Spesso alle parole non viene attribuito il significato autentico per cui sono state create. Ciò accade perché le parole appunto sono state via via consumate, estenuate da un uso improprio e a volte anche svuotate. Alessandro Olivi, "L'Adige", 3 dicembre 2010
La politica ne fa spesso un utilizzo tanto eccessivo quanto inconsapevole. È importante invece tornare a dare un senso alle parole. Nel giorno dell'assemblea degli artigiani trentini vorrei dunque partire dal significato della parola creata per identificare questo variegato mondo di esperienze imprenditoriali e lavorative. Nei dizionari leggiamo che l'artigianato è un'attività lavorativa, in cui dispositivi utili e decorativi sono fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di semplici attrezzi. Se però guardiamo alla realtà, l'artigianato appare cosa ben diversa. Emerge, quindi, l'esigenza di sfatare tre pregiudizi: 1) che l'artigianato non può suscitare l'interesse dei giovani; 2) che l'artigianato lavori soltanto con le braccia; 3) che l'artigianato significhi soltanto mestieri tradizionali. Tre pregiudizi che vogliamo superare lanciando altrettante sfide: 1) l'artigianato è una prospettiva anche per i giovani; 2) l'artigianato è sì custode della manualità ma anche della creatività e dell'innovazione; 3) l'artigianato, già oggi, è la risultante di uno splendido dualismo fra tradizione e modernità. Esiste una relazione forte tra l'artigianato ed il sistema trentino. La crisi sta confermando che l'elasticità del tessuto produttivo innervato dalla rete capillare delle piccole imprese ammortizza le inflessioni del ciclo contribuendo alla sostanziale tenuta della nostra economia. La ripresa delle assunzioni nel solo settore produttivo nei primi otto mesi del 2010 è una testimonianza in tal senso. Il contributo a questa reattività positiva offerto dalla collaudata robustezza del comparto artigiano è irrinunciabile. Lo snodo critico non sta dunque nell'artigianato di oggi ma nella sua proiezione futura. La composizione settoriale e dimensionale delle imprese potrebbe rivelarsi in futuro non del tutto adeguata. I segnali di allarme provenienti già prima della crisi dal versante della crescita e della produttività dei fattori legittimano questa preoccupazione. Soltanto un vigoroso processo di innovazione potrà sciogliere questo nodo. Ciò vale anche per l'artigianato. La sua longevità è legata alla sostituzione delle componenti mature con nuove risorse: più laureati, più giovani imprenditori, più tecnologie, più informatica. Sarà dunque l'innovazione sempre più spinta verso la frontiera delle nuove conoscenze ad assicurare il ricambio della compagine imprenditoriale superando i limiti sia dimensionali che connessi alla debolezza sul fronte dei nuovi ingressi. Alleanze e reti sono la via necessaria da percorrere pur in presenza di un forte ancoraggio ad un sistema identitario di legami e servizi oggi garantiti nella nostra Provincia dall'associazione di categoria. Sì, perché ogni rete, senza agganci, si affloscia. «Piccolo non è bello ma grande non è necessario» come dice De Rita se una robusta intelaiatura di relazioni trasforma una moltitudine di piccoli in una agglomerazione unitaria e competitiva. Oggi non esistono più neppure i grandi gruppi industriali capaci né intenzionati a controllare e governare un'intera filiera produttiva. La via è quella della specializzazione. In questo contesto il sistema delle piccole imprese che investe sul versante strategico delle tecnologie dell'informazione può avere grandi canches di sviluppo. La giunta provinciale intende sostenere ed accompagnare l'artigianato e più in generale le imprese trentine nella direzione di una vera e propria rigenerazione competitiva. Per questo sarà necessario ripensare e riformare le politiche per le imprese e la struttura degli incentivi. A questo riguardo vorrei peraltro chiarire come la Provincia non rimpiange - sottolineo non rimpiange - le ingenti risorse impiegate per accompagnare oltre mille aziende artigiane ogni anno. Ma vogliamo focalizzare meglio la finanza pubblica sulla dinamica imprenditoriale che sa esprimere qualità e valore. Il senso complessivo della riforma che sarà posta al confronto con le parti sociali è triplice: 1. focalizzare gli aiuti su una selezionata griglia di nuove priorità condivise; 2. aumentare l'efficacia degli incentivi valorizzando soprattutto l'addizionalità degli investimenti e la patrimonializzazione delle aziende; 3. sostenere l'occupazione con particolare riguardo ai giovani che entrano nel mondo del lavoro. Da ultimo non può mancare un cenno allo snodo cruciale della formazione. I corsi per i «maestri artigiani», che nel 2011 saranno circa 160, valorizzano il protagonismo imprenditoriale nello scambio e nella trasmissione intergenerazionale dei saperi e delle competenze. Nei prossimi mesi prenderà poi avvio l'iter per regolamentare l'istituto della «bottega scuola» che rappresenterà una risposta anche ai giovani disoccupati o a persone in cerca di nuova qualificazione. L'obiettivo è quello di ottenere il riconoscimento del maestro artigiano e della bottega scuola come strumento attivo della formazione professionale e delle politiche del lavoro. Insieme dobbiamo suscitare quella voglia di imitazione virtuosa che consentirà al sistema locale di incrementare il patrimonio di abilità e conoscenze degli artigiani. Un patrimonio immenso che rafforzato dalle nuove tecnologie e alimentato dalla passione dei giovani permetterà la crescita del Trentino nel segno dell'identità e dei valori che sono alla base della nostra autonomia.
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