Ciclovia del Garda, i motivi del "no"

Più ci si addentra nel complesso terreno del confronto politico e più cresce la sensazione che ogni opinione diversa da quella dominante rischia di apparire come un “pregiudizio ideologico”, cioè una critica aprioristica e volta a dire sempre e comunque “no”.
Michela Calzà, 21 novembre 2024

 

Questa è la narrazione dell’attuale maggioranza provinciale che prova a far passare un’immagine distorta e manichea del dibattito politico, come nel caso della discussione in corso sulla Valdastico. Si tratta di un racconto degli eventi dal quale emerge come la maggioranza sia attenta al solo bene comune e le minoranze siano invece impegnate a recare danno a quello stesso bene comune, in nome delle loro ideologie. La maggioranza ha comunque ragione perché appunto maggioranza, e le minoranze, di conseguenza, hanno torto perché sconfitte nelle urne. Si tratta ovviamente di una lettura falsa e fuorviante che ben si applica, ad esempio, alle riflessioni attorno alla “Ciclovia del Garda”.

Ovviamente il governo provinciale, com’è ormai suo costume, insegue le sue convinzioni caparbiamente e senza dare ascolto a nessuna voce dissonante. Eppure il dissenso è il sale stesso della democrazia, ma in questo, come in altri casi, pare non essere ammesso all’ascolto della politica.

La ciclovia è, senza dubbio, un progetto di mobilità sostenibile molto ambizioso e che potrebbe essere persino condivisibile, se non entrasse, a causa di alcune sue declinazioni, in rotta di collisione con alcuni principi irrinunciabili: dal rispetto del paesaggio alla sicurezza idrogeologica; dalla partecipazione delle comunità locali alla sostenibilità economica. Sono elementi che debbono trovare attenzione dentro un progetto di tale portata e che non possono essere archiviati come un inutile “fastidio ideologico”.

Posto che non sembrano esservi molti luoghi ove poter trovare ascolto ad osservazioni tecniche e di buon senso, provo qui a riassumere il senso di questi principi fondamentali.

Il lago di Garda è uno dei paesaggi più suggestivi e fragili dell’intera penisola. Al contempo, è un patrimonio naturale che chiede massima attenzione nella gestione del territorio. Ecco perché la ciclovia solleva qualche domanda sotto questo profilo, posto che la struttura progettata può alterare l’equilibrio naturale del paesaggio, mettendone a repentaglio l’integrità e quindi la risorsa turistica che da essa discende.

La sicurezza idrogeologica rappresenta un altro aspetto essenziale per un'area soggetta a rischi franosi, erosioni ed instabilità del terreno. Alcuni tratti della ciclovia risultano costruiti in zone particolarmente rischiose e dove l’intervento umano può addirittura favorire tali fenomeni, in assenza di una completa ed approfondita valutazione del rischio e quindi della sicurezza di chi frequenterà il percorso.

Quanto poi alla partecipazione delle comunità locali nel processo di progettazione e realizzazione è mancato, in molte realtà, un coinvolgimento dei residenti e delle Amministrazioni comunali, creando preoccupazioni per l’impatto socio-economico dell’opera ed anche disagi ai residenti, dimostrando in ciò come la mancata consultazione ha creato un pesante clima di diffidenza verso l’intero progetto. A ciò si aggiunga che più di un Comune si è espresso contro l’opera, non solo per motivi di sostenibilità economica, ma anche per l’impatto sul tessuto sociale e produttivo del territorio a causa dei possibili danni provocati da modifiche infrastrutturali di grande impatto.

Infine, l’aspetto economico. L’incremento enorme dei costi rispetto alle stime iniziali, dovuto alla complessità dei lavori ed alla crescita dei costi dei materiali e delle modifiche del progetto in corso d’opera, produce molti interrogativi sulla sostenibilità finanziaria, soprattutto in considerazione della limitatezza delle risorse pubbliche, che forse potevano essere meglio investite in lavori di riqualificazione e messa in sicurezza del territorio.

Pur nata con le migliori intenzioni, oggi la ciclovia del Garda presenta una tale massa di criticità, non ultime quelle legate alla scarsa funzionalità della stessa in termini di ciclismo su strada, da suggerire un ripensamento e la costruzione di un dialogo nuovo con le comunità coinvolte, al fine di conciliare mobilità sostenibile, conservazione del paesaggio, sicurezza in ogni sua forma e sostegno al turismo locale. Com’è evidente non si tratta di un “no” a prescindere, bensì di un invito a ragionare insieme per ottenere il miglior risultato possibile.