani». La sensazione è che il 14 Berlusconi non cadrà, ammette anche Nicoletti. «Ma potrà durare al massimo fino alla Befana», esorta Bersani. Poi l’analisi: «Il berlusconismo non finirà da un giorno all’altro, è una mentalità che si è insinuata nel paese». E ribadisce la via del governo tecnico: «L’Italia non può permettersi sei mesi di campagna elettorale spietata».
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