Un’occasione per ridare forza all’autonomia

L’occasione dei 50 anni del secondo Statuto deve essere utilizzata per ridare forza all’autonomia e ribadire il ruolo centrale della Regione. Le recenti affermazioni del Presidente della Provincia — che presentando gli eventi celebrativi per il cinquantesimo anniversario del Secondo Statuto di Autonomia regionale ha opportunamente sottolineato come non si debba pensare che «l’autonomia sia gestione del quotidiano, delle risorse finanziarie e dei rapporti con lo Stato. È anche identità, tradizione, storia» — meritano, senza dubbio, un apprezzamento unanime, in quanto attribuiscono valore all’autonomia e non solo mera funzionalità.
Bruno Dorigatti, "Corriere del Trentino", 1 marzo 2022

Forse però andrebbe aggiunto altro: che l’autonomia è anche progetto, innovazione, sperimentazione, socialità e pensiero. Lo dimostrano le fondamentali intuizioni del passato, che hanno reso il nostro sistema un complesso modello di decentramento e di autogoverno. Insomma, è l’ancora poco esplorato tema della qualità dell’autonomia e del suo divenire che dev’essere focalizzato, anche per offrire ai giovani prospettive concrete oltreché memorie storiche, riscoprendo quelle funzioni laboratoriali dell’autonomia che tanto hanno fin qui prodotto: dall’università al Piano urbanistico Provinciale; dall’Agenzia del lavoro alla previdenza complementare, alla programmazione, tanto per citare le più salienti.

Nella realizzazione di tali progetti si è venuta declinando quella spinta verso la modernità, capace di trarre il Trentino fuori dalle secche del passato e di proiettarlo invece sulle piste dello sviluppo e della crescita. In tale contesto, va letto positivamente anche l’auspicio, per quanto insufficiente, circa l’ipotesi di elaborazione di un terzo statuto d’autonomia, al passo con le mutate esigenze della storia e del futuro, perché è su questo tema che si gioca il domani dell’autonomia regionale e quindi delle due Province.

Come noto, nonostante il velo di silenzio che l’attuale maggioranza ha voluto far cadere su quanto fatto nella scorsa legislatura, il tentativo di raccogliere in un unico progetto riformatore le istanze delle due entità aveva avuto un suo percorso condiviso e reso dinamico anche da una «operazione ascolto» capace di aprire alcuni sguardi nuovi sulla specialità autonomistica. Purtroppo, interessi di parte, inseguimenti del consenso più effimero, pregiudizi ideologici e una sostanziale carenza di volontà di trovare un terreno comune, hanno minato quella possibilità che, allora, appariva non estemporanea e che forse avrebbe potuto gettare qualche proficuo seme. E mentre oggi qualcuno pare aver scoperto la necessità di porre mano al ridisegno statutario, la questione necessita d’essere affrontata con una più consapevole responsabilità cercando, anche dentro la fatica della politica e del compromesso, il superamento della storica opposizione dell’ Alto Adige/Südtirol al modello regionalistico, peraltro blindato dalla Costituzione.

In altre parole è imprescindibile cercare un dialogo che non può limitarsi alla buona volontà dei singoli, ma deve investire le forze politiche, la società civile, l’economia e la cultura dei due territori provinciali, abbandonando ogni logica di supremazia di un gruppo linguistico sull’altro, ogni inutile concorrenza e autonoma devianza dal percorso comune. Certamente tra Trento e Bolzano esistono differenze, problemi specifici e modalità d’approccio diversificate, ma il nodo rimane unico, almeno fino a quando la Regione non verrà cancellata dalla Carta costituzionale e cioè quello di un autogoverno dell’intero territorio regionale, capace di trovare alcuni terreni di comune interesse e di reciproca collaborazione.

Se invece ci si ostina a non voler privilegiare il poco che unisce, facendolo crescere, dal molto che divide, diminuendolo costantemente, allora servirà ben poco la narrazione scolastica, gli eventi storici e anche l’esperienza euroregionale. L’autonomia diverrà, per entrambi i territori, sempre più un privilegio combattuto dalle altre realtà a statuto ordinario e sempre meno la strada della convivenza etnica e dell’innovazione nell’autogoverno.

credits foto: Tgr Trento