Cogo: alleanza al centro anche con Fini

Dorigatti: meglio Vendola recuperiamo sul lavoro. Si apre il confronto nel Pd su strategia e radicamento nell'attuale bufera politica.
F. Terreri, "L'Adige", 12 novembre 2010

L'affondo del direttore dell' Adige Pierangelo Giovanetti sul «conservatorismo di sinistra» e gli interventi del segretario Michele Nicoletti e dell'assessore Alessandro Olivi scatenano il confronto nel Pd del Trentino su strategie, alleanze, radicamento del partito.

Margherita Cogo rompe gli indugi: «Con la nascita di Futuro e Libertà e il patto con l'Udc il bipolarismo in Italia sta naufragando. Il Pd non è più attrattivo verso il centro, ma è lì che dobbiamo guardare. Con questa legge elettorale è necessario un patto col centro, compreso Fini».

Di altro avviso l'ex sindacalista Bruno Dorigatti : «Con Fini possiamo al massimo fare il Cln contro Berlusconi. Il nostro vero ritardo, invece, è col mondo del lavoro e con la sinistra». «L'estrema sinistra - sostiene Cogo - basa la sua azione politica sull'autosufficienza. Certo, il fenomeno Vendola ha dalla sua il governo della Puglia, ma la trasposizione a livello nazionale non è semplice. Alla prima occasione la sinistra radicale lascia il governo, l'abbiamo sperimentato già due volte». D'altra parte neanche il Pd è autosufficiente. «Bersani lo riconosce, ma la sua linea non la capisco. Noi dobbiamo fare i conti al centro. Ho ascoltato il discorso di Fini: ha preso nettamente le distanze sia dalla vecchia An che dal Pdl. Molte cose che ha sostenuto, dalla tolleranza all'inclusione sociale alla giustizia, è difficile non condividerle. Con questa legge elettorale l'alleanza con Udc e Fli è necessaria. Se la legge cambiasse, ci sarebbero altri scenari».

Il tema sollevato in questi giorni è anche quello dell'autoreferenzialità del Pd e del suo collegamento con la società. «Lo scollamento c'è - osserva Cogo - Nel partito è in corso una lotta intestina sulla classe dirigente. Sembra che come azioni di opposizione sia sufficiente andare nei talk show».
 
Ma in Trentino la situazione com'è? «Migliore rispetto a quella nazionale. Il segretario Nicoletti è molto bravo a rispettare il ruolo di ognuno. L'alleanza col centro c'è già, perché il centro è presidiato da Dellai. Dobbiamo operare di più come partito e non solo come assessori o come istituzioni. Ma lo stiamo facendo: di recente abbiamo incontrato la Cooperazione e i sindacati». Anche per Dorigatti ci sono differenze tra situazione nazionale e trentina, «anche perché qui siamo al governo». A livello nazionale «il partito è fermo in mezzo al guado. Condivido chi dice che abbiamo perso rapporti con i ceti sociali». Ma la priorità per Dorigatti non è il centro: «Abbiamo smesso di parlare soprattutto col mondo del lavoro. Il Pd si rafforza con l'unità sindacale, mentre le divisioni tra sindacati si ripercuotono sul partito. Il Pd è una grande intuizione, il tentativo di mettere insieme storie e sensibilità diverse. Ma non possiamo togliere il pezzo di storia e di umanità di sinistra». Che oggi sembra più rappresentato da Vendola. «Dobbiamo fare le officine territoriali, come lui, anche con chi non è nel partito. Lavorare sui grandi temi, la precarietà dei giovani, l'invecchiamento, l'immigrazione».

E in Trentino? «Siamo stati premiati nei Comuni come partito radicato. Nelle Comunità invece c'è stata una battuta d'arresto. Serve più dialettica tra partito e consiglieri. Le posizioni diverse, come la mia sui ticket, devono essere considerate un contributo. La sfida per il governo provinciale ora è mantenere in piedi gli interventi pubblici anticrisi, non affidarsi di nuovo al mercato che ha fallito».