Roma, 9 novembre 2010
"La mozione di sfiducia? Non serve, presenteremo una risoluzione in Senato sul tema del piano nazionale di riforma chiesto dal Consiglio europeo".
Giorgio Tonini, braccio destro di Veltroni, ad Affaritaliani.it illustra la strategia che il Pd adottera' nei prossimi giorni in Parlamento. Tonini avverte: "E'ora di finirla di essere al rimorchio di altri che hanno i loro legittimi disegni che sono pero' diversi dai nostri". Il Pd dovrebbe presentare una mozione di sfiducia al governo? "Noi dovremmo assumere un'iniziativa parlamentare che abbia al centro gli impegni che il governo italiano ha assunto in Europa due settimane fa".
Ovvero? "Parlo del piano delle riforme che il governo deve presentare entro questa settimana a Bruxelles e del piano del rientro del debito che sulla base della proposta della Commissione europea dovrebbe ammontare a 45 miliardi da versare nel prossimo anno. Due vere e proprie montagne da scalare per l'Italia che e' giusto scalare per far uscire il Paese dalla crisi in cui e' e che mettono in evidenza l'assoluta inadeguatezza del governo attuale. Il Pd deve mettere in evidenza questo davanti all'opinione pubblica anche con un'iniziativa parlamentare. Poi quale debba essere lo strumento tecnico mi interessa meno. E' ora di finirla di essere al rimorchio di altri che hanno i loro legittimi disegni che sono pero' diversi dai nostri".
Dunque non esclude la mozione di sfiducia... "Non parlo di mozione di sfiducia ma di un'iniziativa parlamentare che abbia al centro gli impegni dell'Italia di cui il governo non parla e che noi faremmo bene a mettere al centro della nostra iniziativa.
Questo per motivare in maniera forte la nostra richiesta di discontinuita' per mettere in campo un governo di responsabilita' nazionale che affronti questi temi nei prossimi mesi".
I prossimi passi che farete in Senato quali saranno?
"Presenteremo una risoluzione sul tema del piano nazionale di riforma chiesto dal Consiglio europeo. Penso che su questo dovremmo concentrare la nostra iniziativa sia al Senato che alla Camera per dare al Paese un messaggio chiaro".