Parco dello Stelvio - Ma quella norma è figlia della fretta

Di tante cose ho paura ma non dell'autonomia. Non è mio costume invocare lo Stato o le competenze nazionali a difesa di qualcosa. Ho sempre pensato che l’Autonomia deve dimostrarsi matura e responsabile e dunque capace di interpretare al meglio le proprie prerogative.
Roberto Pinter, "Trentino", 4 dicembre 2010

 Per rimanere nel campo ambientale, prima nell’ordinamento urbanistico e poi nel trasferimento del patrimonio idrico e nella tutela della sicurezza del suolo e della qualità delle acque, la Provincia di Trento ha dimostrato di saper fare molto meglio quello che lo Stato e le altre Regioni non sono state in grado di fare. E quando ero vicepresidente ho avuto modo di elaborare il Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche, che è un eccezionale strumento di tutela e sicurezza e che tuttora rimane l’unico Piano di bacino nazionale.
 Non ho quindi paura di immaginare che la Provincia sia in grado, sul nostro territorio, di esercitare le competenze amministrative e di disciplinare la tutela per il Parco dello Stelvio, anche perché lo fa già.
 Non esiste tutela nazionale delle aree protette o tutela del paesaggio superiore alla nostra, anche se questo non vuol dire che non sia migliorabile. Quindi non farò quello che normalmente il centrodestra fa, e cioè invocare quotidianamente lo Stato per limitare i poteri della nostra autonomia. Ma questo non significa entrare nel merito e se Pintarelli avesse avuto la pazienza di rimanere fino alla fine dei lavori della Commissione dei dodici avrebbe compreso bene il senso della mia posizione di astensione. Non basta infatti rivendicare l’Autonomia, occorre anche esercitarla e per farlo servono buone norme a partire da quelle statutarie e di attuazione. Quella che la Commissione ha approvato non è ancora una buona norma, perché la fretta politica richiesta dagli accordi governo Svp non è stata una buona consigliera.
 Alcune mie proposte emendative sono state accolte dopo un lungo confronto, ma posso dire che non è abbastanza e spero proprio che ci sia il tempo per aggiustare il tiro. Perché se il Parco dello Stelvio rimane un Parco nazionale, e non possiamo certamente con le nostre norme statutarie cancellarne l’esistenza, allora occorre preoccuparsi anche dell’unitarietà del Parco e della sua gestione. Il Consorzio non funziona? Mancano le risorse? I meccanismi sono farraginosi come tutta la burocrazia dello Stato? Il Piano non c’è? Bene, cambiamo la gestione, passiamola a chi lo fa già, garantiamo le risorse ma assicuriamo l’unità delle politiche.
 Avevo proposto un Piano strategico al posto di quello di gestione, avevo chiesto una garanzia di omogeneità delle discipline che coinvolgesse anche la parte lombarda, avevo chiesto più tempo per dire cosa dovrebbe accadere da subito. Invece della fretta di Bolzano per dire che non c’è più lo Stato, paradossale che la presenza del Ministero Ambiente (totalmente latitante) sia stata sostenuta dai rappresentanti della autonomia!, si doveva avere la necessaria attenzione per il futuro del Parco dello Stelvio. Per questo mi sono astenuto, perché se non ho paura dell’autonomia e se non sono preoccupato per la tutela provinciale rispetto a quella statale, sono invece più interessato a far sì che all’inefficienza dello stato si sostituisca un modello intelligente di gestione del territorio, di cooperazione interregionale, di tutela responsabile. In fondo il modello proposto dalla norma di attuazione, risorse trasferite dalle Province alla regione Lombardia per la gestione del Parco è un modello di “solidarietà” dalla quale anche noi potremo trarre vantaggio e che potrebbe essere esteso, vedi parco del Baldo, del Pasubio, delle Dolomiti... o anche nella tutela delle acque, vedi alluvione nel Veneto.
 In ogni caso, se la norma proseguirà, rimarrà tutto il lavoro di coordinamento da fare e spero che la Provincia di Trento faccia la sua parte e stimoli anche quella di Bolzano a lavorare bene per dimostrare che l’autonomia è una opportunità anche per un Parco nazionale.