La decisione di Dolomiti Energia Holding di esercitare il diritto di prelazione per la quota detenuta dal Fondo Macquarie è un passaggio importante per il Trentino. Fa seguito alla presa di posizione unanime del Consiglio Provinciale e degli indirizzi espressi dal Comune di Rovereto e di Trento, segno che si è valutata anche la convenienza dell'operazione e non solo la bontà.
Roberto Pinter, 18 luglio 2024
Si è discusso molto in questi mesi sull'opportunità di questa operazione che all'inizio non vedeva una comune valutazione da parte dei soggetti pubblici. Quello che mi ha colpito non è stata la diversa valutazione sulla opportunità di ricondurre alla proprietà pubblica la parte che i privati volevano cedere, quanto piuttosto il fatto che si siano usati i termini «ideologia» e «mistica» per etichettare la volontà di un pieno controllo pubblico del patrimonio idroelettrico.
Non riesco a capire perché si voglia classificare come ideologica la rivendicazione dell'acqua come bene comune e come "mistica" la piena proprietà pubblica di una risorsa strategica come l'energia idroelettrica. O meglio, non è forse ideologica la posizione di chi ritiene che i privati siano indispensabili e che ogni valutazione debba essere subordinata alla convenienza economica, sottovalutando il significato strategico per il sistema trentino?Si è parlato di errori nelle scelte che hanno dato vita a quella che è oggi Hde. L'ex presidente Dellai ha rivendicato sull'Adige la bontà di una scelta che ha aperto alla partecipazione dei privati nella proprietà e gestione delle centrali in Trentino. Quando è stata fatta la scelta io ero assessore all'energia e non nascondo che ero molto critico rispetto a questa apertura, non per pregiudizio ideologico nei confronti degli imprenditori privati, ma perché mi sembrava giusto che la possibilità di riscattare un patrimonio, sottratto al Trentino per alcuni decenni, si traducesse in un beneficio per gli enti locali e per la nostra Comunità. Il mio era un ragionamento legato alla criticità di una gestione della risorsa idroelettrica basata sulla massimizzazione del profitto e alla preoccupazione per una gestione responsabile dell'acqua, resa possibile proprio dalla competenza riconosciuta all'Autonomia e che aveva visto finalmente il rilascio di un deflusso minimo vitale. C'era insomma la possibilità che si continuasse a produrre energia ma rispettando di più l'ambiente e la qualità delle acque.
Ho acconsentito alla presenza del privato perché nel confronto con Enel e Edison per la costituzione di una comune società era emerso che la presenza di soggetti industriali era considerata come una sorta di garanzia. Ma non c'è dubbio che l'apporto dei capitali privati era tutt'altro che a rischio e ampiamente remunerato con i profitti derivanti dalla gestione. Non so quanto poi la presenza del privato abbia permesso scelte di gestione e di investimento decisive per il futuro di Dolomiti Energia. Quello che so è che il privilegio accordato non è stato riconosciuto, quello che so è che la partecipazione societaria del privato è stata equiparata ad un normale investimento, un'operazione di cassa che veniva misurata con la redditività e non per la sua valenza strategica. Perché dico questo? Perché nel 2021 i privati hanno ceduto al fondo Macquarie una parte della loro partecipazione senza
preoccuparsi di sottrarre così al sistema trentino una parte del controllo dell'idroelettrico. Allora ho definito una vergogna che il privilegio concesso fosse stato così malamente ripagato. E allora si è stato fatto l'errore, da parte di Dolomiti Energia, di non esercitare il diritto di prelazione che è stato esercitato invece solo oggi. E veniamo all'oggi: qualcuno ha detto che la prelazione servirà in realtà a definire nuove presenze del privato, piuttosto singolare la cosa, che si sottragga al privato l'acquisizione del fondo per poi ridarlo al privato stesso. Almeno che non si intenda finalmente accogliere l'ottima idea del consigliere Alessio Manica, di un azionariato popolare.
Quello che non accetto è che si consideri i dividendi incassati dai Comuni come un ostacolo ad una gestione imprenditoriale, mentre vanno bene i dividendi ai privati. La verità è esattamente l'opposto: i Comuni possono essere obbligati dalle loro comunità a fare qualche passo indietro se fosse necessario per assicurare gli investimenti o per la difesa dell'ambiente, mentre per i privati è difficile rinunciare alla piena redditività del loro investimento. Peraltro non sta scritto da nessuna parte che solo il privato sa gestire bene un'azienda, il nostro paese ha una tradizione di aziende pubbliche altamente qualificate e riconosciute e non deve per forza assegnare al privato il controllo di una risorsa strategica come l'acqua e l'energia che la stessa produce. L'efficienza non è una esclusiva privata, poi certo se si nominano amministratori che sono più compagni di partito che competenti, qualche problema può sorgere ma questo è un problema politico non il risultato di qualche infatuazione mistica.
Mi auguro infine che la prelazione vada a buon fine, che Dolomiti energia sia più dinamica, che recuperi il ritardo nella diversificazione degli asset in energia rinnovabile, che presti una maggiore attenzione alle esigenze del sistema trentino. Abbiamo una grande possibilità di contribuire ad un futuro più sostenibile, oltre che a disporre dell'energia necessaria per la nostra economia e per le esigenze della comunità, vediamo di non sprecarla. Roberto PinterGià vicepresidente della Provincia