Il vicepresidente: cambia gestione ma non i vincoli ambientali. L. Patruno, "L'Adige", 2 dicembre 2010
«Lo Stelvio resta un parco nazionale, quello che cambia è il livello di gestione e chi ci mette i soldi non i vincoli protezionistici, che rimangono quelli previsti per i parchi nazionali. Quindi ritengo che sia sbagliato dire che con questa norma di attuazione c'è stato un declassamento del Parco». Il vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, risponde così alle preoccupazioni e alle critiche espresse dalle associazioni ambientaliste e dai Verdi, sostenendo che questo vuol dire che: «La caccia continuerà ad essere vietata nel Parco dello Stelvio così come per qualsiasi intervento nell'area del Parco ci si dovrà attendere a quanto previsto dalla legge nazionale 394 del ‘96». Eppure resta il fatto che la norma d'attuazione approvata in fretta e furia martedì scorso in Commissione dei 12, benché sia dal 2006 che ci si lavora, sia stata fortissimamente voluta dalla Provincia di Bolzano che non fa mistero di voler ridurre i confini del Parco nel suo territorio e nella norma si indica che questo lo potrà fare (così come la Provincia di Trento), previa consultazione dell'altra Provincia, della regione Lombardia e sentito il ministero dell'Ambiente. E da qui nasce una delle preoccupazioni più grandi, oltre a quelle del dipendenti visto che il Consorzio del Parco viene soppresso. Ma è soprattutto sul metodo con cui si è giunti alla norma che affida alle due Province e alla Lombardia la gestione del Parco, seppure attraverso un Comitato di coordinamento, che Pacher è stato contestato. Ieri in consiglio provinciale, durante il question time , il consigliere provinciale dei Verdi, Roberto Bombarda, che è anche presidente della terza commissione, ha rilanciato la richiesta espressa da Italia Nostra a Pacher di restituire le deleghe sull'ambiente a Dellai visto che tanto è il presidente con Durnwalder che decidono tutto. La terza commissione aveva infatti presentato formale richiesta alla Commissione dei 12 di rinviare la decisione per permettere ai consigli provinciali di esaminare i contenuti della norma di attuazione, invece, a parte l'astensione di Roberto Pinter (Pd) tutti gli altri commissari hanno approvato la norma. «Mi spiace - dichiara il vicepresidente Pacher - che sia andata così. Si poteva ottenere lo stesso risultato in modo più fluido. C'è stata un'accelerazione che non era prevista e di cui io stesso sono venuto a conoscenza solo venerdì scorso». Sulla richiesta di restituire perciò le deleghe a Dellai però Pacher ribatte: «Io non faccio le cose in modo simbolico, se decido di restituire le deleghe lo faccio in modo sostanziale e comunque non certo solo alcune deleghe ma tutte. E non ci sono oggi queste condizioni». LEGGI ANCHE: "Stelvio, c'è stata troppa fretta", L. Marognoli, "Trentino", 2 dicembre 2010 TRENTO. «C’è stata un’improvvisa accelerazione che non fa parte della prassi della Commissione dei 12». Roberto Pinter spiega così la sua astensione sulla norma di attuazione che ha provincializzato il Parco dello Stelvio. Una questione di forma, ma anche di sostanza: «Non c’è stato il tempo - afferma - per la stesura di una norma sufficientemente garante dell’unitarietà del Parco». Ogni Provincia, infatti, può fare le sue leggi, «ma le azioni di tutela e promozione vanno coordinate: è vero che esiste un tavolo a questo scopo, ma l’impronta unitaria andava rafforzata». Ma perché questa fretta? Esiste davvero un “inciucio” tra Durnwalder e Berlusconi, legato al sostegno del governo? «Questo lo vedremo», risponde il commissario del Pd. «Di sicuro c’è un atteggiamento di massima disponibilità nei confronti della Svp da parte del governo». Trento però si è dimostrata condiscendente, appoggiando il “blitz” altoatesino. «Sicuramente la componente di centrodestra si è espressa senza dubbi, io ho manifestato le mie riserve e Magnani le sue. Ma è chiaro che c’è l’ok politico del presidente della Provincia. Nel merito ci può stare, nel metodo no». Entriamo dunque nel merito: Pinter riconosce che questo passaggio fosse «previsto dalla norma stessa» e aggiunge che il Parco si trova in una «situazione di assoluto stallo, con un consorzio bloccato, la mancanza di risorse e il piano da approvare da tre anni». Sugli allarmi ambientalisti l’ex consigliere provinciale è sereno: «Ciò non mi preoccupa, perché già esistono azioni di tutela del territorio e lo Stato non offre una garanzia superiore a quella che assicuriamo noi. Tant’è che ha tagliato le risorse, mentre sul lato lombardo hanno fatto e disfatto... Però serve omogeneità di azione: per questo avrei preferito un iter più lento». Ora la palla passa al governo, ma non sarà lo stesso una passeggiata. «I ministeri hanno espresso una serie di riserve tecniche: hanno dubbi sulla costituzionalità della norma per il fatto che la Lombardia non ha competenze statutarie come noi. La situazione è molto precaria».
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