«Facciamo più debito». Questa è la ricetta proposta da più parti come soluzione alla crisi sanitaria, sociale ed economica dovuta alla pandemia.
L'Europa ha messo in campo strumenti straordinari, senza precedenti, come il recovery fund, grazie all'emissione di titoli comuni, garantiti dall'Unione Europea. Anche i cittadini trentini beneficeranno di queste risorse.
Luca Zeni, 11 novembre 2020
Lo faranno accedendo direttamente alle sovvenzioni e alle iniziative statali o attraverso i trasferimenti che lo Stato concorderà con la Provincia autonoma di Trento.
Nel frattempo la Provincia sta cercando di reperire ulteriori risorse, e per farlo occorre grande serietà nelle procedure, per mantenere solidità, credibilità del sistema e un rating migliore di quello nazionale.
Grande preoccupazione in tal senso desta una determina, la n. 10 del 15 ottobre 2020, a firma della dottoressa Maria D'Ippoliti, che prevede lo slittamento di un anno dei contributi in annualità assegnati dalla Provincia a Cassa del Trentino. A Roma direbbero "a babbo morto", a Trento in pratica significa "dopo la fine di questa legislatura provinciale", cioè a carico di "chi governerà dopo la legislatura del cambiamento".
Ricordiamo come funziona il sistema, cercando di evitare eccessivi tecnicismi. Cassa del Trentino è una società partecipata che emette titoli sul mercato e raccoglie risorse per la Provincia e per i comuni. Cioè, è attraverso Cassa del Trentino che la Provincia fa debito. In base al piano di ammortamento del debito (per esempio rata annuale, per 10 anni), la Provincia trasferisce ogni anno a Cassa del Trentino le risorse per pagare le annualità, cioè le rate del prestito, per capitale e interessi.
Nel bilancio della Provincia sono indicate le singole rate delle annualità impegnate a favore di Cassa del Trentino, anche oltre al 2030, con trasparenza e in maniera corretta.
Per la prima volta, con la determina citata, si cambia completamente metodo, si fa cadere una di quelle barriere dalle quali poi è difficile tornare indietro e si apre la strada anche a possibili future repliche di "posticipazione" dei pagamenti da parte della Provincia sempre a Cassa del Trentino oppure ad altre sue società controllate che hanno debiti (Patrimonio del Trentino, Trentino Trasporti,
).
Infatti si prevede che Cassa del Trentino: 1) prenda le risorse accantonate per i comuni e le usi per pagare ai creditori le rate dei prestiti in essere per gli anni 2020-2021; 2) rinunci alle annualità che la Provincia dovrebbe trasferire a Cassa del Trentino per il 2020-2021; 3) allunghi i piani di ammortamento di un anno spostando le rate non pagatele dalla Provincia al termine del piano di ammortamento. Proviamo a fare un esempio.
Per un prestito ventennale emesso da Cassa del Trentino nel 2007 con scadenza il 15 febbraio 2027, ogni anno la Provincia trasferisce a Cassa del Trentino 700.000 euro: l'annualità di quest'anno, il 2020, viene spostata al 15 febbraio 2028. I cittadini trentini del 2028 dovranno pagare quella rata a Cassa del Trentino, mentre fino a poche settimane fa non avrebbero dovuto farlo.
In totale vengono posticipate annualità per un totale di 128.213.609,60 euro!
In questo modo la Provincia recupera risorse subito, scaricandone il pagamento tra il 2024 e il 2030, e "libera" formalmente il 2020-2021 da impegni che, in base alla normativa vigente, scritta per il controllo dei conti pubblici, vincolano rispetto all'emissione di nuovo debito. Cioè, in tal modo riesce a indebitarsi più di quanto sarebbe consentito.
Questo meccanismo di finanza creativa risulta particolarmente pericoloso per una serie di motivi.
Il primo è che eccedere nell'indebitamento, che dovrà essere poi ripagato nei prossimi anni, comporterà una rigidità dei prossimi bilanci che sarà difficile da gestire, soprattutto se i prossimi anni registreranno cali nelle entrate.
I costi per gli interessi aumentano. Ma soprattutto, quest'operazione di elusione rispetto alle normative poste a tutela di un interesse pubblico di trasparenza e sostenibilità dei bilanci compromette la credibilità del sistema trentino, e sui mercati finanziari questi "trucchi" prima o poi si pagano, particolarmente se ci si vuole indebitare ancora chiedendo ulteriori soldi in prestito ai mercati stessi.
Qualcuno potrebbe obiettare che, vista l'emergenza, si può giustificare qualche escamotage, anche se sul medio-lungo periodo potremmo doverlo pagare caro.
C'è tuttavia un problema, perché si dimentica che oltre alle risorse - componente essenziale - è altrettanto importante la capacità di programmazione su come utilizzare quelle risorse. Un debito, infatti, può essere buono o cattivo, e la valutazione dipende dagli effetti che quel debito produce. Questo vale in una famiglia, in un'impresa e in un ente pubblico.
Ad esempio, se un'impresa si indebita per investire in formazione e innovazione, grazie alla quale aumenterà la produttività, ripaga il debito e cresce; questo è un ottimo debito. Se una famiglia vincola gran parte delle proprie entrate per pagare televisione e smartphone più alla moda, e alla fine non riesce più a sostenere le rate, questo è un pessimo debito.
Lo stesso vale per gli enti pubblici, come sa bene il nostro Paese; le difficoltà di bilancio di oggi nascono in gran parte con l'enorme debito che è servito a pagare migliaia di baby pensioni e pensioni d'oro.
Quindi è molto importante che i debiti che facciamo oggi, e che dovranno essere ripagati dai nostri figli, riescano davvero a finanziare una progettualità capace di contrastare la crisi e rilanciare l'economia, e che non siano sprecati. Purtroppo in questo momento la Provincia di Trento non ha definito una programmazione di rilancio economico, ma soltanto misure tampone di corto respiro in aggiunta a quelle statali, e per questo i magheggi finanziari difficilmente possono trovare oggi una giustificazione.