Per università autonoma: difendiamo l'Opera universitaria

L'Università di Trento, con i suoi dipartimenti e centri e grazie alla collaborazione con gli altri attori dell'ecosistema provinciale della ricerca - Fondazione Bruno Kessler e Edmund Mach su tutti - rappresenta uno degli elementi strutturali di maggior forza per lo sviluppo e la competitività del territorio trentino. 
Sar Ferrari, 19 febbraio 2021

Un'Università statale che è unica in Italia perché, dal 2011, sostenuta finanziariamente dalla Provincia, che ne ha ricevuto la competenza dallo Stato attraverso una legge delega. Da allora, l'Università di Trento ha collaborato sempre più con la Provincia, in funzione strategica per la crescita della nostra comunità. Una collaborazione tra due Autonomie, quella accademica e quella dell'amministrazione provinciale, che è declinata in modo saggio ed accurato nello Statuto d'ateneo. La relazione tra le due Autonomie si fonda dunque su un delicato equilibrio, di rispetto e riconoscimento reciproco.

Una relazione, quella tra le due autonomie, che non si ferma ai rapporti finanziari ma si spinge fino alla codefinizione di obiettivi e strumenti utili per la crescita e la credibilità del Trentino. L'Università di Trento con i suoi circa 17.000 iscritti, di cui circa 10.000 fuori sede, è oggi di per sé un elemento di forza e ricchezza per il territorio, grazie anche all'indotto che quelle presenze generano, o non generano, come faticosamente constatiamo in questi mesi di lezioni virtuali e assenza degli studenti. La capacità di attrazione dell'Università di Trento dipende però non solo dal riconosciuto pregio della sua didattica e della ricerca, ma anche dall'alta qualità dei servizi offerti agli studenti, servizi che contribuiscono annualmente ad innalzare le posizioni dell'Ateneo trentino nelle classifiche nazionali e internazionali.

Tra questi, assai rilevanti sono quelli che riguardano il diritto allo studio: alloggi in studentato, mense, borse di studio che nel resto del Paese sono sostenuti dallo Stato in collaborazione con le regioni, e qui sono interamente garantiti dal bilancio provinciale. Garantiti ma non gestiti, perché si è scelto con lungimiranza di mantenere tali funzioni incardinate presso il nostro ente per il diritto allo studio: l'Opera universitaria. Bene, proprio in questi giorni, nella Commissione legislativa del Consiglio provinciale, si è discussa una proposta di legge voluta dal consigliere Claudio Cia che ha l'effetto di mettere in discussione il rispettoso equilibrio tra Università e Provincia. Mettendo infatti in discussione l'attuale necessaria intesa prevista per la nomina del presidente dell'Opera, il consigliere ha proposto di attribuire la responsabilità di quella nomina esclusivamente alla Provincia.

Com'è abitudine, la Commissione, che ha il compito di esprimersi sull'appropriatezza delle proposte di legge, ha convocato ed ascoltato tutti i soggetti coinvolti dalla questione: Presidente e Rettore dell'Ateneo trentino, Presidente e Direttore dell'Opera universitaria, gli studenti componenti del Consiglio di amministrazione dell'Opera, del Consiglio degli studenti dell'università e le associazioni studentesche. Tutti, unanimemente e senza eccezione, hanno espresso parere contrario, sottolineato il buon funzionamento dell'attuale intesa e chiedendo di preservarlo, così da mantenere un rapporto positivo tra Università e Provincia e proseguire nell'indiscussa qualità dell'offerta oggi garantita. Anche gli studenti, principali utilizzatori dei servizi offerti dall'Opera universitaria, hanno chiesto alla Commissione di non cambiare le regole, e di non modificare inutilmente meccanismi che stanno funzionando bene. I Consiglieri di maggioranza, senza nemmeno riuscire ad esprimere una motivazione per la loro scelta, hanno invece votato la modifica, approvandola così come il proponente l'ha proposta.

A questo punto, non possiamo che sperare che quando a marzo, il disegno di legge approderà in Aula, in sede di discussione il Consiglio provinciale - che già una volta ha bocciato senza esitazione questa proposta - confermi la propria scelta e dimostri un maggior rispetto delle opinioni e delle osservazioni espresse da tutti i soggetti ascoltati.Ledere un rapporto delicato ma positivo come quello tra Università e Provincia, che si è finora retto sul rispetto e il riconoscimento reciproci, sarebbe sbagliato, immotivato e pericoloso.