PERGINE - Taffara: «Più filosofia che concretezza»

Abbiamo chiesto a Marina Taffara, consigliera comunale del Partito Democratico, dunque allineata sui banchi della minoranza nel nuovo consiglio comunale perginese, un commento sul documento programmatico recentemente presentato dal sindaco, Roberto Oss Emer, appunto in consiglio comunale.
M. Di Tolla Deflorian, "Trentino", 12 novembre 2020

 

Un approfondimento - quello dato dall'analisi dell'esponente di opposizione - che può far capire, a grandi linee, quello che sarà lo sviluppo del confronto politico nel futuro del Comune. Soprattutto, una delle prime domande non poteva che essere relativa a un giudizio per grandi linee, entrando poi nel dettaglio di alcune tematiche importanti. E in questo senso, si vedrà, Taffara ha manifestato idee chiare.

Che impressione generale ha di questo programma? «Ritengo che questa consiliatura possa vedere, vista l'assenza di Lega e Movimento 5 Stelle, una collaborazione delle minoranze sulle decisioni più importanti. Nel programma mi sembra che vi siano, almeno a parole, enunciati condivisibili, come attenzione all'ambiente, tassazione progressiva, stop al consumo di suolo.Tuttavia devo dire che mi pare che sia fatto soprattutto di enunciati filosofici, più che di proposte concrete».

Facciamo un esempio di possibile dialogo? «Un segnale concreto potrebbe essere dato subito, per la variante generale al Piano regolatore. Si potrebbe creare, per l'occasione, finalmente la Commissione paritetica su urbanistica, territorio, ambiente. Sarebbe un segnale importante, pur essendo una commissione consultiva».

Il sindaco promette attenzione all'ambiente. Promette anche di aprire le porta a chiunque voglia investire sul rilancio di San Cristoforo. Sono messaggi coerenti? «Una cosa per me deve essere chiara: a Pergine dobbiamo far coincidere operato con dichiarato. Da troppo tempo si fanno documenti di alto profilo, ma poi spesso si consumano scelte contradditorie. Anche in questi sette anni è successo.Noi abbiamo sempre denunciato certe scelte, come tante varianti urbanistiche puntuali che, a macchia di leopardo, hanno aumentato le volumetrie, a fronte di immobili sfitti e invenduti.Da una parte si vogliono soddisfare le richieste dei proprietari dei terreni, a San Cristoforo come altrove: penso ad esempio all' area ex paludi, dove insiste un piano attuativo - che io non ho votato - che porterà nuova cubatura inutile, anche commerciale, laddove il centro storico sul commerciale soffre.Dall'altra parte, c'è un' inerzia culturale, reiterando a Pergine l'investimento del passato sul mattone».

Nel programma lo sviluppo delle frazioni è una priorità. Lei, che vive in una frazione, che ne pensa? «Nelle bellissime frazioni di Pergine si potrebbe puntare sul turismo e l'agricoltura sostenibile, anziché su cose poco convincenti come metterci negozi e piccoli servizi. Siamo pochi, non saranno mai attività sostenibili e di qualità adeguata. Invece, lavoriamo sulla connessione con il trasporto pubblico, ben calibrato e convenzionato con i privati e valorizziamo il potenziale di ospitalità diffusa.Le frazioni sono sempre più vissute da una popolazione di giovani, che ha voglia di lavorare e imprendere in loco. Serve la banda larga, servono il metano (si va ancora a gasolio in tanti punti), l'allacciamento all'acquedotto pubblico, l'arredo urbano, le panchine, una corretta segnaletica, la cura dei sentieri.Serve creare convenzioni, facilitazioni, sportelli informativi per chi fa impresa. Bisognerebbe pensare alle frazioni in un'ottica diversa».

Il programma del sindaco parla molto di servizi alle persone: un commento? «Ci tengo a parlare delle politiche per la terza e quarta età: su questo serve con urgenza intavolare una rivoluzionaria riflessione.Nel programma ci sono solo dichiarazioni di principio. Penso che la struttura fin qui concepita, oggi manifesti la sua inadeguatezza. Vedo tante persone piegate sulla cura dei propri genitori, spesso producendo altra solitudine e un' involuzione culturale e sociale. Il modello che conosciamo, con case di riposo e badanti, non funziona più, né culturalmente né economicamente, pur avendo standard ottimi, spesso.Serve riorganizzare le strutture intermedie, favorire l'autonomia residua degli anziani, studiare progetti di coabitazione, dove possano essere protagonisti della loro vita, fino alla fine, e possano relazionarsi con le giovani generazioni».